Friuli Venezia Giulia, leader centrodestra uniti: Fedriga pronto al bis. Schlein e Conte alleati a distanza
Responso scontato - come sostengono tutti gli analisti - con il bis del leghista Massimiliano Fedriga sull’antagonista di centrosinistra Massimo Moretuzzo
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
2' di lettura
Nelle elezioni regionali del 2 e 3 aprile in Friuli Venezia Giulia l’alleanza del centrodestra si è presentata unita anche venerdì nella chiusura della campagna elettorale con il comizio a Udine dei tre leader, Giorgia Meloni (in collegamento video, perchè bloccata a Roma per impegni di governo), Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma dalle urne non uscirà solo un responso scontato - come sostengono tutti gli analisti - con il bis del leghista Massimiliano Fedriga sull’antagonista di centrosinistra Massimo Moretuzzo e, staccati, Alessanro Maran per il Terzo Polo e Giorgia Tripoli per Insieme liberi.
La conta dei voti tra Lega e Fdi
Le schede serviranno anche a misurare il peso della Lega e quello di Fratelli d’Italia. Anche se al di là dei rapporti di forza interni, proprio Giorgia Meloni ha fugato ogni dubbio sul futuro rapporto in Giunta Fvg tra Lega e FdI: «Massimiliano è per me prima di tutto un amico, persona capace, onesta, amministratore puntuale alleato leale su cui si può fare affidamento a ogni livello».
Schlein e Conte alleati a distanza
Alleati, ma a distanza. Elly Schlein e Giuseppe Conte sono arrivati in Friuli Venezia Giulia per sostenere il candidato alla guida della Regione, Massimo Moretuzzo. Però, hanno tenuto comizi in giorni diversi. Pd e M5s sono ancora alla ricerca di un’alleanza difficile da definire. Come dimostra, per esempio, il caso Udine: il Pd candida a sindaco l’ex rettore Felice De Toni, sostenuto anche dal Terzo Polo, mentre per il M5S corre Ivano Marchiol. Squadre mescolate per la Regione, dove è il Terzo Polo a correre da solo, schierando Alessandro Maran. Da Pd e M5s, comunque, è stato chiarito che i comizi “separati” di Schlein e Conte non sono stati un modo per marcare le differenze: solo «una questione di agende diverse», hanno spiegato da entrambe le parti.
Convergenze e distanze tra Pd e M5s
Al di là del caso Friuli Venezia Giulia, la posizione dei leader delle due forze è chiara: le alleanze non si fanno a tavolino, ma sui temi, sia a livello locale sia nazionale. I punti in comune non mancano, dal salario minino alla sanità pubblica ai diritti. Ma anche le distanze ci sono. E non sono irrilevanti. Prima fra tutte, quella sull’invio di armi in Ucraina, col Pd che è favorevole e il M5s che chiede lo stop.
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