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Gas, rinnovabili, nucleare e rischi cyber: come si giocherà la grande partita dell'energia

Alla Intelligence Week, organizzata da Vento & Associati e Dune, esperti a confronto sul futuro di un settore chiave per il pianeta e per il nostro Paese

di Cheo Condina

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Il caro-energia, che oggi mette a rischio non solo la ripresa ma una parte del patrimonio industriale italiano: di qui la necessità di un piano di sicurezza energetica nazionale accompagnato da una più ampia manovra a livello Ue. Il complesso passaggio alle rinnovabili, con il gas che si candida come “ponte” verso un futuro totalmente green, in cui anche il nucleare di nuova generazione potrebbe giocare un ruolo. Il contributo sempre più imprescindibile di big data e intelligenza artificiale per puntare sull’efficienza energetica e per rispondere al meglio alle esigenze del consumatore. Le insidie legate a una digitalizzazione sempre più spinta, in primis quelle di attacchi cyber alle imprese del settore.

«Serve un piano di sicurezza energetica nazionale»

L’energia è stato uno dei concetti chiave affrontati dall’Intelligence Week, iniziativa organizzata da Vento & Associati e Dune Technologies, tenutasi tra il 17 e il 20 gennaio e con un focus molto chiaro: “La sfida delle tre transizioni: energetica, digitale e dell'intelligence”. In tutto 12 talk, il cui obiettivo era analizzare le dinamiche che determineranno gli equilibri del futuro, mettendo a confronto analisti, tecnici, dirigenti di grandi aziende infrastrutturali e decisori politici.

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Un contributo cruciale al dibattito in materia energetica è certamente arrivato dalla tavola rotonda inaugurale, che ha visto il saluto della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Nel dibattito il senatore Adolfo Urso, presidente del Copasir, ha presentato la relazione sulla sicurezza energetica, sostenendo come alla luce dell’aumento dei costi sia urgente definire un piano di sicurezza energetica nazionale – auspicando anche una precisa futura azione della Cdp - che, per essere efficace, deve essere seguito da un analogo sforzo integrato europeo e da una più generale comunità di intenti da parte delle democrazie occidentali. La questione ha una rilevanza anche geopolitica. «La transizione energetica è un processo insidioso che probabilmente avrà vincitori e vinti», ha sottolineato Lapo Pistelli (Executive Vice President di Eni), secondo il quale la soluzione «non è consumare meno ma consumare meglio». Senza dimenticare, ha aggiunto, che la grande partita dei prezzi energetici si gioca in Asia, dove «la vorticosa crescita economica rischia inoltre di provocare un’impennata nei costi del gas e di altre risorse con effetti a catena sulla tenuta socio-economica dell’Europa».

Il caro-materie prime resta evidentemente un tema molto caldo. Secondo Nicola Lanzetta (Head of Italy Enel Group), il 45% dell’energia deriva dal rinnovabile e se non fosse così il bilancio per il nostro paese, come per i consumatori, sarebbe molto peggiore di quanto non sia ora. Una possibile soluzione alle fluttuazioni dei prezzi è stata indicata da Patrizia Rutigliano (Executive Vice President di Snam) che ha individuato nella capacità di stoccaggio dell’Italia una asset essenziale del nostro paese.

Il digitale: grandi opportunità ma rischi cyber

Poi c'è il nodo della transizione digitale in atto: si basa in larga misura sull’Internet of Things (IoT), una evoluzione che presenta grandi opportunità per gli operatori ma anche per i consumatori, con implicazioni che spaziano dall’intelligence alla sostenibilità ambientale ed energetica. Lo hanno spiegato, nel corso di un talk ad hoc sull’argomento, Gregorio Dal Pozzo, Partner di Dune, e Francesco Cerizzi, Associate Solution Architect Amazon Web Services, secondo il quale l’IoT permette di risparmiare energia, con effetti positivi tanto per l’ambiente che per le finanze dei consumatori.

La digilitalizzazione e l’intelligenza artificiale sono grandi opportunità ma presentano anche alcune insidie, a partire dai possibili attacchi cyber, in costante ascesa durante la pandemia, quando buona parte del business si è trasferita in modalità virtuale. Andrea Chittaro, presidente Aipsa e Senior Vice President Global Security & Cyber Defence Department Snam, ha ricordato che «siamo tutti vulnerabili ed esposti, anche per la presenza di un contesto geopolitico molto teso, che in futuro potrebbe avere conseguenze dirette sull’Italia». Alfio Rapisarda, Head of Group Security Eni, ha invece evidenziato che le minacce cyber riguardano imprese, infrastrutture, istituzioni e anche persone singole, che quotidianamente usano la rete per le loro esigenze quotidiane. Dunque, «la difesa cibernetica non è un optional, ma un’esigenza primaria per il Paese, tanto più che tra gli obiettivi della pirateria informatica figurano le informazioni che orientano le decisioni dei poteri pubblici».

Emblematiche, al proposito, le parole di due esperti del settore. Secondo Corrado Broli, Country Manager in Italia di Darktrace, società leader mondiale nell'applicazione alla cyber security dell'intelligenza artificiale «quest'ultima può essere molto importante in ambito energetico: riduce gli sprechi e permette di gestire i picchi di domanda, tuttavia gli attacchi cyber che sono aumentati moltissimo nel 2020, il settore energetico in Italia vale 60 miliardi ed è alto rischio». Pierguido Iezzi, fondatore e Ceo di Swascan, ha rimarcato invece che l’obiettivo dell’Italia non deve essere «limitarsi a difendersi dalle minacce, ma sviluppare le proprie capacità di reazione e contrattacco, dotandosi di competenze e possibilità offensive paragonabili a quelle dei maggior attori, come Usa e Russia».

Idrogeno, nucleare e idrocarburi: dove punta la transizione energetica

Infine il tema, non certo secondario, delle rinnovabili e della transizione verso il target delle emissione nette zero, al quale è stato dedicato il talk “Idrogeno, mini-nucleare, onde: armonizzare le nuove tecnologie di conservazione, distribuzione e trasporto”. Secondo Alberto Dell’Acqua, presidente di Italgas, l’idrogeno verde è un’opzione interessante, ma solo in una prospettiva di medio-lungo periodo, anche in ragione dei suoi costi elevati. Per questo, la gestione della transizione energetica deve prevedere un mix di idrogeno e gas naturale e fare tesoro della sinergia pubblico-privato, non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto nell’ambito dell’Ue, in modo da raggiungere un vero e proprio “federalismo energetico”.

Il nucleare di nuova generazione è un altro tema di grande attualità che vede scontrarsi, anche a livello europeo, diversi punti di vista che dovranno poi trovare una sintesi nella famosa “tassonomia”, bussola comunitaria per la transizione energetica. Per Marco Ricotti, Professore ordinario di Impianti Nucleari presso il Politecnico di Milano, insieme con le rinnovabili è da considerarsi come un’alternativa solo in un’ottica di lungo periodo, che tenga adeguatamente conto dei costi di sistema, dello storage, degli investimenti sulla rete elettrica e sulle altre componenti essenziali dell’innovazione. Il nucleare, infatti, sconta «il peso di decenni in cui tale risorsa è stata sottovalutata in Europa»; tuttavia – ha chiarito – con le nuove tecnologie non si rischia più una nuova Fukushima.

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha ricordato che lo scenario della transizione appare molto più complesso di quanto si pensava qualche tempo fa. «Di fatto la nostra società è ancora basata su gas e petrolio, mentre il nucleare ha rappresentato un tentativo non completamente riuscito. Le alternative proposte appaiono ancora insufficienti, come mostra il caso della Germania che, a dispetto della sua sensibilità ecologica, ha aumentato l’uso del carbone, con tutto ciò che ne concerne per le emissioni di anidride carbonica», ha chiosato l’esperto.

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