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Franco: «Crescita sopra il 4%, da evitare blocchi per le bollette»

Il ministro dell’Economia, parlando all’evento del Sole 24 Ore, si è mostrato soddisfatto sulla crescita. E ipotizza nuovi interventi sul caro energia

di Gianni Trovati

Pnrr, Franco: "Raggiunti 35 obiettivi su 51 del 2021"

3' di lettura

Per l’economia italiana di quest’anno «le previsioni di consenso indicano una crescita superiore al 4%», con un ritmo che però dovrà superare le prove portate «dal protrarsi della pandemia, dalle tensioni internazionali e soprattutto dall’aumento del costo dell’energia». Per frenare la corsa delle bollette gli interventi messi in campo per i primi tre mesi dell’anno «ammontano a circa cinque miliardi e mezzo», ma «altri interventi potranno essere adottati» perché «bisogna assolutamente evitare che il costo dell’energia blocchi la ripresa produttiva».

Nel suo intervento introduttivo all’edizione numero 31 di Telefisco (sui contenuti dell’evento annuale dell’Esperto risponde-Il Sole 24 Ore si vedano gli approfondimenti alle pagine da 37 a 47) il ministro dell’Economia Daniele Franco mescola soddisfazione e prudenza. Perché i dati continuano a indicare una ripresa sostenuta dell’economia, e il consuntivo del 2021 potrebbe aggiornare ulteriormente al rialzo i calcoli governativi con una crescita annua che «dovrebbe avvicinarsi al 6,5%», grazie a un nuovo ritocco delle stime governative che a fine novembre puntavano al 6,3% indicato dallo stesso Franco nell’audizione parlamentare sulla legge di bilancio.

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Ritorno ai livelli pre-Covid nel primo trimestre 2022

In queste condizioni, il ritorno ai livelli di produzione pre-Covid arriverebbe già nei primi tre mesi di quest’anno, in linea con le ambizioni più ottimiste elaborate via via dal governo Draghi. E i nuovi capitoli della ripresa potranno poggiare sulle misure pro-investimenti che però «andranno consolidate e potenziate».

Anche perché i contatori dei modelli previsionali continuano nel frattempo ad allontanarsi da quel +4,7% fissato come obiettivo di quest’anno dal programma di finanza pubblica del governo: mentre le incognite sono inevitabilmente moltiplicate dalle ricadute su composizione e azione del governo prodotte dalle decisioni sul Quirinale che seguiranno lo stallo dei giorni scorsi.

Nella mattina del 27 gennaio, qualche ora dopo l’intervento di Franco è stata diffusa la nuova nota congiunturale di Ref Ricerche, uno dei tre istituti del panel impiegato dall’Ufficio parlamentare di bilancio per le previsioni macroeconomiche. Per quest’anno gli analisti di Ref stimano una crescita del 3,7%, esattamente un punto meno rispetto all’obiettivo scritto a inizio ottobre nella Nadef. E un decimale sotto al 3,8% ipotizzato la scorsa settimana da Bankitalia e tre giorni fa dal Fondo monetario internazionale.

Il governo mira a una crescita reale del 4,7%

Il ballo delle percentuali pesa ovviamente sulle prospettive dell’economia reale fatta di fatturati e occupazione, ma anche su quelle dei conti pubblici chiamati ad assicurare un’ulteriore riduzione di deficit e debito. Sul punto lo stesso programma di governo che punta a una crescita reale del 4,7% mette in calendario un taglio del debito di 4,1 punti sul Pil, per approdare a quota 149,4%, e una riduzione del 3,8% nel peso dell’indebitamento netto, che si attesterebbe al 5,6%.

In quest’ottica il rimbalzo 2021 più vivace anche delle migliori previsioni darebbe una grossa mano. Con una crescita vicina al 6,5% il disavanzo del 2021 potrebbe essere limitato nei dintorni dell’8%, contro il -9,4% calcolato dalla Nadef, e il debito indicato dal governo al 153,5% del Pil potrebbe attestarsi vicino al 152% (Ref lo calcola al 152,3%), anche grazie agli interventi sulle disponibilità liquide del Tesoro che a fine 2021 si sono fermate a 46,5 miliardi contro i 139 miliardi accumulati ad agosto.

I saldi del 2021 colorati di un rosso meno intenso rispetto alle previsioni offriranno un’eredità positiva ai conti di quest’anno. Che sono però ancora tutti da scrivere, e probabilmente da ripensare anche per gli interventi aggiuntivi destinati a combattere il caro energia. Perché la pausa quirinalizia ha solo sospeso le richieste pressanti dell’attuale maggioranza per un nuovo scostamento di bilancio: sarà l’assetto politico uscito dal voto per il Colle a doverci fare i conti.

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