G20, accordo su clima ed energia. Ma salta l’intesa su due punti chiave
Centrata l’intesa dopo ore di trattative. Superata l’opposizione dell’India al «comunicato» finale, più ambizioso su contrasto al cambiamento climatico
dal nostro inviato Alberto Magnani
3' di lettura
Raggiunto l’accordo sul clima al G20 di Napoli, ma saltano due punti chiave: il contenimento dell’aumento di temperatura entro 1,5 gradi e l’eliminazione del carbone dalla produzione energetica entro il 2025. È l’esito delle ore di trattative che si sono consumate nella seconda giornata dal G20 Ambiente, Clima ed Energia di Napoli.
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si è comuqnue detto soddisfato del risultato. «È stata una negoziazione particolarmente complessa - ha detto - durata dopo 2 notti e 2 giorni, con i team che lavorano sulle linee guida. Questa notte non c’era molto ottimismo poi invece siamo riusciti a trovare un accordo sul comunicato: proposto 60 articoli, ne sono stati condivisi 58».
La principale opposizione era arrivata dall’India, insieme alla Cina il paese più ostile ai target di contrasto al cambiamento climatico auspicati dalla presidenza italiana. Solo alla fine Pechino ha ceduto e dato l’ok allo scoglio che aveva bloccato le trattative, l’inserimento di un riferimento alla neutralità carbonica. Ora il communiqué finale svelerà entro che scadenza è stato previsto l’obiettivo, sempre che ne sia stata decisa una. Le bozze e i rumor circolati in giornata avevano seminato dubbi sulla sostanza del documento, soprattutto sul fronte degli impegni finanziari e dei vincoli che dovrebbero impegnare sul fronte climatico le economie più ricche del pianeta.
L’asse fra Kerry e l’Italia
L’ok al Comunicato sul Clima arriva il giorno dopo al via libera a quello sull’Ambiente, in entrambi i casi sotto la regia della presidenza italiana. Il testo sull’Ambiente era già uscito da ore di negoziati e con parecchie limature rispetto agli obiettivi originari. Quello sul Clima ha vissuto un iter anche più travagliato, con mediazioni in corso anche dopo l’annuncio finale dell’intesa. L’inviato Usa sul clima John Kerry e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno lavorato insieme alla bozza del negoziato che poi è finita sul tavolo dei ministri nel pomeriggio del 23 luglio. Il testo ha cercato di mediare fra i vari ministri presenti al summit di Napoli, per assicurarsi un comunicato condiviso entro il pomeriggio.
A metà giornata i paesi restavano spaccati su almeno «due, tre punti», hanno riferito fonti presenti a Napoli, confermando il clima di tensione nella giornata dedicata al binomio energia e clima. I due argomenti più scivolosi per il club delle 20 economie più ricche, diviso al suo interno sulle strategie di contrasto del cambiamento climatico e taglio delle emissioni.
Ieri i ministri avevano strappato all’ultimo un’intesa sul tema dell’Ambiente, con un communiqué finale che fissa 10 «linee guida» in vista della COP26 di Glasgow. Oggi sembra più complicato arrivare a una sintesi, viste le divergenze che separano i paesi dal G7 da colossi come India e Cina.
Cingolani incontra personalmente le delegazioni
I negoziati erano arrivati a un punto morto in tarda mattinata,con trattative in stallo su uno dei target più ambiziosi della due giorni: la formalizzazione di un obiettivo di neutralità carbonica entro il 2050. Il G20, come era emerso già alla vigilia, sconta una frattura fra paesi più o meno «ambiziosi» sulle proprie politiche climatiche, con la spinta del G7 per un’accelerazione delle misure, e il freno opposto da economia come Cina, India, Arabia Saudita, Brasile, Russia. È stata soprattutto l’India a tenere il punto fino al termine dei negoziati, rivelandosi un interlocutore anche più ostico rispetto a Pechino.
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