Generali, ispezione dell’Ivass: al centro il modello di business
Gli uomini dell’Autorità stanno lavorando negli uffici della capogruppo. La società ha precisato: si tratta di attività ispettiva ordinaria
di Laura Galvagni
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I punti chiave
3' di lettura
È scattata, nella prima mattinata di ieri una nuova ispezione Ivass in casa Generali. Il gruppo assicurativo è, come tutte le altre compagnie del settore, spesso oggetto delle attenzioni dell’Autorità su specifici aspetti gestionali. In questo caso, si apprende, il monitoraggio avrebbe un raggio d’azione leggermente più ampio rispetto alle recenti visite degli uomini guidati da Luigi Federico Signorini. Sebbene si tratti di un atto che rientra nell’operatività ordinaria dell’Authority, in questa occasione l’Ivass avrebbe deciso di bussare ai piani alti della catena e in particolare alla porta della capogruppo. Il che evidentemente permetterà di avere una visione allargata su tutti gli ambiti di intervento della compagnia.
La posizione della società
Riguardo a tutto ciò Generali, contattata, ha precisato che si tratta di ordinaria attività ispettiva. E tale sarebbe. A quanto è stato possibile ricostruire, in aggiunta, l’oggetto dell’ispezione ruoterebbe però attorno ai modelli di business della società e al relativo profilo di gestione economica. Con un occhio, di conseguenza, anche al tema investimenti. Alcuni degli aspetti al vaglio sarebbero dunque collegati alle scelte di carattere strategico compiute dall’azienda.
Che negli ultimi anni, come è noto, è stata al centro di un acceso confronto tra i soci che ha coinvolto anche il vertice del gruppo. Gli azionisti privati, con in testa Francesco Gaetano Caltagirone, hanno chiesto a più riprese una svolta nella gestione complessiva del Leone. Al punto che lo stesso imprenditore, in occasione dell’assemblea di rinnovo del consiglio di amministrazione del gruppo, aveva deciso di definire una propria lista di candidati per promuovere un progetto alternativo a quello presentato a dicembre dal ceo Philippe Donnet.
Progetto, quest’ultimo, che ha però passato il vaglio dei soci considerato che all’assise dello scorso aprile, indirettamente, ha incassato più voti del piano alternativo. Anche se va ricordato che il 25 luglio VM 2006, società che fa capo a Caltagirone, ha impugnato davanti al tribunale di Trieste la delibera dell’assemblea che il 29 aprile ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione, confermando Donnet al timone del gruppo.
I rapporti tra i soci
Non è un segreto, d’altra parte, che i rapporti tra gli azionisti, le dinamiche interne e il legame tra l’azienda e i suoi soci siano stati al centro di accuse reciproche tra i due fronti. Accuse che spesso sono arrivate anche sul tavolo di Ivass e Consob, come quando il Leone ha chiesto lumi alle autorità su un possibile patto tra gli azionisti privati, patto che poi non è stato rilevato dai vigilanti.
Non solo. La stessa Consob ha chiesto conto alle Generali delle ragioni che hanno spinto l’azienda a escludere l’ex manager Luciano Cirinà, candidato ceo da Caltagrione, dalla lista delle figure che potenzialmente avrebbero dovuto sostituire l’imprenditore romano nel board del gruppo assicurativo. A riguardo la Commissione aveva sollecitato il Leone a dare esaustiva spiegazione circa le motivazioni che avevano indotto quella scelta.
A più riprese, negli anni, è stato poi sollevato da una parte e dall’altra il tema dei conflitti di interesse dei soci e il relativo impatto sulle scelte di investimento di Trieste. Questione riproposta, ultima in ordine cronologico, da Caltagirone alla vigilia dell’assemblea dello scorso aprile. Nel mirino, in particolare, era finita l’offerta che Mediobanca aveva presentato per Banca Generali. Ipotesi tornata recentemente d’attualità considerato che l’eventuale cessione dell’asset potrebbe favorire i piani di crescita esteri del gruppo assicurativo che ha messo nel mirino due operatori dell’asset management negli Usa, ossia Guggenheim Partners e Brightsphere.
L’esito
Tornando all’ispezione, va ricordato che gli accertamenti possono essere svolti anche in collaborazione con la Banca d’Italia, con altre Autorità pubbliche o con altre Autorità di vigilanza assicurativa dell’Unione Europea. Quanto all’esito, questo è evidentemente tutto da scrivere. Stando alla procedura è possibile che l’Istituto produca delle osservazioni alle quali eventualmente la compagnia è tenuta a rispondere. E se la risposta dovesse rivelarsi convincente il dossier verrebbe chiuso. Diversamente resta la possibilità che venga avviata una successiva fase istruttoria.
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