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Francia, Elisabeth Borne nominata nuova premier

Macron assegna la carica all’attuale ministro del Lavoro. È la seconda donna nella storia del Paese, dopo l’esperienza di Edith Cresson oltre 30 anni fa

Macron: "Molti mi hanno votato per fermare l'estrema destra"

3' di lettura

Il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato come premier Elisabeth Borne, l’attuale ministro del Lavoro. Borne, 61 anni, succederà nell’incarico a Jean Castex, dopo aver già ricoperto il ruolo di ministra dei Trasporti nel 2017 e ministra della Transizione ecologica fra 2019 e 2020.

È la seconda donna nella storia nazionale a salire alla carica, a oltre 30 anni da quando il presidente francese Francois Mitterand optò per il nome di Edith Cresson nel 1991. La stessa Cresson, oggi 88enne, aveva dichiarato in un’intervista che una futura premier avrebbe avuto bisogno di «parecchio coraggio», visto il clima di sessismo che penalizza le donne in politica. I dettagli della squadra di governo sono attesi a giorni.

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Macron cerca di riconquistare consensi

Nelle veste di primo ministro, Borne dovrà gestire dossier scottanti come la riforma del sistema pensionistico, l’inflazione e il potere d’acquisto, oltre a organizzare la «pianificazione ecologica» dell’economia francese. Parigi ha fallito i finora i suoi obiettivi di taglio delle emissioni e Macron, fresco di rinconferma all’Eliseo, ha pensato a una figura di peso per traghettare la transizione dell’economia verso la neutralità climatica. «Bisogna agire più velocemente e con più forza» per affrontare la sfida climatica ed ecologica» ha dichiarato Borne a ridosso della sua nomina, rivendicando le priorità della sua agenda.

La nomina di Borne, comunque, non è incisiva “solo” sulle politiche ambientali del governo. Macron scommette sulla sua figura per recuperare consensi anche al di fuori del bacino centrista de La République en marche, il partito liberal fondato dallo stesso presidente francese. Borne viene da una lunga militanza nel Partito socialista ed è considerata di inclinazioni progressiste, anche se non le mancano le inimicizie a sinistra (vedi sotto).

Il voto per l’Eliseo di aprile ha confermato Macron, evidenziandone tutte le fragilità rispetto all’exploti di un quinquennio fa. L’obiettivo è aggiudicarsi una maggioranza solida nel voto per l’Assemblea nazionale del 12 e 19 giugno. Non sarà facile pareggiare i 348 seggi del 2017, anche se i sondaggi pregressi alla nomina di Borne oscillavano fra i 328 e i 368 seggi.

I trascorsi nell’amministrazione e le ostilità a sinistra

Studi all’École Polytechnique, ingegnera laureata all’École Nationale des Ponts et Chaussées, Borne è stata fra l’altro direttrice strategica delle ferrovie Sncf, prefetta della regione Poitou-Charentes, presidente dei trasporti pubblici parigini Ratp, direttrice generale dell’urbanistica al municipio della capitale. Al governo ha condotto varie riforme, inclusa quella - controversa - del Sncf nel 2018: il testo che aprì alla concorrenza nel trasporto passeggeri.

Da qui le critiche di parte della sinistra francese, tutt’altro che convinta dalla natura «progressista» della futura premier. Jean Luc Melenchon, leader della France Insoumise e outsider del voto alle presidenziale, ha già dichiarato che Borne aprirà la stagione «dei maltrattamenti sociali». Non è più tenero il segretario del partito socialista (Ps), Olivier Faure: «Punto positivo, una donna primo ministro - ha scritto Faure su Twitter - Per il resto... Nomina del ministro dei Trasporti che ha smantellato il servizio pubblico ferroviario, dell’Ecologia condannata per la sua inazione sul clima, del lavoro che ha spoliato i disoccupati».

Non va meglio sul versante opposto, quello della destra radicale divisa fra Marine Le Pen e il nazionalista Eric Zemmour. Le Pen ha dichiarato che la nomina di Borne «dimostra la sua (di Macron, ndr) incapacità di riunire e la volontà di proseguire nella sua politica di disprezzo, di decostruzione dello Stato, di saccheggio sociale, racket fiscale e lassismo». Zemmour vede la scelta come una nuova prova della «sottomissione alla sinistra» del Paese, candidandosi a una risposta di destra. Estrema.

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