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Frena anche il Napoli a Firenze. Una grande ammucchiata in vetta al campionato

Peana e critiche spietate nelle prime giornate di campionato lasciano il tempo che trovano. La realtà è che non ci sono ancora dominaotri, e ogni giornata fa caso a sè

di Dario Ceccarelli

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4' di lettura

Ora che anche il Napoli ha rimediato una mezza stecca con la Fiorentina (0-0), non riuscendo a staccarsi dalla Grande Ammucchiata che ristagna in vetta (Milan, Lazio, Torino, Roma e Atalanta, le altre), bisogna darsi tutti una regolata. E tornare alla realtà: non ci sono ancora dominatori, o squadre lanciate verso traguardi gloriosi. Non c’è nessuna a punteggio pieno. C'è solo un mediocre livellamento, che può anche essere divertente, creare suspense, ma che non permette di alimentare la solita brutta abitudine di sparare sentenze o di inventarsi fenomeni solo per rendere più allettante un menù meno prelibato di quanto lo si reclamizzi. Altrimenti si va sempre per rane.

Gli alti e bassi di Inzaghi

Prendiamo l'Inter, per esempio. La settimana scorsa, dopo il facile successo sullo Spezia, era già descritta come un treno lanciato verso la seconda stella. Tutti a incensarla: Lukaku, un gigante incontenibile. Poi l’ottimo equilibrio tra i reparti, il sapiente lavoro di Inzaghi... eccetera, eccetera. Insomma, una pioggia di applausi.

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Passa una settimana, arriva la legnata (3-1 ) con la Lazio, e il quadro è già rovesciato. I più benevoli, gli stessi che la magnificavano come sicura candidata allo scudetto, mettono già sotto processo Inzaghi. Che pur non essendo ancora Guardiola, non si è neppure trasformato in un asino in pochi giorni.

Si parla di crolli emotivi, Di sostituzioni senza senso. «Sotto osservazione le mosse di Inzaghi», avverte Il Corriere della Sera. «Disastro Inter…» tuona La Gazzetta dello sport. E poi una serie di spietate analisi sugli errori del tecnico interista, reo non solo di aver fatto delle scelte incongrue (Gagliardini al posto di Calhanoglu) ma anche di aver avuto paura dei biancocelesti.

Tutte considerazioni legittime, intendiamoci. Ma che stridono rispetto al profluvio di elogi che la stessa Inter aveva ricevuto qualche giorno prima. E che ora, dopo questo otto volante, si ritroverà ad affrontare prima il Milan nel derby e poi il Bayern di Monaco in Champions. Due impegni non proprio banali. Diamo un suggerimento gratuito a Inzaghi: quando qualcuno gli dirà ancora che l'Inter è da scudetto, prima lo quereli e poi incroci le dita.

La ripartenza del Milan

E vogliamo parlare del Milan, felicemente vincente (2-0) sul non irresistibile Bologna? Idem come sopra. Dopo il combattuto pareggio con l'Atalanta (1-1), sui rossoneri erano piovuti giudizi severi. «Qualcosa si è inceppato nei campioni d'Italia» ammonivano diversi quotidiani. Difesa poco attenta, Leao e Tonali ancora fuori forma, scarsa concentrazione. Critiche quasi tutti pertinenti tranne un particolare: che la squadra di Gasperini, ora anche lei in vetta, non è il Fanfulla. E che un pareggio a Bergamo, non era così malvagio.

Passa solo una settimana e il Milan è di nuovo sugli scudi. «Un Milan di classe», «Il Milan riprende il volo» e via col tango. Dalla polvere all'altare: eppure è sempre lo stesso Milan con in più questo golden boy, Charles De Ketelaere, sulla buona strada per incatenare il cuore dei tifosi. Anche per il biondo però la prudenza non guasta. Il Bologna non è il Barcellona e il buon Charles, autore di uno splendido assist per Leao, non è ancora il principe di San Siro. Cala Trinchetto, diceva quella vecchia pubblicità. Aspettiamo magari di vederlo nel derby, un test più probante. Purtroppo abbiamo un disperato bisogno di sognare. Sarà per la fine delle vacanze o per la campagna elettorale che entra nel vivo.

Napoli in frenata

Dicevamo del Napoli, che pur avendo avuto la possibilità di staccarsi dal gruppo, non è riuscito a battere i viola a Firenze. Dopo aver fatto 9 gol in due partite, improvvisamente la squadra di Spalletti è rimasta a secco. In realtà, pur frenando, non ha giocato male. Si è visto un buon debutto di Raspadori, un gol in fuorigioco di Osimhen, tanta voglia di vincere ma anche molta imprecisione. Un pareggio giusto, considerando la buona prova dei viola. E allora? Perché quelle facce lunghe? Il problema è che anche sul Napoli si sono create aspettative esagerate. Sia per nuovi arrivi, tutti di alto livello, sia per quel clima di effervescenza che sa di ripartenza che circonda la società. Come dimostra il can can creato dall'ipotesi, poco probabile, dell'arrivo di Ronaldo a Napoli. «Lui vince da solo», ha commentato Spalletti tanto per alimentare il calderone mediatico. Al di là degli aspetti economici e di marketing, un surgelato egocentrico come Ronaldo, a Napoli, ci sta come i cavoli a merenda. In più, se il Manchester United lo vuol dare via, qualche motivo, oltre al fatto che ha 37 anni suonati, ci sarà.

La Juve che non chiude

Particolare invece il pareggio (1-1) della della Juve con la Roma. Vogliamo dirla tutta? La Juventus avrebbe dovuto stravincere. Soprattutto nel primo tempo, dove non c'è stata partita. Se i bianconeri hanno avuto un torto, è stato quello di non chiuderla.

E infatti lo stesso Mourinho, che ci vede lungo, ha detto che i primi 45 minuti della Roma sono stati «un orrore da vergognarsi». Certo poi i bianconeri, dopo un'ora a tutto gas, si sono disuniti permettendo ai giallorossi di salvarsi. Grazie anche alla doppia magia di Abraham e Dybala. Comunque oltre alla bella prova di Vlahovic (in rete su punizione dopo 2 minuti) e di Miretti a centrocampo, qualche interessante segnale di ripresa si è visto. Divertente il commento di Allegri («il calcio l'ha inventato il diavolo») per sottolineare che alla fine, in una partita, il diavolo, cioè il caso, ci mette lo zampino. Il tecnico juventino, cui piace fare il “provocatore” per nascondere le sue magagne, questa volta ha perfino ragione.

Concludiamo col Torino: beh, il vecchio Toro, dopo tre giornate, è davanti alla Juventus. Che maleducati, questi granata! Che non hanno più rispetto di una vecchia e nobile Signora!

Toro scatenato e irrispettoso

Del Torino di questo avvio di torneo si può solo dire bene. Sempre concreto, sempre aggressivo, due volte vincente fuori casa (l'ultima con la Cremonese) sfoggia un calcio brillante e funzionale al risultato. Oltre al buon lavoro di Juric va detto che è cresciuta la qualità complessiva dei granata. Con Radonjic e Schuurs c'è il giusto mix di talento e concretezza. Poi si vedrà. Perché quando piovono troppi complimenti, si sa, è sempre meglio incrociare le dita.

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