Fringe benefit in testa agli aiuti fruiti dai dipendenti nel 2022
I fornitori dei servizi auspicano un innalzamento a regime della stessa soglia (ferma da 25 anni a 258,23 euro, le vecchie 500mila lire), possibilmente per tutti i lavoratori, e non solo per i genitori
di Valentina Melis
3' di lettura
I provider di servizi di welfare per le aziende salutano con favore l’innalzamento a 3mila euro della soglia di non imponibilità dei fringe benefit disposta dal decreto Lavoro per il 2023, ma auspicano un innalzamento a regime della stessa soglia (ferma da 25 anni a 258,23 euro, le vecchie 500mila lire), possibilmente per tutti i lavoratori, e non solo per i genitori.
Intanto l’Osservatorio Welfare di Assolombarda riferito al 2022 e appena pubblicato, rivela che l’anno scorso, con il doppio innalzamento della soglia di non imponibilità dei fringe benefit (prima a 600 euro e poi a 3mila euro, incluse le spese per bollette), è quasi raddoppiata la domanda di fringe benefit da parte dei lavoratori. E cioè la quota del budget messa a disposizione dalle aziende fruita prevalentemente sotto forma di buoni acquisto, rimborsi in denaro per le utenze o beni in natura: una quota passata al 41%, dal 23% del 2021 (si veda il grafico qui sopra).
L’importo messo a disposizione dalle aziende per beni e servizi di welfare nel 2022 è stato di 743 euro, in media, per lavoratore. Mentre la somma effettivamente fruita dai lavoratori è stata di 588 euro a testa (il 79% di quanto a disposizione).
«Il budget per il welfare sfruttato dai lavoratori nel 2022 sulla nostra piattaforma è stato di 220 milioni di euro, in crescita rispetto ai 140 milioni del 2021», spiega Andrea Verani, direttore commerciale di DoubleYou, provider di welfare aziendale del gruppo Zucchetti. La piattaforma mette a disposizione servizi di welfare a 1.300 aziende, per un totale di 420mila lavoratori, 70mila dei quali genitori. «Oltre il 40% del budget – aggiunge Verani – è stato speso in fringe benefit, la formula più semplice e più vicina al denaro. Il 33% è stato usato per rimborsare servizi alle famiglie, per la maggior parte spese legate alla scuola. Il restante budget ha finanziato servizi per tempo libero ed educazione personale».
Quanto all’efficacia della nuova agevolazione sui fringe benefit per i genitori, Andrea Verani auspica una riflessione più generale: «Manca una programmazione per stabilire quali siano i servizi di welfare aziendale effettivamente meritevoli di un incentivo fiscale. Ad esempio, solo un milione di euro del budget a disposizione sulla nostra piattaforma è stato usato per spese di baby sitting. L’incentivo fiscale, se aggiornato e più mirato, potrebbe favorire l’emersione del lavoro nero in questo campo. Negli ultimi anni – continua – si è investito solo sulla leva economica, innalzando la soglia di non imponibilità dei fringe benefit. Ma un lavoratore, con buoni per 3mila euro, potrebbe acquistare anche un televisore».
Premiare solo i genitori lavoratori rischia di creare una discriminazione all’interno della popolazione aziendale secondo Francesca Formoso, Head of welfare advisory di Edenred Italia: «Nella nostra azienda i genitori rappresentano circa un quinto dei lavoratori. Alcune delle imprese che abbiamo interpellato sono scettiche sull’uso del nuovo bonus sui fringe benefit, proprio perché non vogliono creare un doppio binario fra i propri addetti». Quanto al credito welfare da parte dei beneficiari del portale Edenred, «il 38,6% è stato fruito nel 2022 sotto forma di fringe benefit, anche perché sotto questa voce rientrava il rimborso delle bollette – continua Formoso –; il 22,3% è stato speso nell’area ricreativa e il 17,9% in istruzione».
I servizi di welfare per le famiglie hanno rappresentato circa il 50% del budget fruito dai lavoratori nel 2022 sulla piattaforma di Aon, provider che serve in Italia 2mila aziende, con una spesa media di 550 euro per lavoratore. «L’alta incidenza dei servizi per le famiglie – spiega Andrea Canonico, Chief development director health & benefits di Aon – si spiega anche con il fatto che la nostra azienda è particolarmente focalizzata sulle prestazioni assicurative e sanitarie». Sulla nuova agevolazione dei fringe benefit destinata ai genitori, anche Canonico ha qualche perplessità: «È positivo l’ampliamento della soglia di non imponibilità a 3mila euro, e non vedo difficoltà gestionali per i provider; mi chiedo però se un giovane lavoratore senza figli che guadagna poco più di mille euro al mese o un lavoratore con genitori anziani non abbiano ugualmente bisogno di aiuto».
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