mercato dell’arte

Gallerie tedesche in perdita del 40%

Dopo anni di crescita gli operatori hanno patito le conseguenze del Covid-19. Particolarmente sentita l'assenza dei collezionisti internazionali e delle fiere

di Silvia Anna Barrilà

Michael Müller, Bikini on Mars, Photo Stefan Haehnel, Courtesy Galerie Thomas Schulte, Berlin

4' di lettura

La pandemia non risparmia le gallerie tedesche, che per il bilancio finale del 2020 temono una perdita di più del 40% delle entrate annuali rispetto all'anno precedente o, addirittura, la chiusura dell'attività. Nella prima metà dell'anno, il fatturato complessivo è stato pari a 336 milioni di euro. Secondo un'analisi della società di consulenza di Berlino Ifse, Institut für Strategieentwicklung, svolta in collaborazione con l'associazione delle gallerie tedesche Bvdg , il fatturato previsto per il 2020 è pari a 600 milioni di euro, vale a dire 290 milioni in meno rispetto al 2019, con una perdita del 32,6%. Il fatturato del 2019 era stato pari a 890 milioni di euro, quasi il doppio di quello calcolato nell'ultimo studio, che risaliva al 2012, pari a 450 milioni di euro.

LE DIMENSIONE ECONOMICHE DELLE GALLERIE TEDESCHE
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Le conseguenze del Covid

La perdita è dovuta alla chiusura delle gallerie, ma soprattutto all'assenza dei collezionisti stranieri, causata dall'interruzione delle fiere e dall'impossibilità di viaggiare. Nel 2019, infatti, sebbene solo il 20% degli acquisti sia stato fatto dai collezionisti stranieri, le vendite internazionali hanno generato le entrate più importanti delle gallerie più grandi. A Berlino, che con 350 milioni rappresenta il 40% del totale delle vendite d'arte in Germania, più della metà si sono concluse con collezionisti internazionali (52%), mentre solo il 12% con collezionisti di base in città. La chiusura delle fiere è stata altrettanto penalizzante, infatti, nel 2019 le vendite in fiera hanno rappresentato un terzo del totale, o per alcune gallerie più del 50%. Per i galleristi il Covid ha rappresentato la spinta a mostrare l'arte online, ma anche a mantenere contatti più stretti al telefono con i propri collezionisti, a condurre conversazioni intense con un piccolo numero di visitatori, a dedicare più tempo alla mediazione artistica. Inoltre, i galleristi hanno avuto più tempo per riflettere sul proprio posizionamento e i propri obiettivi e per concepire nuove collaborazioni.

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CON QUALE TIPOLOGIA DI OPERA LAVORA LA GALLERIA
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Il quadro complessivo

L'analisi è stata svolta ad agosto su 237 delle circa 700 gallerie d'arte attive in Germania. I galleristi – 120 uomini e 115 donne – contano mediamente 20 anni di esperienza lavorativa nel campo. Circa un terzo delle gallerie si trova a Berlino e quasi un quarto nella zona di Colonia e Düsseldorf. Altri centri importanti sono Monaco, Amburgo, Francoforte e Stoccarda. Le gallerie si concentrano sul mercato primario, infatti il 75% degli scambi si svolgono a questo livello. Questi operatori rappresentano un importante motore anche per il mondo del lavoro, infatti, offrono più di 3.000 posti lavoro così suddivisi: circa un migliaio sono gli stessi proprietari delle gallerie che contano circa 1.300 impiegati, 800 freelance e 400 che lavorano a margine. La metà di questi posti di lavoro si trovano a Berlino. Anche qui il Covid si è fatto sentire, sebbene in modo non troppo grave, infatti la pandemia ha portato alla perdita del 10% dei posti lavoro. Ancora più importante appare il lavoro delle gallerie se consideriamo lo sforzo che compiono per sostenere l'arte contemporanea. I numeri parlano chiaro: circa 14.000 artisti rappresentati (anche se permangono le disparità di genere, solo il 35% solo le donne, un dato comunque in miglioramento rispetto al 2013 quando erano il 25%). Nel 2019 sono state più di 4.000 le mostre gratuite organizzate dalle gallerie, visitate da 400.000 persone durante i vernissage e 1,2 milioni durante gli orari di apertura.

QUALI LE ATTIVITÀ SVOLTE IN GALLERIA
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Disparità e sfide

La disparità non è solo di genere, ma anche in termini di distribuzione della ricchezza. Circa il 5% delle gallerie hanno generato la metà del fatturato totale delle gallerie tedesche nel 2019. Il valore mediano delle vendite in galleria è pari a 250.000 euro. Il 50% delle gallerie è al di sopra di questa cifra - in alcuni casi anche significativamente, mentre un altro 50% è al di sotto. Le gallerie top, che sono più di 100, quindi circa il 17% del totale, hanno un fatturato di oltre 1,5 milioni di euro all'anno; insieme raggiungono l'80% del fatturato annuo totale di tutte le gallerie commerciali in Germania. Le vendite del 25% delle gallerie variano tra i 400.000 euro e 1,5 milioni; queste gallerie, che nel contesto tedesco possono essere definite di medie dimensioni, generano insieme il 13% del fatturato annuo totale. Il 60% di questi operatori ha un fatturato inferiore a 400.000 euro e insieme generano quasi il 7% del fatturato annuo totale. Le differenze significative nei tre segmenti del mercato (sopra 1,5 milioni, tra 400 mila e 1,5 milioni e sotto i 400 mila euro) comportano diverse sfide. Ad esempio, le gallerie ad alto turnover con una media annua di circa 6 milioni di euro competono con gallerie e case d'asta molto più grandi sul mercato dell'arte internazionale. Sostengono costi elevati a causa del maggior numero di dipendenti, della partecipazione alle fiere e della logistica aggiuntiva. Le piccole gallerie con un giro d'affari medio di circa 150.000 euro, invece, spesso gestiscono i programmi più ambiziosi in condizioni di auto-sfruttamento. Di regola, dopo aver dedotto tutte le spese (l'Iva, il 50% per l'artista, i contributi sanitari e previdenziali degli artisti, detti Künstlersozialkasse, e altri oneri e costi), difficilmente riescono a guadagnarsi da vivere con i soldi rimasti dalle vendite. Tra questi due poli, le gallerie di medie dimensioni con un fatturato medio di circa 650.000 euro si collocano tra consolidamento nazionale ed espansione internazionale.

LE DIMENSIONI DEL MERCATO DELLE GALLERIE
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L'appello

Nonostante la forza dell'economia tedesca, anche in Germania la situazione in cui versa il mondo dell'arte non sembra delle più rosee. In questo contesto ciò che le gallerie chiedono ai politici è di stabilire budget di acquisizione per i musei, sostenere la digitalizzazione e la presenza alle fiere, premiare le gallerie commerciali per l'eccezionale mediazione artistica ed essere presi sul serio come operatori culturali nel settore privato e trovare riconoscimento presso i politici. Ma, soprattutto, ribadiscono la richiesta portata avanti da qualche anno: il ritorno all'aliquota Iva ridotta che è stata abolita per i mercanti d'arte nel 2014, applicata ancora agli artisti e ad altri settori culturali come il mercato del libro. L'Iva ordinaria in Germania è al 19%, mentre l'Iva ridotta è al 7%, ma con la pandemia le aliquote sono state abbassate rispettivamente al 16% e al 5% dal 1° luglio 2020 fino al 31 dicembre 2020. In vista dii questa scadenza i galleristi chiedono di ritornare all'Iva ridotta perché dopo aver versato l'Iva e coperto le spese, il margine di guadagno non sempre è sufficiente per garantire il loro sostentamento e la continuazione dell'attività della galleria.

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