il rapporto annuale

Germania, gli esperti economici del governo tagliano le stime di crescita

di Isabella Bufacchi

Angela Merkel (Ap)

3' di lettura

La Germania sta attraversando uno dei cicli economici di crescita più lunghi dal dopoguerra ma questa espansione, pur continuando quest'anno e il prossimo, rallenterà con un Pil previsto in aumento dell'1,6% nel 2018 e dell'1,5% nel 2019 raggiungendo così la crescita potenziale stimata all'1,5 per cento. Questo rallentamento è dovuto a un contesto meno favorevole del commercio estero e a un calo della crescita mondiale, ad alcuni fattori temporanei come quello del settore automobilistico tedesco. Pesano ora e in prospettiva sfide come il protezionismo di Trump, Brexit, la turbolenza nell’euroarea provocata dall’Italia, la digitalizzazione e la crescita demografica in Germania. Queste alcune delle considerazioni e delle stime contenute nel rapporto annuale pubblicato oggi dal Consiglio degli esperti economici tedeschi, un think tank tenuto in alta considerazione dalla classe politica tedesca e dal governo guidato da Angela Merkel.

Le sfide più grandi per l'economia tedesca sono di carattere internazionale e domestico. Sono collegate prima di tutto al futuro dell’ordine multilaterale nell'economia mondiale e al cambiamento demografico. Per il Consiglio degli esperti, il rafforzamento dell’Unione europea è in parte il modo per rispondere alle sfide internazionali mentre un cambiamento strutturale attraverso la digitalizzazione è il modo per risolvere le sfide nazionali: servono dunque «riforme coraggiose» per migliorare l’assetto dell'economia tedesca, evitando politiche industriali interventiste da parte dello stato. La Germania deve attrezzarsi per affrontare le sfide della demografia: serve una riforma delle pensioni per evitare che i pensionati baby boomers portino a un aumento delle tasse. La crescita demografica inoltre sta avendo un impatto sul mercato immobiliare tedesco: il rapporto mette in evidenza un rialzo eccessivo dei prezzi delle case e degli affitti.

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Sulla riduzione delle tasse societarie, richiesta dal mondo delle imprese in Germania, il rapporto sottolinea come la totale abolizione della tassa di solidarietà servirebbe almeno a controbilanciare l'aumento delle tasse a livello locale avvenuto dopo la riforma tributaria del 2008. Ma il consiglio è contrario a una tassa europea sui colossi del digitale.

I rischi potenziali allo sviluppo economico sono individuati in un'escalation della guerra commerciale nel mondo, una Brexit disordinata, oppure il ritorno di una crisi nell'area dell'euro: tra le sfide per la Ue viene evidenziata quella crescente posta dai partiti euroscettici come in Italia. Brexit obbliga la Ue a rivedere il suo bilancio pluriennale 2021-2027 e questa deve essere vista come un'opportunità per rafforzare il principio della solidarietà, individuando aree per un maggiore investimento come le infrastrutture.

Le misure protezioniste adottate dall’amministrazione Trump e le conseguenti ritorsioni per il Consiglio dei saggi non hanno generato per ora un livello di guerra commerciale come quello degi anni '20 e '30. La Ue dovrebbe reagire al protezionismo di Trump utilizzando gli spazi di manovra consentiti all'interno del Wto. La crescita nell'area dell'euro è stimata al 2% nel 2018 e all'1,7% nel 2019.

In quanto alla Bce, il rapporto rileva che la politica monetaria nell'area dell'euro resti molto espansiva nonostante l'inflazione stia salendo. C'è dunque il rischio che la normalizzazione della Bce arrivi in ritardo: il processo di ritorno alla normalità va gestito bene per stabilizzare in via permanente l'euro area, è la raccomandazione degli esperti, i quali chiedono più chiarezza nel modo in cui il bilancio della Bce verrà gradualmente ridotto dopo il Qe. Il processo di normalizzazione della Bce va inoltre accompagnato da politiche fiscali dei governi europei più mirate alla sostenibilità, per aumentare i margini di manovra in futuro.

Sull'impennata dello spread dei BTp contro i Bund tedeschi, il rapporto sostiene che questa è la prova che la disciplina di mercato funziona ancora

Sull'impennata dello spread dei BTp contro i Bund tedeschi, il rapporto sostiene che questa è la prova che la disciplina di mercato funziona ancora, e il contagio che c'è stato lo scorso maggio è lieve e non si è ripetuto in settembre. Il rapporto consiglia la riduzione del debito pubblico quando molto alto durante questa situazione economica. Per gli esperti economici tedeschi, lo spread svolge dunque una funzione: e quando un Paese rischia di perdere accesso ai mercati, può rivolgersi all'Esm il fondo salva-Stati ma solo in cambio di condizionalità, di impegni futuri da rispettare. Il rapporto vede con favore il potenziamento dell'Esm ma accompagnato da un meccanismo di ristrutturazione ordinata del debito pubblico e dal backstop al Single resolution fund, da portersi attivare velocemente. I saggi sono tuttavia contrari alla transfer union e a un aumento della condivisione dei rischi attraverso un'unione fiscale. L'Unione bancaria va portata avanti ed è necessaria ma la garanzia unica dei depositi non può essere realizzata senza prima aver ridotto l'esposizione al rischio sovrano delle banche e il trattamento di favore riservato ai titoli di stato detenuti dalle banche.

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