Frasassi, grotte da Oscar
Tra scenografie luminose e musica, navate naturali e fiumi sotterranei, profondi e cangianti laghi si trova nelle Marche uno degli ecosistemi più suggestivi al mondo
di Riccardo Piaggio
2' di lettura
L'opera mancata di Gaudì si trova sottoterra, nella pancia dell'Appennino basso pesarese e anconetano. Trenta chilometri di intrecci, a pochi minuti dall'antica Capitale della carta, Fabriano. Eppure Il mainstream, nonostante 125.000 visitatori solo tra luglio e agosto 2021, non si è ancora accorto delle mirabolanti Grotte di Frasassi, un immenso (e ancora in parte inesplorato) ecosistema, tra i più suggestivi al mondo, di navate naturali, profondi e cangianti laghi, fiumi sotterranei che disegno arabeschi.
Arrivando, come si usa dire, nell'ampio parcheggio antistante e in cerca della biglietteria, l'occhio del turista viene rapito da uno spettacolo circense, meravigliosamente italiano, splendidamente anni ‘50: al posto delle algide e geometriche strutture non-luogo in acciaio e vetro vestite da infografiche di design che costituiscono il landscape di quasi ogni ingresso ai siti culturali e archeologici al passo con i tempi dell'Orbe, il visitatore trova uno sterrato circondato da colorati baracchini che propongono ogni amenità, dai denti di squalo - di Frasassi? - alle celebri, da queste parti, “palle del nonno”, insaccati cadenti di carni suine finemente macinate, piccolo capolavoro della norcineria anconetana.
Migliaia di stalattiti e stalagmiti
Lo aspettano, subito dopo, migliaia di stalattiti e stalagmiti che, ciascuna seguendo la propria vocazione, cercano un abbraccio reciproco in una danza solo apparentemente immobile, che va avanti da oltre un milione di anni.
50 anni di Grotte
Al visitatore di questo santuario generato dalla natura si manifesta subito la visione dell'Abisso Ancona, una cavità alta 200 metri, da cui si aprono allo sguardo formazioni che destano meraviglia: laghetti cristallizzati, stalagmiti fino a cinque metri di diametro e opere d'arte naturali psichedeliche (fin dal nome) della natura, dal “castello della fatina” alla “fetta di pancetta”. Se quelle di Sono Dong (Vietnam) sono le più vaste al mondo e quella Azzurra di Capri la più iconica, le Grotte di Frasassi potrebbero vantare almeno un altro titolo, quello di sito naturalistico sotterraneo più scenografico, per varietà e complessità, del pianeta. Per festeggiare i cinquant'anni di vita delle Grotte (anche se la scoperta dell'ingresso della Grotta del Fiume risale al 1948), lo scorso settembre il Trio Il Volo è stato invitato a cantare (Morricone, in particolare) nella Sala Abisso Ancona e il direttore della fotografia e scenografo tre volte Premio Oscar Vittorio Storaro a realizzare un documentario (proiettato a Venezia in anteprima e visibile presso il Museo Arte Storia Territorio del Castello di Genga).
Ma, al di là dell'effimero, le Grotte si stanno preparando a diventare un sito esperienziale e addirittura un centro culturale permanente, a cominciare dal nuovo mapping e design di luci dell'intero sito ipogeo che lo stesso Storaro sta progettando, prendendo il testimone dell'illuminazione storica curata dall'allora scenografo di Canzonissima e Domenica In (ma anche del Festival di Sanremo dell'88) Carlo Cesarini da Senigallia. La prossima sfida delle grotte? Rendere immateriale, con la luce e con i suoni (nel 2000 Andrea Bocelli vi ha tenuto un suggestivo Concerto di Natale, con una diretta da oltre un milione di spettatori virtuali), la roccia, materia per eccellenza.
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