Gas: Governo al lavoro per un piano da 25 miliardi di metri cubi in tre anni
Per il ministro Cingolani una interruzione immediata delle forniture russe creerebbe problemi per il prossimo inverno. Intanto si sta preparando un piano a medio termine
di Celestina Dominelli
I punti chiave
3' di lettura
La linea di demarcazione molto chiara la traccia, con la consueta franchezza, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante l’ultima informativa sui costi dell’energia, di scena martedì 3 nell’aula della Camera: l’interruzione a maggio delle forniture russe «renderebbe critico il superamento dell’inverno prossimo» perché ogni mese «stocchiamo un miliardo e mezzo di metri cubi di gas e, per raggiungere il 90% del riempimento, servono circa 6 mesi». Se, invece, lo stop scattasse a novembre, sarebbe possibile riempire i depositi e ci troveremmo davanti a uno scenario «meno critico». Sarebbe quindi «ideale» mantenere le forniture dalla Russia fino a fine 2022 «per garantire la sicurezza del sistema», aggiunge il ministro.
Il piano del governo
Intanto, però, il governo lavora sulle contromisure necessarie per accelerare l’affrancamento da Mosca. Un piano che assicurerà 25 miliardi di metri cubi in più di gas disponibili per l’inverno 2024-2025 e che ruota su più binari, le cui coordinate sono state rimarcate il 3 maggio dallo stesso titolare del Mite in Parlamento partendo dall’assunto che l’ammontare di gas e di gas naturale liquefatto (Gnl), reperito mediante la campagna di diversificazione lanciata negli ultimi mesi, «è sufficiente a rimpiazzare i circa 29 miliardi di metri cubi di gas russo a partire dalla seconda metà del 2024».
Forniture ulteriori da gasdotti
La prima tessera è rappresentata da ulteriori forniture che saranno assicurate dalla massimizzazione della capacità dei gasdotti da Sud e dalla maggiore spinta sulla produzione nazionale. Nel dettaglio, i volumi aggiuntivi arriveranno seguendo una curva crescente che garantirà, già a partire dal secondo semestre del 2022, 2 miliardi di metri cubi per arrivare nel 2025 a 11,9 miliardi di metri cubi. Attraverso innanzitutto il gas in più legato all’accordo siglato nelle scorse settimane in Algeria dall’Eni che si sta spendendo in prima linea, accanto al governo, per accelerare la diversificazione energetica dell’Italia: da quel fronte giungeranno 9 miliardi già dalla seconda metà del 2024, ai quali vanno affiancati anche gli 1,4 miliardi di metri cubi in più di gas dai giacimenti nazionali (in primis, i campi di Argo e Cassiopea di Eni) e gli ulteriori 1,5 miliardi assicurati dal Tap, secondo stime prudenziali. Anche perché il gasdotto trans-adriatico ha fatto registrare numeri record raggiungendo ad aprile la media mensile più alta di sempre: 28 milioni di metri cubi al giorno che, proiettati su base annuale, farebbero alzare l’asticella, mantenendo questi ritmi, fino a 2 miliardi di metri cubi in più solo per l’Italia.
Maggiore import di Gnl
Poi c’è il blocco degli accordi con fornitori diversi dalla Russia per assicurarsi ulteriori volumi sul fronte del Gnl. E qui la progressione del piano del governo indica un totale incrementale di 1,5 miliardi di metri cubi in più nel secondo semestre dell’anno per arrivare poi, nel 2025, a 12,7 miliardi di metri cubi. Che sarebbero assicurati dall’Egitto (3,5 miliardi, grazie all’intesa siglata lo scorso 13 aprile), Congo (4,6 miliardi), Qatar (1,4 miliardi), Angola (1 miliardo) e altri Paesi (Mozambico, Nigeria, Indonesia, Mozambico, Libia, solo per citare i principali), da dove giungerebbero, da qui ai prossimi tre anni, altri 2,2 miliardi di metri cubi.
La stretta sui consumi
Fin qui i due binari delle forniture alternative a Mosca. Ma, per affrancarsi dal gas russo, come ha spiegato martedì 3 Cingolani alla Camera, il governo è pronto a far leva anche su un pacchetto di misure che puntano a conseguire fino a 10,9 miliardi di metri cubi di risparmi sul fronte gas. E la cui entità, ha detto il ministro, «dipenderà anche dalla data dell’eventuale interruzione delle forniture russe». Si tratta di quattro interventi che spaziano dall’annunciata massimizzazione delle 4 centrali a carbone ancora accese (in modo da conseguire già, nei prossimi sei mesi, 1,1 miliardi di risparmi in termini di mancato utilizzo del gas) alle misure di contenimento dei consumi termici ed elettrici, dalle quali potrebbe arrivare un ulteriore risparmio per 3 miliardi di metri cubi. Fino alle rinnovabili. «Accelerare su questo fronte è un fattore fondamentale in quanto consente di ridurre la domanda complessiva di gas di circa 1 miliardo di metri cubi ogni 10 terawattora installati», ha chiosato ieri Cingolani.
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