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Georgieva (Fmi): Pil cinese in accelerazione al 4,4% nel 2023

Le prospettive per l’economia mondiale «sono migliorate» ma «dobbiamo essere cauti», ha detto a Davos la numero uno del Fondo monetario

dal nostro inviato Gianluca Di Donfrancesco

Kristalina Georgieva (Epa)

2' di lettura

L’economia cinese tornerà ad accelerare nel 2023, con una crescita che potrebbe raggiungere il 4,4%. Tornerebbe così a correre più del Pil globale, che quest’anno dovrebbe attestarsi al 2,7%. Lo ha detto la direttrice generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, nell’ultimo giorno del World Economic Forum di Davos, il 20 gennaio.

Meno peggio del temuto

Il Fondo monetario pubblicherà il suo World Economic Outlook il 31 gennaio. Le previsioni anticipate da Georgieva confermerebbero le stime fatte a ottobre del 2022, quando l’Fmi ha rilasciato il suo ultimo report. «Lo scorso anno - ha detto - abbiamo abbassato le stime di crescita tre volte. Il semplice fatto che non le taglieremo ancora è già una cosa positiva». Georgieva ha confermato quanto emerso negli ultimi giorni a Davos: dopo molto pessimismo, con lo scenario di una recessione globale alle porte, i dati sembrano indicare che «l’economia sta andando meno male di quanto pensassimo, questo però non significa che sta andando bene.

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Le ragioni della fiducia

In primo luogo, secondo Georgieva, l’inflazione ha finalmente cominciato a scendere, anche se resta troppo alta. Il 19 gennaio, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha confermato che i tassi di interesse continueranno a salire finché l’indice dei prezzi non sarà riportato al 2%.

Il secondo fattore di fiducia, secondo Georgieva, arriva dall’economia cinese, che l’anno scorso è cresciuta più lentamente della media mondiale per la prima volta da decenni. Nel 2023, Covid permettendo, ci sarà una accelerazione.

Infine, la forza dei mercati del lavoro hanno portato i consumatori a mantenere la spesa e a sostenere la crescita economica.

Bisogna però evitare di passare da un eccesso di pessimismo a un ottimismo esagerato, ha avvisato la numero uno del Fondo.

I fattori di rischio

A preoccupare infatti ci sono la debolezza stessa della crescita nel 2023: «Un aumento del Pil globale del 2,7% non è favoloso: sarebbe una delle peggiori performance degli ultimi anni, escluse la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia», sottolinea Georgieva.

Quanto all’inflazione, se è vero che la situazione comincia a migliorare, ci sono forti incertezze. La stessa crescita della Cina, che è un fattore positivo, rischia di avere ripercussioni negative sui prezzi dell’energia.

Poi c’è la guerra in Ucraina, che resta una minaccia su tutti i fronti. «Quello in Ucraina - ha sottolineato Georgieva - è un conflitto globale, perché ha distrutto il dividendo della pace e fatto aumentare la povertà nel mondo».

Altro fattore di rischio, è la frammentazione: la diversificazione ordinata delle supply chain può avere un effetto limitato sul Pil globale, ma se ci si spinge troppo oltre, la paralisi del commercio potrebbe «sottrarre 7 punti percentuali al Pil globale: 7mila miliardi di dollari».


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