Formula 1, a Baku vincono gli imprevisti: doppietta Red Bull rovinata dalle gomme
Podio inedito con Perez, Vettel e Gasly che approfittano della voglia di strafare di Hamilton e della sfortuna di Verstappen
di Alex D'Agosta
I punti chiave
4' di lettura
Pensando al finale, si può dire che quella di Baku sia stata una gara un po’ folle. Anche più del solito. Nessuno si è fatto male, per fortuna: ma ci si è andati molto vicino. E non pochi si sono mangiati il cappello, come faceva Rockerduck, il rivale di Paperone nelle celebri strisce a fumetti del Topolino. Insomma, non c’è certo da gioire per aver registrato un doppio guaio alle Pirelli come discriminante fra la noia e l’originalità di questa gara. Un doppio evento che ha condizionato pesantemente la gara con safety car, bandiera rossa e due giovani preziosi per il circus come Stroll e Verstappen.
Hamilton sceglie di strafare
Ma c’è dell’altro: l’ultimo colpo di scena è firmato Lewis Hamilton. Dopo una gara che si potrebbe definire «disperata», alla fine ha scelto di di strafare, e ha perso. Servendo sul piatto d’argento un podio finale quindi a un trio del tutto inedito: Perez, Vettel e Gasly. Peccato per Leclerc, che per un attimo aveva davvero sfiorato il terzo posto, ma il suo vecchio «amico» di gioventù ha dimostrato che oggi il team di Faenza ha lavorato meglio di Maranello. Ciò detto, c’era da aspettarsi una gara sostanzialmente noiosa, ripetitiva, quasi «corsa dei cavalli», come piace dire ai pessimisti. D’altra parte quando c’è poco spazio e niente vie di fuga, con curve strette e boundaries sempre più penalizzanti, il margine per i piloti si riduce ogni anno di più. Nel corso della gara odierna, infatti, di sorpassi eccellenti ce ne sono stati pochi. Fra i più notabili, purtroppo si è registrato già nelle prime fasi un «filotto» di retrocessioni di Leclerc dalla prima posizione a fuori dalla zona podio. Con e senza Drs. Sempre sul rettilineo della partenza.
Gli errori di Mercedes e Ferrari
Sfumati i sogni in rosso odierni, l’attenzione è rimasta viva però sulla gara della Red Bull, con Verstappen capace di conquistare la testa della corsa, grazie a un migliore lavoro del team al primo pit stop. E, finalmente, si è vista sbocciare anche la stagione di Perez, che è salito con le sue forze fino al secondo posto e ha resistito agli attacchi di Hamilton letteralmente fino all’ultimo e, anzi, soprattutto all’ultimo, quando con la ripartenza da fermi Hamilton si è autoescluso da un buon risultato proprio nel tentativo di superare la Red Bull del messicano. Bottas senza punti è ancora utile alla Mercedes? Tanti gli errori, i delusi, gli sconfitti e i demoralizzati. Non si può che partire da una Ferrari opaca, quarta e ottava, mentre partiva prima e quinta: poteva e doveva fare di più. Come spiegato, Hamilton, alla fine quindicesimo e penultimo sotto alla bandiera a scacchi, si è dovuto accontentare di non ambire alla testa della corsa ma, ancora più grave, non ha potuto nuovamente contare sul suo sempre meno utile «scudiero». Lo sfortunato Bottas, anche stavolta, non ne ha combinata una buona e ha corso nella seconda metà della classifica. Era tornato agli onori della cronaca per la sua malasorte non solo in gara, non arrivando in tempo nemmeno per la conferenza stampa del giovedì a causa di un problema all’aereo che doveva trasportarlo in Azerbaijan. Scontato pensare che il team rimetta seriamente in discussione la sua utilità, specie quando ci sono giovani già sotto contratto come Russell che scalpitano.
Il caos gomme
Poca storia: la gara ravvivata solo dai problemi alle gomme, che non dovevano accadere. Come accennato, al giro 31 l’imponderabile: in rettilineo, in piena accelerazione, a velocità altissima e prossima ai 300 chilometri orari, scoppia letteralmente lo pneumatico posteriore sinistro di Lance Stroll. La macchina sbanda, inizia a a zigzagare, ma per fortuna l’angolo di impatto non era così forte e la monoposto ha esaurito la sua inerzia più avanti sull’asfalto. Insomma, grande spavento ma pilota illeso. Situazioni maledette ma non troppo rare, perché conta molto la fortuna e il «traffico» sopraggiungente. Da lì safety car, gruppo leggermente più compatto e gara più o meno definita, sempre con le due Red Bull davanti. Quello che non va bene, quello di cui si discuterà non poco nei prossimi tempi, è che l’attuale leader del mondiale piloti e costruttori, al comando della corsa, incappa probabilmente nello stesso tipo di cedimento. Perché a una manciata di minuti dalla fine, la monoposto che conduceva la gara è andata a sbattere sul rettilineo d’arrivo con una dinamica molto simile e in un posto molto vicino. Stessa dinamica e stessa «fortuna» per l’impatto sul pilota.
La sfortuna di Verstappen
Ma l’impatto sulla dinamica della corsa e sul mondiale sono decisamente più pesanti. Come non accadeva da troppi anni, a questo punto della stagione il leader non era il «solito» Lewis Hamilton, ma il più giovane e «affamato» olandese, Verstappen. Maturato anno per anno, Max quest’anno si trova in mano un’auto discretamente veloce e in grado di competere con la Mercedes, tanto che per tutta una serie di fattori a Monaco aveva dato una graffiata decisiva e stava consolidando un vantaggio che sembrava del tutto meritato. Lui e la Red Bull stavano infatti costruendo davvero un capolavoro. Stavano veramente ipotecando il successo di giornata con una doppietta pesantissima. Ma alla fine c’è stata una sorta di «giustizia divina» che ha azzerato anche il suo score odierno, riportando la situazione nel mondiale piloti allo stesso gap successivo a Monaco.
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