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Fra novità e addii, la stagione della Rai meloniana (in cerca di risorse)

«Non siamo TeleMeloni», dice l’ad Roberto Sergio durante la presentazione dei palinsesti per la prossima stagione. Addii eccellenti e novità, ma anche vecchi nodi da sciogliere: il canone che rischia di uscire dalla bolletta e l’ingerenza della politica. «Ma io non mi lascio condizionare»

di Andrea Biondi

4' di lettura

«Avete tirato questa sòla a Mediaset con la Berlinguer». Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dà immediatamente il suo personalissimo imprinting alla mattinata di presentazione dei palinsesti della Rai a Napoli. E il passaggio di Bianca Berlinguer a Mediaset diventa motivo di lanci d’agenzia prima ancora che entri nel vivo la presentazione per la prossima stagione dei programmi della Tv pubblica.

Da TeleKabul a TeleMeloni

Che, inutile girarci attorno, sarà caratterizzata dall’addio a Viale Mazzini di volti storici. Fabio Fazio, Lucia Annunziata e, da ultimo, Bianca Berlinguer hanno lasciato quella che era stata la loro casa per tanti anni lasciando nell’opinione pubblica l’impressione di un cambio repentino di rapporti di forza, innanzitutto politici. Da TeleKabul a TeleMeloni. l’ad Rai Roberto Sergio non ci sta: «Non mi riconosco in quei titoli, siamo abituati a leggere valutazioni diverse da parte dei colleghi della stampa, ma come penso che TeleKabul non fosse giusto prima, così non penso che nella Rai di oggi ci sia una caratterizzazione di destra o di centrodestra. Con il direttore generale, la presidente e tutti i colleghi che hanno una visione pluralista, credo che tutti assieme siamo in grado di rispondere che questi titoli non ci riguardano».

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Rischio Fiorello

C’è il rischio che non si finisca qui? Su tutti c’è il nodo Fiorello. Ma l’ad Rai su questo punta dritto su un problema contingente: «Ancora non c'è in palinsesto anche se noi e Fiorello abbiamo voglia di proseguire ma siccome Via Asiago pur essendo una sede storica non è solo della Rai, ci sono i condomini con i quali cercheremo di parlare perché Fiorello è un uomo Rai e io lo voglio fortemente».

Uscite e nuovi arrivi

Addii eccellenti, ma anche conferme e nuovi arrivi. Nei palinsesti tutti confermati i campioni di ascolti in prima serata, da Amadeus a Carlo Conti, da Alberto Angela a Milly Carlucci, ma anche grandi spazi a chi è reduce da un’ottima stagione e si prepara a confermare il successo come le ’Belve’ di Francesca Fagnani e ’Boomerissima’ di Alessia Marcuzzi. A cambiare è soprattutto l’approfondimento, con i talk affidati a Francesco Giorgino, Filippo Facci, Nunzia De Girolamo. Ma torna anche Luca Barbareschi su Rai3, Caterina Balivo conquista il pomeriggio di Rai1, Pino Insegno approda a Viale Mazzini e raddoppia, nell’access prime time di Rai2 e poi nel preserale di Rai1.

L’ad Sergio: «Canone in bolletta anche nel 2024»

La nuova Rai – che la si voglia considerare “sovranista” o, come sostiene l’ad Roberto Sergio, unitamente al dg Giampaolo Rossi, «più pluralista della Rai del passato» – si trova a fare i conti con i soliti, vecchi problemi. Le risorse innanzitutto. Che fare se il canone dovesse uscire dalla bolletta come il ministero dell’Economia ha fatto capire di volere? «Non abbiamo la certezza che il canone Rai esca dalla bolletta per il 2024. L’importante è che il governo garantisca che questi importi vadano all’azienda», ribadisce Sergio. Tema caldissimo. Tanto che il dg sale apposta sul palco per motivare la questione: «Il canone non è solo una questione nazionale ma europea. Il tema sulle risorse al servizio pubblico televisivo e multimediale si pone come tema a livello europeo. Attualmente sui primi cinque servizi pubblici europei Gran Bretagna, Germania, Italia, Francia e Spagna due non hanno il canone. La Spagna non ce l’ha dal 2010 e finanzia il servizio pubblico attraverso un meccanismo molto complesso che prevede tra le altre cose che i broadcaster privati una parte del loro ricavo lo riversino sul servizio pubblico. Quindi cosa succede? Che è il privato che finanzia il pubblico, mentre da noi è il servizio pubblico che aiuta il privato attraverso il fondo dell’editoria, crediti d’imposta e altro».

L’assenza, convinta, ai tavoli della Serie A

Risorse vogliono dire anche investimenti. È per questo che la Rai non ha partecipato alla giostra dei diritti tv per la serie A dei prossimi 3-5 anni? «Abbiamo deciso di non partecipare all’asta per i diritti sportivi per la partita in chiaro della Serie A perché i costi sono esageratamente alti, insostenibili dal punto di vista dei conti di servizio pubblico ma anche dal punto di vista pubblicitario. È chiaro che se prosegue questa tendenza a fare richieste di minima base d’asta a quei livelli, noi non crediamo che abbia convenienza e senso partecipare». Non un buon viatico per la chiusura del cerchio sulla Coppa Italia che la Lega Serie A spera di poter raggiungere nel corso dell’assemblea del prossimo 14 luglio 2023. «Ne riparleremo al Cda dell’11» chiosa Sergio.

La Rai e la politica

Sullo sfondo resta la questione, mai risolta, del rapporto fin troppo stretto fra la Rai e la politica. Difficile affermare il contrario. Del resto le Camere nominano 4 componenti del Cda e la Rai è al centro dell’attività della Commissione parlamentare di Vigilanza. Anche Sergio potrà finire con il dire, come i suoi smentiti predecessori, che la politica rimane fuori dalla porta? «Non ho mai detto – replica – che la politica non entra nella mia stanza. Se devo incontrare la politica, la incontro, ma non mi faccio condizionare». E a chi gli ricorda che il suo mandato fra un anno scadrà e che potrebbe lasciare il ruolo di ad a Rossi, replica serafico: «Il fatto di essere qui mi inorgoglisce, ma sono sereno. Quando scadrà il mio mandato, ci saranno un governo, un Parlamento, dei dipendenti che decideranno. Non sono qui a scaldare la sedia, ma neanche sono attaccato alla poltrona, anche perché a via Asiago - conclude Sergio, che ha tenuto per sé la direzione Radiofonia - ne ho una più bella e divertente».

Pubblicità in crescita

«Il primo semestre sta andando meglio delle previsioni», spiega Gian Paolo Tagliavia, ad Rai Pubblicità. «Nel periodo gennaio-maggio Nielsen ci dà +3,8 per cento».

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