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Frena la produzione metalmeccanica: nel secondo trimestre -2% rispetto al 2022

Il peggioramento interessa gran parte dell’Unione Europea, ma nel nostro Paese è più marcato. Difficili da trovare il 70% dei profili cercati dalle imprese

di Giorgio Pogliotti

(Mirco Toniolo / AGF)

3' di lettura

La metalmeccanica segna un peggioramento nel secondo trimestre, quando ha fatto registrare una contrazione annua del 2% rispetto allo steso periodo dell 2022 (dopo il +2,2% del primo trimestre). L’andamento negativo è in linea con il trend della produzione industriale, interessa buona parte della Ue, ma il rallentamento è più marcato nel nostro Paese - che rappresenta la seconda manifattura europea - rispetto agli altri. I segnali preoccupanti non riguardano solo il presente, ma anche le aspettative delle imprese per il futuro.

È questo il quadro che emerge dalla congiunturale realizzata da Federmeccanica, che evidenzia anche come la produzione metalmeccanica in termini congiunturali, tra aprile e giugno, rispetto al trimestre precedente, è mediamente diminuita dello 0,5% (dopo il precedente -0,1%). Allargando lo sguardo ai primi sei mesi dell'anno, la produzione metalmeccanica è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al periodo gennaio-giugno del 2022 (+0,1%), ma su livelli inferiori rispetto ai principali Paesi Ue.

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Sale la produzione di autoveicoli e rimorchi, in calo le attività della metallurgia

Nei diversi comparti emergono risultati tendenziali contrastanti nei primi sei mesi dell'anno in corso: al dato positivo dei comparti relativi agli Altri mezzi di trasporto (+11,9% rispetto allo stesso periodo del 2022), agli Autoveicoli e rimorchi (+8,5%), ai Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+1,8%) e alle Macchine e apparecchi meccanici (+1,2%) si contrappone il dato negativo delle attività della Metallurgia (-7,8%), delle fabbricazioni delle Macchine e apparecchi elettrici (-4,6%) e dei Prodotti in metallo (-3,7%).

Export ancora positivo ma in frenata rispetto al passato

L'export metalmeccanico, pur risentendo del rallentamento in atto del commercio mondiale, fa registrare ancora risultati positivi. Nel primo semestre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute in media del 6% e le importazioni del 2,9% ma in entrambi i casi la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un forte rallentamento rispetto a quanto rilevato nel passato

Aumentano le imprese che prevedono riduzioni di personale

Anche le previsioni per i prossimi mesi delle imprese della matalmeccanica e della maccatronica sono di un deterioramento della congiuntura settoriale. Nel campione di imprese intervistate, quelle che hanno aumentato le consistenze del proprio portafoglio ordini sono scese al 25% (dal 29% e dal 33% delle precedenti indagini), quelle che prevedono incrementi di produzione per i prossimi mesi sono ridotte al 24% (dal precedente 30% ). Nel contempo cresce il numero di imprese che ritiene di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali: sale al 12% dall'8% della precedente rilevazione. Resta sostanzialmente stabile e su livelli comunque significativi (7% rispetto al precedente 8%) la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale.

Difficili da trovare 7 profili su 10 cercati dalle aziende

In questo scenario resta assai elevata la percentuale di aziende (il 70%) che hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell'attività aziendale. In precedenza, nella rilevazione di giugno 2022, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro aveva toccato il 71%.Più nello specifico, il 42% delle imprese intervistate segnala difficoltà a reperire competenze tecniche di base/tradizionali, il 27% quelle trasversali, il 24% quelle tecnologiche avanzate/digitali, mentre il restante 7% fa riferimento a figure professionali con altre e diverse caratteristiche.

Ancora pesa il rincaro delle materie prime dal conflitto Russo-Ucraino

Su questo andamento influisce la guerra generata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, A fine giugno del 2023, la quota di imprese che dichiarano un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell'energia sui costi di produzione è ancora pari al 68%. Ciò ha avuto un impatto sull'attività aziendale, con il 39% delle imprese intervistate che ha effettuato una riorganizzazione del lavoro o dell'attività produttiva, il 25% ha ridotto l'attività di investimento e poco più di un terzo ha indicato altre conseguenze (riduzione della marginalità, aumento costi di produzione, revisione del listino prezzi, ecc.). È tornata a salire la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l'interruzione dell'attività aziendale, passata dal 3% della precedente indagine all'attuale 5%.

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