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Frutta e verdura bio entrano nel paniere Istat: il traino della Toscana

Coldiretti: regione prima per incidenza di aziende biologiche e i prodotti vengono consumati da 9 famiglie su 10. Gli acquisti a livello nazionale hanno raggiunto 3,9 miliardi

di Silvia Marzialetti

Nel paniere Istat anche massaggi e assistenti vocali

2' di lettura

La notizia è emersa in occasione dell’aggiornamento da parte dell'Istat del’'elenco dei prodotti che compongono il modello di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo nel 2023. Le new entry bio nel paniere sono arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle.

A oggi il valore degli acquisti di prodotti biologici a livello nazionale ha raggiunto la cifra di oltre 3,9 miliardi di euro, con la grande distribuzione a rappresentare il canale di vendita principale, anche se a registrare il maggior incremento delle vendite (+5%) sono i mercati contadini, insieme con gas e piccoli negozi.

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Con quasi nove famiglie toscane su dieci (89%), che hanno acquistato almeno una volta prodotti biologici nell'ultimo anno, la Toscana ha sicuramente facilitato questa tendenza, con una crescita a doppia cifre, fa sapere Coldiretti Toscana. La regione è la prima per incidenza di aziende biologiche (13,8%), la seconda per incidenza di superfici (34,1%) e la terza per estensioni complessive con 225.295 ettari.
Dal 2017 al 2021 le superfici complessive sono aumentate del 73% passando da 130 mila ettari a 225 mila ettari mentre gli operatori addirittura del 170% da 5.141 a 13.883 secondo l'Istat.«Da modello di nicchia, l’agricoltura biologica è diventata un modello per il sistema nazionale e per i consumatori, suggellato dalla recente approvazione della legge sul biologico da noi fortemente sostenuta», spiega Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

In un momento di crisi energetica l'agricoltura biologica consente anche – rileva Coldiretti – di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l'utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l'uso di gas. Si va dall'uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall'estero, rincarati con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie, al riutilizzo degli scarti di produzione per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all'agricoltura tradizionale.

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