ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùVerso le elezioni

Garantire un’equa campagna elettorale per votare informati

Alle questioni già note vanno aggiunte quelle sul digitale, anche se appare più difficile regolamentarle

di Roberto Borrello

(Imagoeconomica)

3' di lettura

Tra i temi riguardanti le prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022, meritano attenzione, da un lato, l’allarme bipartisan di esponenti del Copasir, su una possibile ondata di fake news on line per cercare di condizionare il voto e, dall’altro, il recentissimo appello trasversale, lanciato da alcuni costituzionalisti, per una campagna elettorale che eviti la delegittimazione e la denigrazione. Viene in considerazione, quindi, in tutta la sua gravità, la questione della garanzia della genuinità e della correttezza della campagna elettorale.

È essenziale, in conformità ai fondamentali principi costituzionali dello Stato democratico (sovranità popolare, eguaglianza nell’esercizio del voto e nell’accesso alle cariche elettive), garantire a chi vota di avere tutti gli elementi per esprimersi in modo consapevole e “sincero”, non solo con la piena conoscenza di ciò che viene proposto dalle forze politiche, ma anche essendo in grado di ricevere, da fonti obiettive ed imparziali ed in modo completo, tutte le informazioni atte ad una valutazione critica di quelle proposte. Per quanto riguarda le elezioni del 25 settembre, è già iniziato il periodo della par condicio rinforzata, avendo il Presidente Mattarella emanato il decreto di convocazione dei comizi elettorali il 21 luglio. Tra il 2 ed il 3 agosto l’Autorità Garante nelle comunicazioni-AGcom e la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai hanno predisposto i regolamenti specificamente destinati a disciplinare, nell’ambito dei principi della legge, le varie fasi della campagna.

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Uno dei profili più delicati riguardanti tale regolazione è il bilanciamento del ruolo che è venuta ad assumere la rete internet quale luogo virtuale dove i soggetti politici svolgono propaganda e dove il cittadino elettore si informa.

Sono noti i fenomeni problematici (profilazione degli utenti, fake news, polarizzazione delle opinioni ecc.) a cui ha dato luogo l’evoluzione della Rete.

Per le imminenti elezioni, si sono, quindi, dovute affrontare, contestualmente vecchie tematiche e i nuovi fenomeni digitali. Su questo secondo versante manca ancora un quadro legislativo organico e apprezzabile appare lo sforzo profuso dall’Agcom nel costruire una griglia regolativa regolamentare, valorizzando una sia pur minimale parte della disciplina preesistente, tarata essenzialmente sul mezzo radiotelevisivo (nella parte in cui può essere attuata in via estensiva: sondaggi di opinione e comunicazione istituzionale) e promuovendo (e monitorandone poi l’applicazione) forme di autoregolamentazione, intese a realizzare misure volte a contrastare la diffusione in rete, e in particolare sui social media, di contenuti in violazione dei principi a tutela del pluralismo dell’informazione e della correttezza e trasparenza delle notizie e dei messaggi veicolati.

In attesa di un non più procrastinabile intervento legislativo a carattere sistematico, il riferimento più rilevante per la reta digitale resta, allo stato, l’ordinamento dell’Unione europea, dotato sulla carta della capacità maggiore, rispetto agli ordinamenti nazionali, di rapportarsi ad un fenomeno globalizzante e complesso. Vengono in considerazione, ad esempio, il recentissimo «The Strengthened Code of Practice on Disinformation» 2022 (richiamato nel regolamento Agcom) e il «Digital Services Act» (DSA), approvato il 5 luglio 2022 dal Parlamento europeo (assieme al Digital Markets Act - DMA), per altro in attesa di una piena implementazione. In conclusione, se sono tanti i temi che questa anticipata fine di legislatura propone, non bisogna trascurare, tra di essi, la garanzia di una corretta campagna elettorale, comprensiva per come detto, dell’informazione di contesto, che non può essere lasciata alle luci ed ombre di una Rete sempre più rampante, che resta, comunque, una risorsa preziosa, non da demonizzare ma da equilibrare in relazione ai diritti fondamentali in essa coinvolti. Queste sono le condizioni affinché il “popolo” possa essere realmente tale nel quadro della legalità costituzionale, che è quel che conta per una vera democrazia. Già essere consapevoli di tale aspetto, sarebbe un incipit benaugurante per la nuova legislatura!

Docente di Diritto pubblico comparato, Università di Siena

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