Il fascino di dieci isole fuori stagione
Gallipoli vecchia
Non esistono strade dritte a Gallipoli Vecchia. Tramontana e scirocco sferzano senza sosta questa zattera galleggiante di case, l'isolotto in pietra arenaria collegato alla terra ferma dal solo ponte seicentesco. Le viuzze, si dice, devono spezzare il vento, libero invece di increspare il mare basso e trasparente della spettacolare e vicina Baia Verde che ha colori “caraibici”. Prima di sedersi a contemplare le onde è d'obbligo fare due passi nel centro storico annunciato dal Castello angioino. Si può imboccare via Antonietta da Pace, antica via maestra, e attraversare la città vecchia dall'interno scoprendo il suo groviglio di case a corte, i palazzi nobiliari (Venneri, Romito, Tafuri), i ballatoi ornati da cornici di fattura barocca. Al 59 di via de Pace si dà un'occhiata alla farmacia ricavata nel vecchio ingresso del signorile Palazzo Pirelli, della seconda metà del Cinquecento: il locale ha una volta a stella decorata con medaglioni in carparo leccese raffigurante una figura femminile che abbraccia una cornucopia. Sotto la via maestra, in corrispondenza di Palazzo Grassi e Granafei scorre anche lo straordinario Frantoio Ipogeo seicentesco, un percorso sotterraneo che raccoglie cisterne, depositi, vecchie macine, fiscoli in giunco (le ceste che si riempivano della pasta di mamma ottenuta dalla prima frantumazione delle olive) e un torchio originale in legno d'ulivo del XIX secolo. Rimanendo al vento, si percorre la cinta muraria esterna dell'isola dove si incontrano, a pochi metri l'una dall'altra, le chiese delle Confraternite volute dalle antiche corporazioni di arti e mestieri che dal Seicento in avanti raggrupparono bottai, scaricatori di porto, pescatori, sarti, fabbri ferrai e falegnami. Della Confraternita degli scaricatori è la Chiesa della Purità, vero scrigno di tesori. La sua semplice facciata è decorata con piastrelle maiolicate. L'interno è rivestito di tele dipinte. Vi è persino una Madonna della Purità attribuita a Luca Giordano, un pavimento di maioliche del Settecento napoletano e una serie di affreschi bizantini scoperti nella controfacciata durante l'ultimo restauro.