Ftse Mib pronto a un nuovo attacco ai massimi di inizio 2022
Protagonista in settimana ancora una volta il Nikkei (+4,4%)
di Andrea Gennai
I punti chiave
2' di lettura
I listini azionari archiviano la settimana dei meeting Fed e Bce con rialzi significativi. In testa ancora una volta il Nikkei, che balza del 4,4% e punta ai massimi del 1989. Il grande appeal del settore tecnologico favorisce poi il Nasdaq 100 (+3,8%). Bene anche gli Emergenti (+3,7%). In Europa, Milano archivia un +2,6% e si avvicina all’area dei 28mila punti, quella che corrisponde ai massimi di inizio 2022 e che è stata testata quest’anno già 3 volte senza successo. Infine S&P 500 e Dax portano a casa un +2,5 per cento. La prossima settimana riflettori sull’audizione di Powell (Fed) al Congresso Usa mercoledì e giovedì. Sempre giovedì si riunisce la Banca di Inghilterra.
L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in rialzo a 4.409 punti. L'indice si muove sopra alla media a 50 settimane, che passa intorno a 4.000 punti e che resta orientata al rialzo. Graficamente è stata confermata la rottura della resistenza in area 4.200 punti. La violazione di questo livello, divenuto ora supporto, ha aperto importanti spazi di crescita. Verso il basso focus sul supporto psicologico di area 4mila punti e successivamente verso l’area di 3.800 punti.
L’indice Ftse Mib ha chiuso la settimana in rialzo a 27.861 punti. L’indice resta sopra la media a 50 settimane, che passa poco sopra 24.650 punti e che si muove orientata al rialzo. ll Ftse Mib si sta avvicinando di nuovo al top di inizio 2022 in area 28.200 punti: la mancata rottura a marzo ha favorito la discesa. L'indice si muove ancora sopra il primo supporto di 26.800 punti. Nel breve negativo un ritorno sotto il livello di 26.800 punti.
Il cambio euro-dollaro ha chiuso la settimana in rialzo a 1,0933. Il cross si muove sopra la media a 50 settimane, che passa intorno a 1,0460 e che resta orientata al rialzo. Graficamente le quotazioni hanno riconquistato la resistenza di 1,0750, divenuta ora supporto di breve. L’oro infine viene scambiato sotto i massimi per effetto del rialzo dei tassi reali Usa e fatica a tenere area 2mila dollari l'oncia.
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