Foxconn sbarca in Wisconsin: lo stato darà tre miliardi di dollori di aiuti
di Marco Valsania
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Un investimento “incredibile”. Per un presidente americano mai a corto di superlativi, la decisione di Foxconn di sbarcare in Wisconsin questa volta è davvero arrivata come la benvenuta: a corto di successi di politica economica e sociale - le sue promesse di riforme di tasse, infrastrutture e sanità ad oggi restano chimere - Donald Trump ha rivendicato la scelta del colosso elettronico asiatico e globale, nonché gran fornitore di Apple, di costruire un impianto da dieci miliardi di dollari nel sudest dello stato. Uno stabilimento che sfornerà display per computer e Tv e che inizialmente darà lavoro a tremila persone ma che potrebbe arrivare a impiegare fino a 13.000 persone.
E che rafforza, anche simbolicamente, il settore manifatturiero, la sua promessa di rilanciare il “Made in America” per fare di nuovo “grande” il Paese, e la fama di “dealmaker” dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Foxconn, colosso da cento miliardi di fatturato e un milione di dipendenti, in realtà aveva già preannunciato l'intenzione di costruire un nuovo, vasto stabilimento negli Stati Uniti ma la gara era aperta sulla località e numerosi stati si sono dati battaglia a colpi di incentivi.
Alla fine l’ha spuntata il Wisconsin del governatore repubblicano Scott Wilson - che fu brevemente rivale di Donald Trump per la corsa alla nomination ed è noto sopratutto per le sue politiche volte a contenere i sindacati. Ha vinto offrendo all'azienda ben tre miliardi di dollari di aiuti. I tremila assunti iniziali, in cambio, raddoppieranno l'attuale forza lavoro di Foxconn negli interi Stati Uniti. Ma l'ambizione dell'azienda appare ancora superiore: ha fatto sapere che questo potrebbe essere il primo di una serie di nuovi investimenti nel Paese, con la tecnologia Lcd per i display prevista per il Wisconsin che potrebbero trovare applicazione anche in business e prodotti del futuro quali le auto self-driving.
La scelta del luogo, ancora senza dettagli sull'esatta sede del progetto tra Chicago e Milwaukee, è stata resa nota dallo stesso amministratore delegato e presidente del gruppo Terry Gou volato ieri sera a Washington. Trump ha da parte sua dichiarato di essere stato direttamente lui a suggerire il Wisconsin durante incontri con Gou e non è stato parco di entusiasmi per quello che ha dipinto come un successo tanto personale quanto economico: «Nel fare un simile, straordinario investimento, il presidente Gou ha espresso fiducia nel futuro dell'economia americana», ha detto. E ha continuato: «In altre parole, se io non fossi stato eletto, sicuramente non avrebbe speso dieci miliardi».
Il dibattito è però aperto su ragioni e prospettive dell’operazione. Grandi aziende scommettono sempre più sulla presenza diretta nel grande mercato americano per meglio servire i clienti. E per le stesse aziende statunitensi la differenza di costi con attività in paesi tradizionalmente vantaggiosi è diminuita, generando pressioni al cosiddetto reshoring. Alcuni esperti americani hanno contemporaneamente messo in dubbio le motivazioni strettamente di business di quest'ultimo investimento di Foxconn, che in recenti simili operazioni in Pennsylvania ha incontrato difficolta' e scontato rinvii, e sottolineato piuttosto quelle politiche, l'obiettivo di entrare nelle grazie di una nuova amministrazione statunitense che flirta con il protezionismo e le ritorsioni. Una scommessa, insomma, che secondo i critici potrebbe avere a che fare con Trump non per i motivi da lui addotti.
Per la Casa Bianca un obiettivo politico è chiaro nel rivendicare i meriti dell'operazione: l'anno scorso ha vinto il Wisconsin con un vantaggio risicato di 25.000 voti. Lo stato ha una bassa disoccupazione, il 3,1%, ma la solida occupazione manifatturiera si è ridotta di un quarto dal 2000. La capacità di mantenere promesse di riscatto nel cuore della cosiddetta “rust belt”, la cintura industriale americana, e' cosi' considerata essenziale per mantenere oggi consensi e domani guardare alle prossime elezioni.
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