la guerra dei trader/1

GameStop &Co, per i fondi hedge un buco da 40 miliardi

Dopo una settimana di “battaglia finanziaria” tra millenial traders e fondi speculativi si amplia il rosso potenziale degli hedge

di Vito Lops

Gamestop e non solo. Così i piccoli trader sfidano la grande finanza

3' di lettura

Nel weekend i due eserciti sono in trincea. Ma da lunedì la battaglia sul titolo GameStop, con ogni probabilità, ripartirà. Nel frattempo – al termine di una settimana incredibile, in cui millennial traders e fondi hedge si sono affrontati senza posa a colpi di call, put, tweet e blocchi al trading – è tempo di fare la conta dei primi danni. Considerando che il prezzo è ancora alle stelle (ha chiuso a 325 dollari, ovvero a +1.625% da inizio anno) i feriti per ora si contano dal lato dei fondi che si erano posizionati al ribasso, prefigurando il fallimento della società specializzata nella vendita e noleggio di videogiochi fisici: sono questi ad aver subito quello che in gergo tecnico viene chiamato “short squeeze”, ovvero “spremuta dei ribassisti”.

LA CAVALCATA A WALL STREET

Andamento del titolo Gamestop a New York dal 25 al 29 gennaio 2021. Valori in dollari. Fonte: FactSet

LA CAVALCATA A WALL STREET

Al momento le perdite aggregate degli hedge funds coinvolti ammontano, solo sul titolo GameStop, a 19,75 miliardi di dollari, stima S3 Partners, società newyorkese specializzata nell’elaborazione di dati di mercato. Se poi si estende il calcolo anche agli altri principali titoli presi di mira dalla community Wallstreetbets di Reddit (fra cui Amc e Bed Bath & Beyond) il “buco” degli hedge sale a 40 miliardi, indica Barclays.

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Il punto è che se si escludono quei pochi fondi – come Melvin Gapital guidato da Gabe Plotkin e Citron di Andrew Left – che hanno ufficializzato la loro uscita in perdita (nel caso di Melvin Capital il 27 gennaio a un prezzo più alto di 300 dollari, che lo ha portato ad archiviare il mese di gennaio con una perdita del 30%) la maggior parte degli speculatori è ancora in gioco. Perché confidano nel fattore tempo e nel fatto che presto la battaglia possa volgere a loro favore, con un violento scossone al ribasso del prezzo. Ogni giorno però rischia di costare caro, perché dietro l’angolo anche per i più blasonati fondi speculativi può scattare il “margin call”, l’avviso del broker di chiudere la posizione in fretta o di mettere sul piatto nuovo capitale per rimpolpare i margini erosi dalle forti perdite mark-to-market.

Tra gli hedge ancora in campo c’è il Cohen’s Point72 Asset Management di Steve Cohen che sta lasciando sul terreno circa il 15%, anche per aver sostenuto Melvin Capital con un’iniezione da 750 milioni di dollari. Per il Sundheim’s D1 Capital Partners la perdita potenziale al momento si assesta al 20%. Uno shock, considerato il +60% guadagnato nel 2020 pandemico. Quanto al fondo Candlestick Capital da 2,8 miliardi di dollari di Jack Woodruff la sofferenza si aggira intorno al 15%, mentre il Maplelane Capital (valore 3,5 miliardi) starebbe accusando a causa dello short su GameStop un passivo del 33%.

Perdere non è mai facile, a maggior ragione per chi non sa cosa significhi, come il Maplelane Capital, che da quando è nato nel 2010 ha fatto solo grandi profitti, in media del 30% annuo. Ora il fondo, secondo Bloomberg, è alla ricerca di una iniezione di capitale per non essere costretto a lasciare cadere l’arma.

Inoltre la vicenda GameStop sta facendo venire a galla alcuni intrecci che rischiano di far montare ancora di più la rabbia dei millennial traders. Tra i finanziatori di Melvin Capital, per intenderci, c’è anche Citadel (con un importo intorno ai 2 miliardi), l’hedge fund di Chicago creato da Ken Griffin, che nel 2020 ha visto crescere la sua fortuna personale da 2,3 a 15 a miliardi di dollari. Citadel è anche uno dei principali clienti di Robinhood, la piattaforma più utilizzata dai millennial traders, sotto indagine da parte della Sec per aver impedito giovedì la possibilità ai piccoli investitori di acquistare titoli GameStop. Un altro elemento che sta offuscando l’immagine di Robinhood, piattaforma che promette il “trading libero”, insieme alle polemiche nate quando si è appreso che, a fronte di commissioni azzerate, Robinhood vende però i flussi degli ordini ad alcuni fondi (tra cui Citadel), i quali poi decidono se diventarne controparte o indirizzarli al mercato.

Nessuno sa come finirà questa battaglia, ma per ora serve a ricordare che talvolta anche i grandi operatori possono lasciarci le penne. Lo sanno bene quei fondi che nel 2020 hanno puntato contro Tesla incassando una perdita complessiva di 245 miliardi di dollari. Sarà anche per questo motivo che Elon Musk è sceso ufficialmente in campo a favore dei millennial traders, con l’ormai celebre tweet, data 27 gennaio, «Gamestonk»?

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