Germania, dopo la riapertura il tasso di contagio si riavvicina a 1. Ma ci sono 13mila posti in terapia intensiva
La riapertura parziale fa risalire come previsto in Germania il tasso di contagio, ora 0,9. Aumentati i letti liberi in terapia intensiva
di Isabella Bufacchi
4' di lettura
Il bollettino dell’istituto DIVI IntensivRegister , la piattaforma digitale che collega 1.251 ospedali in tutta la Germania, ha reso noto al mattino del 28 aprile il dato più aggiornato possibile relativo ai letti liberi nei reparti di terapia intensiva: 13.507 rispetto ai 12.789 del giorno precedente. Segno che si sono liberati più letti di quanti ne siano stati occupati, in piena pandemia da coronavirus: tra decessi e guarigioni.
Il dato va letto in contemporanea al tasso di contagio (l’ormai noto indice R0) dopo la parziale e cauta riapertura iniziata da circa una settimana, che lunedì era salito a 1 per poi scendere ieri a 0,9. Stando agli ultimi dati del Robert Koch Institut dunque, ora una persona in Germania ne contagia 0,9, rispetto allo 0,7 prima della riapertura: sullo sfondo un totale di 156.337 casi di contagio e 5.913 vittime.
Tuttavia questo rapporto di contagio al rialzo, monitorato strettamente e ben spiegato nella oramai famosa conferenza stampa di Angela Merkel sui dubbi sottostanti alla riapertura, non è del tutto inatteso. Sarà forse per questo che prima di avviare una cauta riapertura, il governo si è accertato che il sistema sanitario fosse pronto a un eventuale inasprimento dei casi gravi dei contagiati.
I letti liberi nei reparti di terapia intensiva
Uno dei primi investimenti del governo di grande coalizione Cdu-Csu e Spd per contrastare il coronavirus è stato nella sanità, cioè negli ospedali: 3,1 miliardi subito, da un pacchetto complessivo a disposizione da 55 miliardi. Il ministro della sanità Jens Spahn ha prontamente promesso il «raddoppio dei letti in terapia intensiva».
Prima dello scoppio dell’epidemia, il sistema sanitario tedesco aveva 28.000 letti nei reparti di terapia intensiva, di cui 20.000 con le attrezzature necessarie per la ventilazione polmonare e i macchinari per la respirazione meccanica assistita. Erano solitamente occupati al 70-80% , stando alle statistiche del DKG (Deutsche Krankenhaus Gesellschaft). L’Ocse stimava 34 letti in terapia intensiva per 100.000 abitanti in Germania, uno dei rapporti più alti in Europa, pre-pandemia.
Dopo i primi investimenti d’emergenza, il numero dei letti nei reparti di terapia intensiva è salito da 28.000 a 40.000 , stando a statistiche ufficiali, soprattutto per quelli con ventilazione meccanica. E il rapporto è salito a 48 letti per 100.000 abitanti.
Meno contagi, più letti liberi
La Germania si è preparata da subito a gestire lo scenario peggiore, quello dell’Italia dilaniata dal coronavirus e del triage. Il numero dei contagiati con ricovero in terapia intensiva è tuttavia rimasto relativamente basso, in Germania.
Il registro DIVI ha comunicato nella mattinata del 28 aprile che 2.467 pazienti con Covid-19 (+ 58 rispetto al giorno precedente) si trovano ora in terapia intensiva di cui il 71% cioè 1.748 (+ 19) con ventilazione meccanica. Sul totale dei letti in terapia intensiva, il 28 aprile ne risultano 19.337 occupati (non solo da casi di coronavirus) e 13.057 liberi.
Il 27 aprile tuttavia il numero totale di letti in terapia intensiva era 31.516 di cui 59% occupati, 12.789 liberi.
Il numero dei pazienti con coronavirus usciti dalla terapia intensiva dallo scoppio dell’epidemia è pari a 8.351, di cui 2.466 deceduti.
Le statistiche ballano
Il numero dei letti in terapia intensiva in Germania, stando ad altre statistiche ufficiali, sarebbe in effetti più vicino a 40.000 che 32.000. Gli ospedali con terapia intensiva sono 1.942, ben più dei 1.251 che partecipano alla piattaforma digitale (per mettere a disposizione prontamente i letti liberi su base geografica): e il sistema federale non aiuta a centralizzare i dati.
Il numero degli ospedali in Germania è diminuito in media del 7% in tutto il territorio, dal 2008 al 2017, con picchi nelle regioni occidentali. Il sistema sanitario tedesco lamentava, prima della pandemia, tagli troppo drastici e inefficienze, rispetto soprattutto al trend dell’invecchiamento della popolazione. Altro lamento, quello di stipendi bassi e personale inadeguato. Queste carenze saranno ora via via sanate, con un aumento degli investimenti e anche dei salari per gestire al meglio la pandemia.
Le critiche fioccano anche in Germania
L’operato del governo GroKo è già stato aspramente criticato da chi in Germania accusa la gestione della pandemia per aver “esagerato” . I posti letto liberi sono un costo per la comunità, è stato rinfacciato.
Il clima non è disteso neanche in un Paese che ha numeri incoraggianti sui casi di coronavirus, con un numero non elevatissimo tra il personale ospedaliero ma che sale nelle case di cura per anziani.
Ha fatto il giro del mondo l’intervista al Guardian del virologo Christian Drosten, che è il volto della lotta alla pandemia in Germania: è stato minacciato di morte in Germania per aver detto come stanno le cose al grande pubblico. E’ molto spesso in televisione, alla radio, nei più gettonati talk show, in podcast, in conferenza stampa.
Angela Merkel ha scandito con un certo orgoglio, in una delle sue conferenze stampa sul coronavirus, che la Germania finora è riuscita a garantire la massima assistenza sanitaria a tutti i malati di Covid-19. E questo è un ambizioso benchmark per il futuro post-riapertura.
Per provare a centrare questo obiettivo, il governo seguirà da vicino la statistica che abbina l’aumento del rapporto di contagio al numero dei posti letto liberi in ospedale. Lo scenario che la cancelliera ha citato e che non vorrebbe vedere è quello di un sistema sanitario al collasso che non ha più letti liberi già a giugno, con un aumento eccessivo del rapporto dei contagi: per questo la riapertura potrebbe essere a singhiozzo.
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