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Gamestop, ribaltone al vertice: silurato l’ad, arriva “Meme King” Cohen. Titolo -20%

Senza offrire motivazioni specifiche la società texana ha licenziato l’ad che aveva chiamato da Amazon due anni fa per risollevare le sorti di un modello di business messo a dura prova dalla nuova era digitale

di Vito Lops

(REUTERS)

3' di lettura

Gamestop non trova pace. La società - divenuta nel 2021 l’icona dei millennial traders che provarono due anni fa a sfidare il sistema finanziario a suon di short squeeze - ha deciso di licenziare l’amministratore delegato Matt Furlong, silurato con effetto immediato. Furlong, ex dirigente di Amazon, era stato chiamato due anni fa per provare a dare una scossa al business del rivenditore di videogiochi, messo a dura prova dall’esplosione dei giochi digitali e del gaming online.

In reazione il titolo cede l’8 giugno il 20%, con il prezzo sceso sotto i 21 dollari. Nonostante ciò resta in rialzo nel bilancio in Borsa da inizio anno (+11%) mentre è in profondo rosso (-41%) nel calcolo sui 12 mesi solari.

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La società non ha fornito alcuna motivazione per il licenziamento e ha nominato Ryan Cohen, il più grande investitore della società, come presidente esecutivo. Lo stesso Cohen ha scritto un tweet criptico “Non per molto”, probabilmente ad indicare che il suo è un incarico a termine. In questa direzione le indicazioni della società in base alle quali Cohen supervisionerà gli investimenti e la gestione dell’azienda.

A conti fatti la notizia potrebbe stupire dato che la società è reduce dal primo trimestre in utile dopo due anni (conti riportati a marzo relativi al trimestre chiuso a fine gennaio 2023). È stato generato un profitto pari a 48,2 milioni di dollari rispetto alla perdita di 147,5 milioni archiviata nello stesso periodo dell’anno precedente. Le vendite, 2,23 miliardi, sono invece risultate leggermente inferiori alle attese (2,25 miliardi).

«Riteniamo che la combinazione degli sforzi per stabilizzare e ottimizzare il nostro core business e raggiungere una redditività sostenuta, concentrandoci anche sull’allocazione del capitale sotto la guida di Cohen, sbloccherà ulteriormente la creazione di valore a lungo termine per i nostri azionisti», ha comunicato la società in un documento inviato alla Sec, l’autorità che supervisiona i mercati finanziari negli Stati Uniti.

Oltre che presidente esecutivo Cohen è anche socio forte di Gamestop con una quota, attraverso la sua holding Rc Ventures, vicina al 12%. Cohen ha co-fondato Chewy, un’azienda di servizi online per animali domestici, e sperava di modernizzare GameStop, fondata nel 1984. Cohen ha iniziato ad accaparrarsi grosse quote di GameStop proprio nel momento in cui l’azienda di Grapevine, in Texas, soffriva l’arrivo delle nuove tecnologie e del gaming online.

Il titolo GameStop è balzato agli onori della cronaca finanziaria per essere diventato il simbolo delle meme-stock a febbraio 2021, resosi protagonisti di uno dei più grandi short-squeeze finanziari. Considerato il modello di business in difficoltà, allora molti fondi hedge puntarono sul fallimento dell’azienda (vendendo titoli allo scoperto) ipotizzando che replicasse, in chiave videogame, la sorte toccata alla catena di noleggio film Blockbuster.

Gli stessi speculatori però non avevano fatto i conti con l’oste, e cioè con quella vasta community di millennial traders aggregatasi nel forum Reddit. Gli stessi trader acquistarono una quota importante di opzioni call con strike (prezzo di esercizio) superiore all’allora prezzo di mercato del titolo (circa 3 dollari) innescando la corsa forzata alle ricoperture (riacquisto) tanto dei market maker (coloro che avevano venduto loro le opzioni call) tanto dei fondi hedge. Il risultato? Uno short squeeze indimenticato che portò il prezzo da 3 a 120 dollari in poche sedute causando il fallimento dei fondi hedge più esposti. E creando, attraverso GameStop, l’emblema della lotta dei piccoli (millennial traders) contro i mostri sacri (fondi hedge). Davide contro Golia.

Con l’aumento della capitalizzazione in Borsa, dovuta a pura speculazione e non a ragioni fondamentali, la società ha però trovato nuova linfa per provare a risanare e adeguare il modello di business alla nuova era del digitale. Coehn, a cui la Cnn ha dedicato un documentario intitolandolo “Meme King”, ora torna effettivamente al timone. Anche se “Non per molto”.


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