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Freschi o surgelati, aumentano le vendite di minestroni e zuppe

Fatturato a 290 milioni (+6%) senza considerare i piatti pronti. I grandi brand propongono nuove ricette per difendere quote di mercato dalla crescita del private label

di Manuela Soressi

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3' di lettura

Siamo nel cuore dell'alta stagione. E non solo per le settimane bianche ma anche per le vendite di zuppe, passati e minestroni pronti. Prodotti gustosi e salutari, pratici e versatili, vegani e a spreco zero, molto apprezzati dagli italiani, che ne consumano in media 3,6 kg pro capite l’anno, il doppio della media mondiale. A rivelarlo è la piattaforma Statista, che prevede un aumento del 6% delle vendite in volume di qui a fine anno e una crescita a valore del 12% nel quinquennio 2022-27.

Una prospettiva positiva per le aziende del settore, che hanno archiviato un 2022 difficile, caratterizzato dall’esplosione dei costi (in particolare di quelli energetici che, soprattutto nei surgelati, sono molto significativi) e da un clima insolitamente caldo, che ha penalizzato la domanda. Ma dallo scorso dicembre le vendite sono tornate a risalire, anche se con andamenti diversi nei vari segmenti di quest’articolato mercato. Nella Gdo, infatti, questi prodotti sono proposti sia nella versione a lunga conservazione (ambient) sia nel banco freschi sia nei freezer dei surgelati. E ogni segmento ha i suoi specialisti, i suoi brand e i suoi leader, anche se le private label continuano a conquistare spazio e mercato.

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Considerando tutte le tre tipologie di prodotti, secondo NielsenIQ, il mercato supera i 290 milioni di euro. Ma ogni competitor lo misura a modo suo, visto che basta aggiungere un condimento (come l’olio) per far passare il prodotto nella categoria dei piatti pronti, sfalsando quindi le cifre. Quel che è certo è che i surgelati continuano a essere i protagonisti a volume, con oltre la metà delle quantità acquistate in Gdo.

«I minestroni sono stati tra i primi surgelati apparsi in Italia, negli anni 70, e si sono fatti via via più “ricettati” – spiega Maurizio Zappatore, direttore commerciale di Orogel – mentre i passati di verdure sono arrivati dopo, per la precisione 25 anni fa, quando abbiamo lanciato Verdurì, che resta il brand leader con il 34% di quota a volume». Il gruppo cesenate ha chiuso il 2022 con un fatturato consolidato stabile a 302 milioni di euro, ma ha visto aumentare del 9,5% quello nei surgelati. Le maggiori soddisfazioni sono venute dal rilancio della gamma Virtù di Zuppa, sveltita nel tempo di preparazione e rivista negli ingredienti per offrire più qualità, gusto e servizio. E anche proposte fuori dall’ordinario Del resto distinguersi con prodotti unici è un mantra per i produttori, visto che le referenze più vendute e consolidate sono state “fagocitate” dalle private label, costringendo le aziende di marca a investire in innovazione per proporre ricette innovative.

Si tratta di una dinamica che si ritrova anche nel mondo dei freschi, dove zuppe, passati e minestroni registrano crescite a due cifre (+15,5% nell’ultimo anno). Anche in questo caso la competizione si gioca sul conquistare i centimetri (limitati e non espandibili) dei banchi frigo.

Infatti i protagonisti sono aziende specializzate nella quarta gamma che hanno introdotto i piatti pronti vegetali per occupare gli spazi lasciati liberi dalla riduzione dell’offerta di insalate di quarta gamma a partire da settembre e durante i mesi freddi.

Di recente la vivacità di questi prodotti freschi ha attirato nuovi competitor non specializzati, come Alce Nero e Mutti, e questo ha contribuito a farne passare da 127 a 150 milioni di euro le vendite in Gdo nell’anno finito lo scorso novembre.

Zuppe, minestroni e passati freschi vedono aumentare le vendite non solo per la loro praticità ma anche perché si prestano a consumi fuoricasa (ad esempio nella pausa pranzo) e stimolano l’acquisto d’impulso. In questo senso la continua proposta di novità, anche a tiratura limitata, è un volano importante. «Per noi rinnovare continuamente l’offerta è imprescindibile – conferma Andrea Battagliola, presidente de La Linea Verde (brand Dimmidisì), gruppo da 340 milioni di fatturato –. Le novità sono funzionali a mantenere aggiornata la nostra gamma ma, vista la nostra posizione di leader (37% di quota a valore) e i costanti investimenti in R&S, fanno anche da traino per l’intero mercato».

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