Gentiloni: i veti Polonia-Ungheria non sono giustificati
Il commissario Ue all’Economia ha ricordato che i due Paesi sono molto favoriti dai fondi di Next Generation Eu che non sono un’operazione italo-spagnola
di Roberta Miraglia
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I veti di questi giorni al piano Next Generation Eu «non sono giustificati, perché i Paesi che li pongono sono tra quelli molto colpiti dalla seconda ondata e molto favoriti, in rapporto al Pil, da questi fondi, come lo sono nel quadro finanziario pluriennale». Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, intervenendo al Workshop Finanza 2020 organizzato da The European House-Ambrosetti, ha assicurato l’impegno della Commissione per superare i veti, e si è detto fiducioso, ricordando che a volte i finanziamenti vengono presentati come se «fossero un’operazione italo-spagnola, ma in verità vediamo che molti, tra cui Polonia e Ungheria, sono molto più favoriti di Italia e Spagna».
Piani nazionali di qualità per la ripresa
Oltre agli sforzi per condurre in porto il piano Next Generation Eu, il commissario ha inoltre elencato altri importanti impegni, tra cui il mantenimento delle politiche di sostegno all’economia finché sarà necessario, per evitare una doppia recessione in caso di un ritiro prematuro degli aiuti. Uno degli impegni sarà poi garantire che i piani nazionali di ripresa e di riforma abbiano un’alta qualità. «Non è che si raccolgono quasi 1.000 miliardi di euro, come Unione europea, perchè di questo si tratta, e poi la Commissione li distribuisce. La Commissione non dispensa bonifici, non è un intermediario finanziario». I piani nazionali, ha aggiunto, devono essere coerenti con gli obiettivi fissati dall’Unione (digitalizzazione e transizione a un’economia green).
I rischi sociali della crisi
Il commissario ha inoltre sottolineato che tra i rischi della crisi sanitaria non va sottovalutato quello sociale, legato al lavoro e in particolare a quello femminile e dei giovani che, nel nostro Paese «è già serio e rischia di aggravarsi». Gli effetti della crisi, ha sottolineato «non sono alle nostre spalle con la perdita di sei milioni di posti di lavoro, molti più inoccupati, la caduta delle ore lavorate». Una situazione che «impatta su giovani precari, donne, e in Italia il problema dell’occupazione delle donne è già serio e rischia di aggravarsi». Gentiloni ha aggiunto: «Sappiamo di essere nel mezzo di una crisi molto grave. Le ultime previsioni vedono quest’anno un calo del Pil a livello globale (Ue esclusa) del 3,8 per cento. Siamo quindi in una situazione peggiore della crisi finanziaria tanto che anche al G20 si è raggiunto un accordo quadro per la ristrutturazione del debito di quei Paesi che non saranno in grado di ripagare».
La grande sofferenza dei servizi
In Europa molti Paesi purtroppo non torneranno neanche alla fine del 2022 agli stessi livelli di crescita che avevano alla fine del 2019. Gentiloni ha osservato che guardando alle differenze tra i vari settori dell’economia, «il manifatturiero ha imparato a convivere con l’epidemia mentre a soffrire maggiormente sono i servizi, in particolare quelli che prevedono il contatto stretto con il pubblico».
Il rischio per le imprese
Esiste poi il rischio per le imprese, soprattutto quelle più piccole che stanno accumulando difficoltà. «Come Unione - ha detto Gentiloni - abbiamo ancora molta potenza di fuoco. I 3mila miliardi di euro approvati in deroga alle regole sugli aiuti di Stato (con la metà delle richieste arrivata da un solo Paese, la Germania) a fine ottobre avevano visto un utilizzo ancora abbastanza limitato. E nonostante le iniziali richieste, guardando al ranking dei Paesi, si scopre che non è stata la Germania lo Stato che ha fatto più uso di queste risorse in deroga».
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