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Frodi sui fondi europei in calo costante

Il rapporto Colaf 2021 mette in evidenza percentuali irrilevanti per importi e numero operazioni fraudolente ai danni della Ue se confrontati con le dimensioni della politica di coesione. Fitto: «Accelerare la gestione della spesa e adottare una strategia di implementazione del Pnrr con i fondi del Piano di coesione»

di Gi.Ch.

(ANSA)

2' di lettura

La vulgata che associa la spesa dei fondi europei alle frodi trova puntuale, come da qualche anno a questa parte, la smentita della Guardia di Finanza nella relazione annuale al Parlamento del Comitato nazionale per la lotta contro le frodi nei confronti dell’UE (COLAF), curata dal nucleo delle Fiamme gialle dedicato a questa specifica attività. La relazione 2021 conferma la costante tendenza in diminuzione delle violazioni già emersa nell’ultimo quinquennio, con un totale di 477 casi nel settore dei fondi strutturali, della Politica agricola comune e delle cosiddette risorse proprie per oltre 55 milioni di euro, in calo, rispettivamente, di circa il 15% e del 37% rispetto al 2020.

Numeri irrilevanti

Numeri irrilevanti se confrontati con le dimensioni della politica di coesione che per il solo ciclo di programmazione 2014-2020 ha impegnato più di 100 miliardi di euro, con più di 850mila operazioni monitorate dal sito Opencoesione. «Le irregolarità e le frodi italiane in tema di finanziamenti europei sul complesso di quelle emerse in tutta Europa, è progressivamente passato dal 13,8% del 2017 al 6,3% del 2021, a dimostrazione del livello di efficienza ed incisività raggiunto dal dispositivo nazionale di prevenzione e contrasto, in linea con gli Stati Membri che vantano una più lunga esperienza nella vigilanza sulla corretta percezione dei fondi dell’Unione» ha sottolineato il generale di divisione Stefano Screpanti, comandante del nucleo della Guardia di Finanza per la repressione delle frodi nei confronti dell’Unione europea presso il dipartimento delle politiche Ue della Presidenza del Consiglio.

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Monitoraggio e raccordo tra i vari fondi

Alla presentazione ha partecipato il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, il quale ha sottolineato come le prossime sfide per l’attuazione del Pnrr richiedano «una generale accelerazione nella gestione della spesa e l’adozione di una strategia di implementazione del Pnrr con i fondi del Piano di coesione e una più stringente collaborazione sia con le istituzioni europee, sia con tutti gli attori in campo a livello nazionale». In una audizione davanti alle commissioni Politiche Ue di Senato e Camera, Fitto aveva affermato poco prima che il governo sarà impegnato nei primi tre mesi del 2023 in un lavoro di monitoraggio dei diversi fondi e del loro utilizzo, compresi Pnrr, REact-Eu, i fondi strutturali e il fondo sviluppo e coesione, in un «quadro complessivo di raccordo» tra tutti questi strumenti. In quest’ottica di riordino e raccordo, continua anche la due diligenze, che sarà pronta a gennaio, per capire a che punto è, Regione per Regione, la spesa della programmazione 2014-2020.

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