Fratzscher (Diw): «La Germania non è il malato d’Europa ma ha commesso molti errori»
In questa intervista, l’autorevole economista tedesco Marcel Fratzscher prescrive un forte aumento degli investimenti pubblici per far uscire la Germania dalla stagnazione.
di Isabella Bufacchi
5' di lettura
La Germania è di nuovo il malato d’Europa?
La Germania non è il malato d’Europa. La Germania si trova in una situazione difficile e potrebbe diventare il malato d’Europa in futuro se prendesse le decisioni sbagliate. L’economia tedesca ha avuto un decennio di grande successo, dal 2010 al 2020: forte crescita, aumento dell’occupazione, le aziende esportatrici hanno incrementato la loro quota di mercato nel mondo. Ma ora l’industria tedesca è in ritardo nella trasformazione. In questo la Germania ha commesso tre errori: ritardi nella protezione del clima e nelle tecnologie verdi, ritardi nella digitalizzazione e troppi rischi nell'affidarsi troppo alla Cina per le catene di approvvigionamento e alla Russia per l’energia... Ora spetta all’industria tedesca riparare questi errori. Sono certo che l’industria tedesca abbia tutti i requisiti per farlo con successo.
La Germania deve cambiare il suo famoso modello economico, perché oramai obsoleto, superato dai tempi?
No, il modello economico della Germania è molto buono. Il problema non è l’elevata quota di esportazioni. Circa la metà di tutta la produzione tedesca viene esportata. Le imprese tedesche e la nostra società beneficiano della crescita della Cina, dell’India che sta crescendo rapidamente, di altri Paesi asiatici come l’Indonesia e di altre parti del mondo. Il modello economico tedesco è di grande successo ed è quello giusto. Ma l’industria tedesca è stata troppo lenta nell'adeguarsi e adattarsi ai cambiamenti e ora le aziende tedesche devono riconquistare la loro leadership tecnologica nel mondo.
L’industria automobilistica tedesca, in particolare, è rimasta indietro nella mobilità elettrica ed è in ritardo nelle auto elettriche: i problemi dell’industria automobilistica tedesca gravano negativamente sul Pil tedesco?
Sì, attualmente l’industria automobilistica sta contribuendo in modo negativo alla crescita perché si sta contraendo, come i servizi si sono contratti circa un anno fa, durante la pandemia. Nel breve termine, l’industria automobilistica non contribuisce al nostro Pil. Sul lungo termine, non sappiamo. L’industria auto tedesca ha avuto molto successo negli ultimi 15 anni, aumentando la sua quota di mercato a livello mondiale. Ma è arrivata tardi alla trasformazione in e-mobilità e auto elettriche. Ha commesso l’errore di affidarsi troppo a lungo ai motori a combustione. E ha scommesso troppo sulla Cina: il 40% dei profitti di Volkswagen è in Cina, il 30% di Mercedes e Bmw. Sono tutti errori che l’industria deve correggere. Ma non sono pessimista sul futuro dell’industria automobilistica tedesca: ce la faranno, anche se saranno necessari grandi investimenti e grandi cambiamenti.
La crisi energetica ha peggiorato la situazione per le aziende tedesche, che già si lamentavano per le tasse sulle società, perché “troppo alte”. Le imprese chiedono sempre di più allo Stato.
La narrativa che le aziende e le lobby tedesche stanno proponendo per ottenere più soldi dal governo, con sgravi fiscali e sussidi con tetti ai prezzi dell’energia, è sbagliata. Negli ultimi 3,5 anni, prima per la pandemia poi per la crisi energetica, nessun altro governo al mondo ha elargito denaro all’industria come ha fatto il governo tedesco, ingenti somme di denaro sono andate alle imprese. I nostri vicini europei si sono lamentati, considerandola concorrenza sleale. Non vedo alcun motivo per cui le aziende tedesche debbano lamentarsi, al contrario. Inoltre, i costi energetici e le imposte sulle società non sono mai stati bassi in Germania, non sono mai stati un vantaggio competitivo, soprattutto rispetto a Stati Uniti e Cina. Lo Stato deve fare altro, deve migliorare l’ambiente per le imprese in altro modo: deregolamentazione e maggiori investimenti in infrastrutture digitali, istruzione e innovazione.
Per evitare di diventare il malato d’Europa, la Germania quindi deve fare enormi investimenti pubblici…
Investimenti pubblici nel futuro sono per me l'equivalente di una politica fiscale intelligente, solida e responsabile. Investimenti sufficienti in infrastrutture, innovazione, istruzione e nuove tecnologie sono per me l’equivalente di disciplina fiscale. Ed è qui che i governi non hanno fatto abbastanza negli ultimi 20 anni. Gli investimenti pubblici netti in Germania sono stati negativi in ciascuno degli ultimi 20 anni, il deprezzamento dello stock di capitale è stato maggiore ogni anno negli ultimi due decenni. Questo è stato un problema per le aziende private, che non hanno infrastrutture e lavoratori qualificati dato che il sistema educativo è in declino: i bassi investimenti pubblici hanno aumentato i problemi di competitività dell’economia tedesca. I governi che non investono nel futuro sono quelli che aumenteranno i deficit negli anni a venire, sacrificando posti di lavoro e riducendo il benessere.
Lo Stato, federale e locale, come potrà investire di più e allo stesso tempo rispettare il freno sul debito (bilancio in pareggio con un tetto al deficit dello 0,35%) ripristinato da quest’anno dalla coalizione di governo “semaforo”, e fortemente voluto dal ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner?
Sì, è vero, lo Stato non può investire molto con il freno tedesco sul debito. È impossibile fare gli investimenti necessari con lo Schuldenbremse. Tagliare gli investimenti pubblici è fiscalmente irresponsabile. Aumentare la spesa pubblica attraverso investimenti pubblici dove necessario non è fiscalmente irresponsabile, è per me una politica pubblica sana e responsabile. Il freno al debito è un vincolo dannoso, è controproducente e causa molti danni all’economia tedesca.
La Bce ha aumentato fortemente e rapidamente i tassi di interesse per riportare l’inflazione al 2% nel medio termine: questo inasprimento della politica monetaria sta mettendo a rischio gli investimenti privati in Germania?
I tassi di interesse reali non sono alti, ma certamente nel breve termine, a causa della politica monetaria restrittiva della Bce, l’economia tedesca si trova in una situazione difficile, quest’anno andrà in stagnazione, dopo una lieve recessione lo scorso inverno. Gli alti tassi di interesse sono un vero problema per gli investimenti privati, poiché le aziende devono finanziare la doppia trasformazione digitale e verde e un alto costo del denaro lo rende molto più difficile. Temo che questo forte aumento dei tassi di interesse sia stato eccessivo, non solo nel rallentare l’economia dell’area dell’euro nel breve termine, ma anche frenando gli investimenti privati a lungo termine nella doppia trasformazione. Mi preoccupa molto che la Bce abbia esagerato con l’inasprimento e che l’anno prossimo sarà costretta a ridurre i tassi di interesse, ma dopo che il danno sarà stato fatto. Sono scettico nel ritenere che la strada perseguita dalla Bce sia quella giusta.
Eppure i tedeschi sono notoriamente spaventati dall’alta inflazione, tanto da tollerare questo rialzo dei tassi?
I tedeschi sono storicamente preoccupati per l’inflazione. Un motivo che spiega perché l’inflazione è un problema per la società tedesca è la struttura del risparmio privato: abbiamo la più alta disuguaglianza di risparmio nell’area dell’euro. Cioè, circa il 40% della popolazione tedesca non ha risparmi netti, il che significa che gran parte della popolazione non ha alcuna protezione contro l’inflazione; la crescita dei salari reali è stata negativa e questo ha rappresentato un forte shock per il tenore di vita di gran parte della nostra società. Una seconda ragione che spiega perché i tedeschi sono così ossessionati dall’inflazione è la struttura del risparmio in Germania, la proprietà di immobili e azioni è distribuita in modo molto disomogeneo. La maggior parte dei risparmi della classe media tedesca è costituita da depositi bancari e un’inflazione elevata comporta in questo caso una forte perdita in valore reale.
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