Sentenza della Corte federale

Germania, gli hotel possono proporre tariffe più basse di Booking

2' di lettura

Gli alberghi in Germania possono proporre ai clienti sui propri siti internet tariffe più basse di quelle presenti sulla piattaforma Booking.com. Lo ha deciso la Corte federale tedesca, ponendo fine a una lunga querelle tra albergatori tedeschi e il sito per prenotazioni.

Booking.com, uno dei giganti online del settore, puntava a conservare la clausola che impediva agli hotel di proporre sui propri siti prezzi inferiori a quelli presenti sulla piattaforma ma la Corte federale tedesca (Bgh) ha giudicato questa pratica «incompatibile con la legge sui monopoli».

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La federazione tedesca degli albergatori ritiene che questa decisione «dia sicurezza giuridica agli operatori del settore in Germania e permetta una concorrenza più giusta». Booking.com era stata sanzionata dall'Antitrust tedesca nel 2015 per questa pratica ma nel 2019 la piattaforma aveva vinto in appello. L'Antitrust si è quindi rivolta alla Corte di giustizia federale, la corte di ultima istanza nel sistema della giurisdizione ordinaria in Germania. E ora ha avuto ragione su Booking, che già in altri Paesi europei ha dovuto rinunciare a questa pratica negli ultimi anni.

Andreas Mundt, presidente del Bundeskartellamt (l’Autorità tedesca per la tutela della concorrenza) ha accolto con favore la sentenza di martedì e ha detto che le clausole di miglior prezzo potrebbero «ostacolare la concorrenza tra le piattaforme».
«Queste clausole - ha concluso - possono danneggiare gli albergatori e comportare prezzi più alti per i consumatori».

«Esistono diversi esempi di Autorità garanti della concorrenza che hanno ritenuto eque le nostre pratiche - ha commentato Booking.com - per esempio in Svezia, Francia e Italia. Purtroppo, la decisione di oggi aumenta la frammentazione giuridica nella Ue, andando contro gli interessi dei consumatori e di chi affitta alloggi piccoli e indipendenti».

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