Garofalo lascia Santa Margherita, che va verso i 260 milioni di fatturato
L’ad in uscita:risultati importanti ma è una decisione condivisa e maturata da tempo con la famiglia Marzotto tra ragioni personali e voglia di progetti nuovi
di Giambattista Marchetto
3' di lettura
La sua nomina era stata annunciata nei giorni del 2020 in cui il covid congelava l'Italia e nei primi mesi ha dovuto gestire il team in videocall. Si è insediato raccogliendo l'eredità non facile di Ettore Nicoletto (passato nel 2020 al gruppo Angelini) e ha traghettato l'azienda della famiglia Marzotto attraverso le tempeste della pandemia, della crisi e delle incertezze geopolitiche. Ora, a fine 2022, Beniamino Garofalo lascia il timone di Santa Margherita Gruppo Vinicolo con fatturato ed Ebitda incrementati e consolidati.
Da gennaio il manager non sarà più alla guida del gruppo, ma se ne va soddisfatto per aver portato una crescita netta in un periodo tutt'altro che facile. Le previsioni per il 2022 (che a metà dicembre sono piuttosto attendibili) proiettano infatti il Gruppo verso un consolidato vicino ai 260 milioni di euro, con ebitda oltre gli 85 milioni.
«Grazie a un efficace gioco di squadra nel team dei manager guidati da Garofalo e sotto l'indirizzo strategico degli azionisti sono stati incrementati i risultati economici del Gruppo», riferisce il comunicato di Santa Margherita. E infatti sono numeri pesanti, se si considera che al suo arrivo Garofalo ha trovato un'azienda solida ma con ricavi a 189 milioni e con Ebitda a 53 milioni. In tre anni si è dunque concretizzata una crescita di fatturato, ma soprattutto un'impennata della marginalità prodotta.I dati sono importanti (e soprattutto positivi), ma Garofalo sottolinea anche l'efficacia di un progetto che ha portato a valorizzare molto i brand nel portafoglio di Santa Margherita, da Ca' del Bosco a Kettmeir, da Mesa a Terrelíade, da Lamole di Lamole a Cà Maiol: «Credo che possa esser riconosciuto da chiunque il posizionamento più qualificato di Santa Margherita sul mercato rispetto al 2019», chiosa con soddisfazione.
Non sono dunque di circostanza le parole del presidente di Santa Margherita Gaetano Marzotto, che ringrazia, a nome della famiglia, Garofalo «per l'impegno profuso e per gli ottimi risultati ottenuti nell'ambito del suo mandato in un periodo socioeconomico complesso». Le deleghe operative saranno conferite ad interim a Stefano Marzotto, presidente di Zignago Holding.
Considerato il trend estremamente positivo, è evidente che le motivazioni dell'uscita di Garofalo non sono legate a risultati poco soddisfacenti. «È un passaggio che abbiamo condiviso con la famiglia Marzotto – spiega l'amministratore delegato in uscita – è una scelta che avevo maturato da qualche tempo. Il mio mandato era in scadenza e i risultati sono eccellenti, ma ragioni personali e la voglia di confrontarmi con progetti nuovi mi spingono a cercare nuove strade».
Sulla scrivania del manager milanese – approdato nel vino con il Gruppo Lunelli, ma forte di esperienze importanti in Pepsico, Heinz, Danone, LVMH – le proposte non mancano, ma «non ho preso decisioni e, anzi, vorrei davvero prendermi il tempo per una scelta ponderata», dichiara. Non nasconde però una fascinazione per il mondo enoico. «Il vino mi ha appassionato - dice - e proprio i numeri di Santa Margherita mostrano come sia possibile lavorare sulla creazione di valore. Quindi mi piacerebbe rimanere in questo mondo, anche se in Italia il mercato è polverizzato. Dunque la governance rimane il problema per in manager che intervenga spingendo sullo sviluppo. Ecco perché si parla di managerializzazione e digitalizzazione delle aziende vitivinicole, ma alla fine oggi pesa un problema di dimensioni. È necessaria una riflessione (con una progettualità) per fare sistema, per andare oltre l'individualismo che oggi non è un plus come in altri momenti».
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