editoria

Gedi, il passaggio di testimone da Monica Mondardini a Laura Cioli

di Monica D'Ascenzo

Monica Mondardini e Laura Cioli

5' di lettura

Due donne concrete, senza fronzoli, lontane dalle cronache mondane e concentrate sul proprio lavoro. Due professioniste, che negli ultimi anni si sono confrontate nella concorrenza fra i primi due gruppi editoriali italiani di cui erano a capo: Monica Mondardini alla guida de Il Gruppo L’Espresso (ora Gedi Gruppo Editoriale) dal 2009 a oggi e Laura Cioli amministratrice delegata di Rcs Mediagroup tra il 2015 e il 2016. Oggi si trovano a giocare per la stessa squadra, il gruppo Gedi che edita La Repubblica e La Stampa. Mondardini nominata vicepresidente, insieme a John Elkann, e Cioli nel ruolo di ceo a raccogliere il testimone di una gestione durata 9 anni.

Di entrambe si elogiano i risultati in un settore non semplice, come quello dell’editoria, che vede un mercato assolutamente sfidante per i cambiamenti che il digitale sta portando all’interno delle redazioni. E i numeri parlano per loro.

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Mondardini, la manager del risanamento

In ambienti italiani si narra che quando la famiglia De Benedetti decise di affidare a Monica Mondardini, classe 1960, le redini del gruppo editoriale furono in molti quelli che “googolarono” il nome per scoprire chi fosse. Un po’ come successe alla nomina di Sergio Marchionne alla guida della Fiat. E come Marchionne, Mondardini veniva dal mondo delle assicurazioni. Era entrata nel 1998 nel gruppo Assicurazioni generali, prima in Europ Assistance a Parigi, e poi a Madrid per Generali España. A Parigi e in Spagna aveva già avuto esperienze con Hachette dove era approdata nel 1990 dopo cinque anni nel Gruppo Fabbri.

La sua laurea in Scienze statistiche ed economiche è un indizio della sua inclinazione analitica rispetto ai numeri, tanto che di lei si racconta come sia solita rivedere da cima a fondo tutte le relazioni delle aziende che guida. Sì perché dai vertici de L’Espresso è arrivata a ricoprire il ruolo di amministratrice delegata anche del gruppo Cir, società di controllo del gruppo editoriale. Attualmente, poi, siede anche nei consigli di amministrazione Sogefi e Kos (sempre del gruppo Cir), oltre che di Atlantia e Trevi Finanziaria Industriale. Non solo: la sua esperienza in ambito finanziario e la conoscenza approfondita della lingua francese le hanno anche aperto le porte del board di Crédit Agricole, secondo gruppo bancario francese.

Con Marchionne condivide anche la sfida per i business in ristrutturazione, tanto che a fine dello scorso anno nel toto nomi per la sostituzione del ceo di Fiat Chrysler Automobiles nel 2019 alcune indiscrezioni avevano indicato lei. Indiscrezioni che vennero accantonate come «destituite di fondamento» da un comuniato ufficiale.

Riservata, tanto che sono davvero poche le sue interviste o la partecipazione a convegni, Mondardini è stata definita da Bloomberg «Top female ceo» nel maggio del 2016, a seguito dell’annuncio di un paio di mesi prima della fusione tra L’Espresso e Itedi (l’editrice de La Stampa e de Il Secolo XIX), che faceva capo alla famiglia Agnelli. L’operazione, all’annuncio, prevedeva che fosse il gruppo L'Espresso a incorporare Itedi in una fusione che, secondo i dati di bilancio del 2015, portava il nuovo aggregato a registrare un fatturato di 750 milioni di euro con la più alta redditività del settore, senza alcun debito. E proprio la forte riduzione del debito è uno dei cavalli di battaglia di Mondardini, che prese il gruppo L’Espresso con una posizione finanziaria netta negativa per 278,9 milioni, mentre il 2016 si è chiuso con una pfn positiva per 31,7 milioni. Inoltre la manager è sempre riuscita a far chiudere il gruppo in nero nei nove anni sotto la sua guida, tranne nel 2017 a causa di oneri straordinari per un contezioso relativo al 1991. D’altra parte la manager ha sempre creduto nell’editoria fino a dichiarare: «La carta sopravviverà, ma in un mercato diverso». E verso quel diverso mercato ha provato a traghettare il gruppo per lasciarlo ora nelle mani di Laura Cioli: «Dopo nove anni – ha dichiarato durante l’assemblea degli azionisti del 26 aprile - ho deciso che fosse venuto il momento di passare la gestione del gruppo Gedi ad un nuovo amministratore delegato». Nuovo ad con cui Mondardini condivide uno stile collaborativo: della neo vicepresidente di Gedi si raccontano i pranzi in ufficio con i collaboratori per fare squadra, mentre Cioli ha sempre creduto nella ricchezza dei contributi e nella dialettica con i suoi collaboratori come fonte di crescita.

Cioli alla sfida dell’editoria di domani

Novembre 2015: Laura Cioli, già nel cda dall’aprile 2015, approda ai vertici in Via Solferino, dopo le dimissioni di PietroScott Jovane. Veniva da Cartasì e all’epoca era membro del cda anche di Telecom Italia, World Duty Free e Salini Impregilo. Laureata con lode in Ingegneria elettronica all’Università di Bologna, ha conseguito un master in Business administration presso la Sda Bocconi di Milano. Nella sua esperienza, oltre ai media e le telecomunicazioni, anche l’industria e la consulenza: è stata chief operating officer in Sky Italia (gruppo News Corporation), senior vice president in Eni Gas & Power, executive director in Vodafone Italia e partner in Bain & Company. «Partire dalla consulenza è un’ottima scuola perché permette di ragionare su problemi grandi e avere un’interazione con persone di alto livello. Ma io volevo vedere i risultati delle mie proposte» aveva dichiarato nel 2015 in un’intervista al Corriere della Sera e dopo la consulenza ha avuto certamente modo di vedere i frutti delle proprie decisioni.

Il tempo sulla plancia di comando di Rcs Media Group è stato ridotto: si è dimessa il 3 agosto 2016, dopo l’arrivo di Urbano Cairo come primo azionista del gruppo editoriale, percependo una buonauscita di 3,75 milioni di liquidazione. Da allora si è dedicata alle società nei cui board siede: Pirelli & C e Brembo, attualmente.

Apprezzata dagli ambienti finanziari per il suo rigore e la sua serietà, Cioli ha sempre mantenuto un approccio concreto nei mesi alla guida di Rcs. Il gruppo chiuse il 2016 con il ritorno all’utile rispetto al rosso dell’anno precedente: il risulta positivo è stato positivo per 3,5 milioni di euro, contro la perdita di 175,7 milioni del 2015. «Tale risultato è stato raggiunto anche grazie alle continue e incisive azioni di contenimento costi, che hanno generato nel 2016 benefici per oltre 71 milioni di euro» si leggeva nel comunicato del gruppo. Risparmi iniziati dalla gestione Cioli, che aveva chiuso il secondo trimestre già con il ritorno all’utile dopo tanti anni di rosso, e poi proseguiti sotto Cairo. Ma diverse fonti dicono che l’imprenditore ha beneficiato anche del lavoro iniziato dalla manager.

Ora l’ingegnere arriva al gruppo concorrente. Non nuova alla famiglia De Benedetti dal momento che era stata consigliera indipendente in Cofide fra il 2013 e il 2014, Cioli raccoglie il testimone della collega e dovrà portare a compimento l’integrazione L’Espresso/Itedi a cominciare da quella fra le testate che si rifanno alla società Gnn: vale a dire La Stampa, Il Secolo XIX e le testate locali del gruppo. Per ottimizzare il lavoro giornalistico Gnn avrà una redazione comune nazionale che produrrà contenuti a cui potranno attingere le diverse testate, nel rispetto naturalmente della loro autonomia decisionale. Non solo. La nuova amministratrice delegata dovrà spingere l’acceleratore anche sullo sviluppo del digitale, come indicato spesso dallo stesso Rodolfo De Benedetti, presidente di Cir. Non è poi finita la razionalizzazione dei costi in un settore sempre più sotto pressione a causa di una pubblicità che stenta a trovare la strada della ripresa e la diffusione dei giornali che tentenna.

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