Frutta in guscio, l’import supera l’export di 700 milioni
Al via la campagna di valorizzaizone “Dentro c’è l’Italia” di Ismea e ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare
di Emiliano Sgambato
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Noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi e carrube. Negli ultimi anni sta crescendo il valore aggiunto generato dalla filiera italiana della coltivazione della frutta in guscio, ma si tratta di un settore fortemente deficitario dal punto di vista della produzione richiesta dall’industria nazionale e che va ancora valorizzato al meglio. Anche a questo scopo al Macfrut di Rimini è stato presentato la campagna “Dentro c’è l’Italia” a cura di Ismea e del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.
La coltivazione di questi frutti interessa una superficie di circa 180mila ettari e la produzione media degli ultimi anni ammonta a circa 220mila tonnellate «benché i quantitativi raccolti oscillino fortemente da un anno all’altro a causa dell’impatto del clima sulle rese produttive». Scendendo nel dettaglio della fotografia scattata da Ismea «la produzione di nocciole è localizzata essenzialmente in Campania, Lazio e Piemonte; quella di mandorle in Puglia e Sicilia, quella di pistacchio in alcune aree specifiche della Sicilia (Bronte e Raffadali) mentre la produzione di noci e castagne è diffusa in aree che vanno dal sud al nord del Paese».
Il principale utilizzo della frutta in guscio, «in particolare nocciole, mandorle e pistacchi, riguarda l’industria dolciaria e agroalimentare in genere; mentre per castagne e noci si ha una prevalenza del consumo tal quale». Pur con il riconoscimento di diversi marchi a indicazione geografica come Dop e Igp, evidenzia Ismea, «il successo economico di questi prodotti è stato fino ad ora parziale, in quanto ostacolato da alcuni limiti insiti nella struttura stessa di questa filiera».
Ismea sottolinea anche «un deficit della produzione nazionale rispetto al fabbisogno interno», cosa che «spiana la strada all’importazione di ingenti quantitativi di prodotto dall’estero, come avviene ad esempio per le nocciole turche, cilene, georgiane e azere, per i pistacchi di Usa e Iran, per le mandorle di Usa e Spagna, per le noci di Spagna e Usa e per le castagne di Turchia, Portogallo e Spagna».
Tutto ciò si traduce in importazioni per circa 1,4 miliardi di euro all’anno e un pesante passivo della bilancia commerciale dell’Italia che ammonta a circa 700 milioni di euro.
Quindi, conclude Ismea, «è evidente che esiste una grande opportunità di aumentare il potenziale produttivo dell’Italia tenendo ben presente però i limiti determinati dalle caratteristiche pedoclimatiche dei nostri territori che non sempre si adattano alle diverse specie. Allo stesso tempo è necessario non sottovalutare la minaccia insita in un mercato internazionale gestito da grandi player in grado di influenzare il livello del prezzo mondiale».
Nasce così la campagna di promozione della frutta in guscio intitolata “Dentro c’è l’Italia”, finanziata dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste e realizzata da Ismea. E alla cui presentazione hanno preso parte l’esponente della segreteria del Masaf, Giovanni Di Genova, Fabio del Bravo di Ismea e il nutrizionista Giorgio Calabrese.
Tra le iniziative che saranno mese in campo, la realizzazione di un osservatorio statistico-economico, l’organizzazione di incontri di networking tra gli operatori, la partecipazione unitaria e organizzata presso le principali fiere nazionali e le manifestazioni di interesse, l’organizzazione di attività collaterali come degustazioni, cooking show, incontri B2B e la realizzazione di una campagna social rivolta ai consumatori, con la partecipazione di influencer nell’ambito food, benessere, lifestyle e sport.
«La frutta secca – ha detto Calabrese – aiuta a ridurre il colesterolo cattivo, grazie all’azione degli acidi grassi Omega 3 e 6, protegge il cuore e contrasta i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento e delle infiammazioni, e grazie alla sua vitamina E ai suoi grassi polinsaturi previene l’insorgenza delle malattie demenziali cerebrali. Ma non solo: l’assunzione di circa 30 grammi al giorno di noci, mandorle, nocciole, pistacchi e altre varietà all’interno di una dieta bilanciata, agisce nella regolazione della pressione arteriosa, grazie alla presenza di sali minerali come zinco, magnesio, ferro, fosforo, calcio e potassio».
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