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Forza Italia, sì al bilancio 2022 ma resta il nodo debito da 90 milioni

Ieri l’Ufficio di presidenza per il via libera ai conti che hanno registrato 1 milione di utile. I dubbi sull’impegno finanziario della famiglia Berlusconi. Tensioni sulle nomine

di Barbara Fiammeri

(Afp)

3' di lettura

Giorgia Meloni ha anticipato i tempi. La premier ha voluto raggiungere Milano ieri sera per rendere omaggio alla salma di Silvio Berlusconi. Con lei ma su un’altra auto, Matteo Salvini. Prima ancora a Villa San Martino era giunto anche Antonio Tajani. La scomparsa del Cavaliere impone anche politicamente la massima attenzione. Forza Italia è sotto i riflettori. Nessuno in questo momento è in grado di prevedere cosa succederà. Ma l’implosione del partito, a meno da un anno dalle europee sarebbe un problema anche per il governo e la presidente del Consiglio.

Ieri, all’ora di pranzo, si è svolto l’ufficio di presidenza azzurro. All'ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2022 che va inviato in Parlamento entro domani. Nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina erano presenti solo il tesoriere Alfredo Messina e l’ex deputato Sestino Giacomoni, tutti gli altri, a partire da Tajani, erano collegati da remoto. La riunione è durata meno di un’ora. Giusto il tempo di evidenziare quel milione in più che ha evitato un nuovo rosso ma anche allo stesso tempo la conferma della zavorra di oltre 90 milioni di debito che il partito ha con la famiglia Berlusconi. Denari che mai - questo è dato per scontato - potranno essere restituiti ma che confermano quanto il partito azzurro sia legato alle decisioni dei figli del fondatore, i quali - su invito del padre -hanno in questi anni contribuito a finanziare il movimento. La domanda che si pongono dentro Fi è se ora Marina e i suoi fratelli siano intenzionati a proseguire nel sostegno anche in futuro.

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In questo momento la risposta ancora non c’è. Anche perché conditio sine qua non è che Forza Italia sia in grado di sopravvivere, prima ancora che finanziariamente, politicamente. La decisione ieri di procedere a nomine e commissariamenti alla vigilia del funerale di Berlusconi è stata vista da più di qualcuno in modo molto critico. Soprattutto perché sono scelte ritenute unidirezionali, nel senso che favorirebbero esponenti azzurri vicini alla compagna dell’ex premier, Marta Fascina, e al coordinatore azzurro e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale durante la riunione ha ricordato però che si tratta di indicazioni note e decise già da Berlusconi alle quali proprio per questo si è voluto dare seguito. Tra i nuovi incarichi spicca la nomina di Tullio Ferrante, vicinissimo a Fascina, a responsabile del tesseramento, e quella di Alessandro Battilocchio, deputato da sempre ritenuto un fedelissimo di Tajani, a responsabile elettorale.

Ma anche il commissariamento di Pavia, la città del ronzulliano Alessandro Cattaneo che già era stato sostituito alla guida dei deputati azzurri e che proprio sul commissariamento di Pavia si era già espresso criticamente nei giorni scorsi. Cattaneo ieri, presente alla riunione, è rimasto in silenzio come tutti gli altri pa rtecipanti. Ma non sono silenzi rassicuranti. Ronzulli - ieri ad Arcore per l’ultimo saluto - evita le polemiche. «La cosa che deve fare la comunità di Forza Italia è sicuramente continuare il percorso che lui ha tracciato» e questo si traduce anche «nel sostegno al governo che è sempre stato fuori discussione», assicura la capogruppo al Senato, osservando che «se dovessimo dividerci faremmo un torto a lui». Ed è questo il mood che vogliono trasmettere i forzisti.

Il timore dell’implosione è avvertito come un pericolo per tutti. «Forza Italia è essenziale nel quadro europeo e in quello italiano. I nostri alleati, in questo momento, hanno numeri importanti, ma c’è bisogno di Forza Italia per quello che rappresenta», ribadisce il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, facendo esplicito riferimento all’appartenenza del partito di Berlusconi, unico tra le forze politiche italiane, al Ppe. Un aspetto che certamente Giorgia Meloni tiene in alta considerazione.

La premier ha bisogno di mantenere unita la maggioranza almeno fino europee del giugno 2024. E dunque tenere in vita e in salute Forza Italia evitando che, soprattutto al Senato, qualcuno nel frattempo decida di schierarsi con Renzi, è una priorità. Così come quello di rafforzare il canale con il Ppe di cui Fi e in particolare Tajani può rappresentare l’ambasciatore. L’idea del partito unico, della fusione tra Fdi e Fi, al momento è ritenuta «prematura». A meno che tra gli azzurri non cominci la resa dei conti. A quel punto la premier dovrà decidere rapidamente il «che fare?».

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