Gas: import dalla Russia in caduta libera mentre balza quello di Gnl via nave
Bilancio dei primi tre mesi del 2023: flusso dalla Russia diminuito del 73%, produzione interna in flessione del 5% e spinta dai rigassificatori
di Sara Deganello
I punti chiave
3' di lettura
Calo dei consumi, import dalla Russia in caduta libera ma sempre presente, importanza dei rigassificatori e flessione della produzione nazionale. Si può riassumere così il primo trimestre del gas in Italia. Secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nei primi 3 mesi del 2023 il consumo di gas in Italia è stato pari a 20,5 miliardi di metri cubi: il 19,4% in meno rispetto allo stesso periodo 2022. Il solo mese di marzo ha visto una discesa del 26,2%, che si somma alla flessione dell’8,5% registrata a febbraio e a quella del 22,4% di gennaio.
Calo dei consumi
«È un calo per certi versi sorprendente. Sapevamo che c’era una riduzione dei consumi delle famiglie. Ora questa contrazione diventa evidente anche nella grande industria: c’è una flessione della produzione. Una tendenza confermata dai consumi elettrici, che sono diminuiti. Mentre dai fatturati questa contrazione non si vede: è perché stanno vendendo meno, ma a prezzi più alti», commenta Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
Nel mese di marzo, secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, l’Italia ha consumato 26,2 miliardi di kWh, un valore in diminuzione del 5% rispetto allo stesso mese del 2022. Si è registrata una variazione negativa dello 0,9% rispetto a marzo 2022 per il comparto industriale, che a febbraio aveva visto consumi in calo del 6,8%. La variazione tendenziale di marzo 2023 è stata ovunque negativa: -5,3% al Nord, -5,2% al Centro e -4,4% al Sud e nelle isole.
Gas russo diminuito del 73,6%
Per quanto riguarda i flussi di gas che arrivano in Italia si conferma la diminuzione della materia prima russa che passa dal passo Tarvisio. Nei primi 3 mesi il calo è del 73,6% rispetto al 2022, a 1,4 miliardi di metri cubi. Una quantità che allontana la Russia dal podio dei maggiori Paesi che approvvigionano l’Italia, superata dall’Algeria nonostante la flessione dell’11% (4,9 miliardi nel trimestre), dall’Azerbaigian via Tap (2,4), da Olanda e Norvegia tramite il passo Gries (2,3), dal Gnl arrivato al rigassificatore di Cavarzere a Rovigo (2,1). «Il flusso russo, per quanto minimo, non si è ancora interrotto. E se risaliranno i prezzi cresceranno anche i volumi», osserva Tabarelli.
Arriva il Gnl
Il Gnl che arriva via nave ai rigassificatori è in crescita: a marzo si registra l’exploit di Panigaglia, vicino a La Spezia, dove sono arrivati 349 milioni contro i soli 23 del 2022. Nel trimestre la crescita è stata del 590% con 894 milioni di metri cubi: «È Gnl di Eni che arriva dall’Egitto a piccoli carichi: rappresenta una diversificazione. Non dobbiamo dimenticare che la realizzazione dei rigassificatori è una delle ragioni, insieme al calo della domanda legato al clima mite, della discesa dei prezzi del gas (oggi al Ttf di Amsterdam a 36 euro al MWh). E in questa direzione va anche l’impianto di Piombino con una capacità di 4,5 miliardi di metri cubi», ricorda il presidente di Nomisma Energia. Anche lì, primo carico in arrivo, di Eni, viene dall’Egitto.
La produzione nazionale non riparte
Un ultimo aspetto da osservare nel primo trimestre del 2023 è la costante incapacità di far ripartire la produzione nazionale: -5,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, a 824 milioni di metri cubi, in flessione costante a marzo (-6,9%), febbraio (-8,9%) e gennaio (-1%).
«È il solito delitto economico», osserva Tabarelli: «Abbiamo diminuito nel primo trimestre le importazioni del 14%, ma comunque abbiamo comprato 16 miliardi di metri cubi: abbiamo trasferito all’estero 8 miliardi di euro circa. È particolarmente deludente, specie con un governo che aveva fatto campagna proprio su questo».
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