mercato dell’arte

Gallerie più flessibili e sostenibili

La crisi sanitaria spinge ad essere più flessibili: si rinuncia agli spazi permanenti a favore di soluzioni temporanee. Con il lockdown riflessione sulla sostenibilità ambientale

di Silvia Anna Barrilà

La sede di Cromwell Place a Londra

3' di lettura

Il Covid-19 non ha risparmiato i player più forti del mercato. L'incertezza dovuta alla crisi sanitaria, insieme alla Brexit, hanno indotto la gallerista americana Marian Goodman , una delle più importanti al mondo, che ha costruito la carriera di artisti come Gerhard Richter, William Kentridge e Hiroshi Sugimoto, a chiudere la sede di Londra, inaugurata nel 2014, per favorire una formula più flessibile, da declinare a seconda del progetto. Marian Goodman Projects , così il nome della nuova iniziativa, partirà nell'autunno 2021 e toccherà anche altre città.

La moda del pop-up

La sede di Cromwell Place a Londra

La formula del pop-up è una tendenza in crescita, come già notato durante la settimana di Frieze a Londra. D'altro canto, gli affitti sono tra le voci di spesa più importanti nel bilancio di una galleria e in questi mesi di lockdown questi operatori si ritrovano con gli spazi chiusi al pubblico e il team in smart working. Una risposta alle nuove esigenze di un'industria in cambiamento è offerta da Cromwell Place , un complesso nato un anno fa a Londra, costato 20 milioni di sterline, che offre alle gallerie uffici, servizi e spazi espositivi per periodi da due a sei settimane. “Già prima della pandemia il modello tradizionale delle gallerie era diventato insostenibile” ha affermato Preston Benson, managing director di Cromwell Place, che in questi mesi ha registrato un incremento della domanda. “I costi aumentavano e le richieste dei clienti fluttuavano. Ora il calendario stagionale su cui facevano affidamento è stato ribaltato e si è passati a un'economia locale e online. Per sopravvivere è necessario essere reattivi e cercare soluzioni creative per interagire con il nuovo pubblico”. Per aderire la quota varia da 2.200 a 5.500 sterline all'anno più 3.300 sterline d'iscrizione una tantum. Gli affitti per gli spazi, poi, vanno da circa 2.000 sterline alla settimana nella bassa stagione fino a più di 20.000 sterline nell'alta stagione. Per il momento l'intenzione è quella di consolidare la presenza a Londra, dove i membri sono 45, ma non è escluso che in futuro si possano avviare progetti simili in altre città. “Le dimensioni del mercato a New York, per esempio, si presterebbero ad un'espansione”, così Benson. “In questo momento c'è bisogno di una comunità non competitiva che collabora. Il nostro modello risponde anche ai bisogni dei collezionisti, creando una destinazione dove possono trovare un'ampia varietà d'offerta nello stesso luogo”.

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I fondatori della Gallery Climate Coalition, Thomas Dane & Heath Lowndes (Thomas Dane Gallery), Kate MacGarry & Morenike Adeagbo (Kate MacGarry), Greg Hilty & Juyoung Yoon (Lisson Gallery), Sadie Coles & Lilly Daniell (Sadie Coles HQ), Matthew Slotover & Victoria Siddall (Frieze), Peter Chater (Artlogic), Louisa Buck (journalist and broadcaster), Daisy Garnett (journalist), Richard Scott (Scott & Co)

La sostenibilità

Ma il momento storico che stiamo vivendo ha favorito l'affermazione di un'altra consapevolezza in seno alle gallerie, quella della sostenibilità ambientale. Quattro gallerie londinesi, Thomas Dane Gallery , Kate MacGarry , Lisson Gallery e Sadie Coles HQ , hanno dato vita, insieme ad altri player del mercato dell'arte tra cui i fondatori di Frieze Victoria Siddall e Matthew Slotover, ad una coalizione per l'ambiente, la Gallery Climate Coalition, il cui scopo è ridurre l'impatto ambientale del settore. “In dieci giorni si sono registrati più di 150 membri da Europa, America del Nord e America Latina e Asia, tra cui 48 gallerie” ha affermato Thomas Dane , che attraverso la sua sede a Napoli ha iniziato a dialogare anche con colleghi e istituzioni italiane. “Le circostanze del 2020 ci hanno dato l'opportunità di soffermarci a riflettere sulle nostre operazioni e su come possiamo cambiare. Abbiamo ricevuto una risposta estremamente positiva dai nostri colleghi e alcuni ci hanno detto che da tempo aspettavano qualcosa del genere”. Lo scopo è di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 50% entro i prossimi dieci anni. La coalizione ha sviluppato un calcolatore di produzione di CO2 messo a disposizione sul proprio sito. Thomas Dane si è sottoposto insieme a Kate MacGarry ad un'analisi approfondita. Per le gallerie, le tre principali fonti di emissione di gas serra sono i voli, il trasporto aereo di opere e il consumo di energia negli spazi. Per limitare, è sufficiente considerare il trasporto via terra e la scelta di energia da fonti rinnovabili.

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