ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùRapporti «tormentati»

Francia e Italia divise sui migranti ma alleate sulle regole di bilancio europee

Parigi ha annunciato 150 agenti in più al confine con l’Italia; ma i due Paesi stanno dalla stessa parte contro i rigoristi (Germania in testa)

di Andrea Carli

Gentiloni presenta la riforma del Patto di Stabilità Ue

4' di lettura

Quelli tra Italia e Francia sono rapporti “tormentati”, relazioni bilaterali caratterizzate da alti e bassi, momenti di avvicinamento - il Trattato del Quirinale, entrato in vigore a febbraio, è l’esempio più rilevante -, e fasi in cui i due Paesi si muovono in direzioni diverse, contrastanti. Se infatti, sul piano delle politiche di contenimento della pressione migratoria, nelle ultime ore Parigi ha deciso di “blindare” la frontiera con l’Italia, dall’altra, dopo la proposta della Commissione europea e in vista dell’Eurogruppo e del consiglio Ecofin informale di Stoccolma che si svolgeranno nel fine settimana, cerca la collaborazione con Roma (e viceversa) nella partita che condurrà dal prossimo anno a nuove regole di bilancio europee. Una partita che sia l’Italia sia la Francia giocano contro i paesi rigoristi, Germania in testa.

Migranti, schierati 150 agenti in più al confine con l’Italia

La premier francese Elisabeth Borne, fedelissima del presidente Macron, ha annunciato la mobilitazione «dalla settimana prossima» di «150 poliziotti e gendarmi supplementari nelle Alpes-Maritimes», nel sud-est del Paese, per «fronteggiare l’accresciuta pressione migratoria al confine italiano». Sotto la lente di Parigi i flussi cosiddetti “secondari”, ovvero i migranti, inclusi rifugiati e richiedenti asilo, che per diversi motivi si spostano dal Paese in cui sono arrivati per la prima volta per cercare protezione o reinsediamento permanente altrove. Data la sua collocazione geografica, l’Italia è uno dei principali paesi di primo approdo. In base al regolamento di Dublino, la richiesta di asilo per un migrante che proviene da un Paese terzo deve essere fatta nel primo Paese dell'Unione europea in cui arriva.

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Da parte sua, l’Italia ha chiesto a Bruxelles di istituire un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio che tenga conto delle reali esigenze degli Stati membri. ll «Meccanismo volontario di solidarietà», attivato dopo la dichiarazione di Lussemburgo del 10 giugno 2022 adottata dal Consiglio Affari interni, prevedeva la redistribuzione annua di 10mila migranti. Ma gli impegni per partecipare alla relocation sono stati presi da 13 Paesi, per un totale di 8.289 quote e da allora al 23 aprile i trasferimenti effettivi dall'Italia registrati dal Viminale sono stati appena 582: 525 verso la Germania (a fronte di un impegno di 3.500), 38 verso la Francia (su 3mila), 4 in Portogallo (su 350), 10 in Croazia (su 60) e 5 in Lussemburgo (su 50).

Bilancio Ue, dialogo necessario tra Roma e Parigi

E se sul dossier migranti Roma e Parigi promuovono strategie opposte, su quello delle nuove regole di bilancio, che si applicheranno dal prossimo anno, sono costretti a dialogare. L'Italia, che - con riferimento al 2022 - ha sulle spalle un debito pari al 145% del prodotto interno lordo, ha chiesto di escludere le spese d'investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. La richiesta non è stata accolta nella proposta della Commissione. sul nuovo patto di stabilità. Secondo la proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea, l’intervento che l’Italia dovrebbe attuare per imboccare la strada del risanamento dei conti pubblici avrebbe la portata di una manovra correttiva da 14-15 miliardi l’anno, pari allo 0,85% del Pil. I conti, a quanto si è appreso, sono stati fatti a Bruxelles in base ai parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata mercoledì 26 aprile e sono già stati comunicati ai singoli Paesi.

Per i paesi con un debito elevato (Italia e Francia sono tra questi; Parigi ha un debito al 113% del prodotto interno lordo), i piani nazionali, della durata di quattro anni estendibile a sette anni, devono garantire un calo dello stesso debito pubblico per almeno dieci anni, senza che siano necessarie ulteriori misure di risanamento. Una procedura per debito eccessivo scatterà nel caso in cui il paese non rispetta la prevista traiettoria della spesa pubblica netta. Circostanze attenuanti potranno essere prese in conto, ma quanto più il debito è elevato, tanto meno vi sarà margine di manovra.

Dall’altra parte c’è la Germania e i paesi rigoristi (Paesi Bassi, Finlandia, Austria, Finlandia). Berlino aveva chiesto che la proposta della Commissione europea prevedesse per i paesi ad alto debito l’obbligo di ridurlo dell'1% all'anno. La richiesta tedesca, come ha sottolineato il ministro delle finanze Christian Lindner, nella proposta comunitaria non c'è.

Le prossime tappe

Venerdì 28 e sabato 29 aprile si riuniranno a Stoccolma i ministri finanziari per la riunione informale di primavera e la riforma delle regole di bilancio sarà uno dei “piatti” forti. La presidenza di turno della Ue (svedese) ha tuttavia voluto sminuire l'importanza della discussione su questo punto. In realtà il negoziato richiederà tempo, neppure il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che per i temi che arrivano al tavolo dei responsabili di governo ha l'onere di cercare le mediazioni necessarie, prevede che al vertice di giugno la questione sia giunta a un grado accettabile di maturazione perché se ne occupino i leader. Il negoziato potrebbe entrare nel vivo in autunno, dopo che l'Eurogruppo più i ministri finanziari dell'area non euro avranno approfondito la proposta e messo a punto le loro posizioni. Un gioco “di squadra” tra Italia e Francia potrebbe fare la differenza.

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