ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’indagine

Gen Z e Millennial, il costo della vita è la prima preoccupazione

Secondo Deloitte, anche le generazioni più giovani fanno i conti con l’inflazione. In Italia come nel resto del mondo

(Ansa)

3' di lettura

La grande inflazione degli ultimi mesi spaventa anche i giovani ed è, per i Millennial e GenZ di tutto il mondo, la preoccupazione numero uno del 2022. Lo rivela l’ultima edizione della «Deloitte Global GenZ and Millennial Survey». Secondo lo studio, condotto su un campione di oltre 22mila persone in 44 Paesi del mondo e su oltre 800 giovani in Italia, la preoccupazione per il caro vita svetta tra tutte e anche nel nostro Paese i ragazzi e le ragazze sono particolarmente preoccupati per l’impennata del costo della vita. In particolare, il costo della vita è la preoccupazione numero uno per quasi la metà dei Millennial in Italia (46%) e per il 38% della GenZ intervistata.

Valori molto elevati che confermano il trend di un’inflazione a livelli record in tutto il mondo: anche per il 42% della media globale dei Millennial e per il 35% della GenZ il caro vita è la prima preoccupazione. In seconda posizione, ma non meno rilevante, rimane la questione climatica, che dovrebbe essere la priorità da affrontare secondo il 37% dei Millennial italiani e il 34% della GenZ. Significative anche le percentuali di chi teme la disoccupazione: si tratta del 29% della GenZ e il 26% dei Millennial italiani. In linea con la media globale, il 50% della GenZ e il 47% dei Millennial vive di stipendio in stipendio e teme di non riuscire ad arrivare a fine mese. In particolare, i GenZ e Millennial italiani mostrano elevati livelli di preoccupazione per l’impatto che la stagnazione economica sta avendo su di loro, incidendo sulla possibilità di creare una famiglia e di acquistare una casa.

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Se l’economia non migliorerà nel prossimo anno, quindi, il 71% dei Millennial e il 63% della GenZ nel nostro Paese pensa che sarà molto difficile o impossibile metter su famiglia (contro il 47% e il 50% della media globale). Significativamente più elevati della media globale anche i timori sulla casa: il 71% della GenZ e il 73% dei Millennial pensa che sarà impossibile comprarne una nel prossimo anno se lo scenario economico non migliora. Per fare fronte alla instabilità economica, il 37% della GenZ e il 23% dei Millennial in Italia ha almeno un secondo lavoro con cui cerca di integrare la prima fonte di reddito.

Per il 68% della GenZ e il 71% dei Millennial questi due fattori sono più importanti della carriera, che, comunque, rimane un fondamentale elemento di identità per il 49% della GenZ e per il 62% dei Millennial. E se è vero che la vita extra lavorativa è molto importante per i giovani, non sorprende che la maggioranza di GenZ (80%) e Millennial (79%) lascerebbe il proprio lavoro se costretta a tornare in ufficio a tempo pieno. In Italia la GenZ risulta meno «stressata e in ansia» della media globale (44% ita vs 46% global), mentre i Millennial si dichiarano più ansiosi e stressati della media globale (42% ita vs 39% global). A pesare sullo stato di salute mentale sono soprattutto le preoccupazioni sul proprio futuro economico e sul benessere della propria famiglia: ne sono preoccupati il 45% della GenZ e il 47% dei Millennial nel primo caso, il 38% della GenZ e 41% dei Millennial in Italia nel secondo. Tra i GenZ italiani il 63% (contro il 60% della media globale) dichiara di essere stato preoccupato o in ansia per il clima nell’ultimo mese.

«Anche sul fronte del lavoro - Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia - si consolidano trend molto significativi. Flessibilità, salute mentale, attenzione all'impatto ambientale e sociale sono sempre più importanti per GenZ e Millennial alla ricerca di un lavoro. Molti giovani, inoltre, hanno messo in discussione la gerarchia di valori che dà senso alla loro vita: in Italia 7 intervistati su 10 affermano che famiglia e amici sono più importanti della carriera. Un dato che si riflette nella grande importanza attribuita al work-life balance e al lavoro ibrido, ormai considerato new normal».

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