Germania, transazioni immobiliari in caduta del 50% nei nove mesi
Le grandi compravendite gelate dal calo dei prezzi del 10% e dal rialzo dei tassi. Di 400mila nuove abitazioni se ne costruiranno la metà. Fallimenti in crescita
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È pieno inverno sull’immobiliare tedesco, soprattutto nel comparto residenziale. E non se ne vede la fine. I dati del terzo trimestre 2023 sugli investimenti residenziali in Germania continuano a mantenersi sul minimo storico. È quanto emerge dall’ultimo Residential Market living di Savills.
«Nei primi nove mesi dell’anno – spiega Karsten Nemecek, managing director Corp. Finance-Valuation di Savills Germania – le transazioni residenziali hanno toccato i 5 miliardi di euro. Si tratta del 51% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel solo terzo trimestre, il volume delle transazioni è stato pari a un miliardo di euro e solo 15 transazioni di edifici dalle 50 unità abitative in su. Si tratta del numero più basso da quando abbiamo iniziato a monitorare il dato sul mercato, ovvero dal 2009. Nei primi 9 mesi sono stati transati 26.100 appartamenti (-52% anno su anno)». I prezzi delle case, in un anno, sono crollati del 10 per cento. In città come Berlino, Amburgo, gli appartamenti sono scesi del 9,8% mentre le case uni e bifamiliari del 12,6% (sempre su base annua).
È un mix di elementi quello che ha portato in un tunnel il mercato immobiliare tedesco, il più grande mercato di investimenti immobiliari del continente, che rappresenta circa un quinto della produzione economica nazionale e un posto di lavoro su dieci, come ricorda la Bauindustrie, l’associazione dei costruttori. A differenza dell’Italia, la Germania è un Paese di grandi costruttori e sviluppatori, dove la piccola proprietà è meno diffusa e parcellizzata. La proprietà è spesso in mano a società immobiliari che affittano e gestiscono, sottoposte, in gran parte, a regolamentazioni locali e statali per frenare gli eccessi di mercato e rendere i canoni accessibili. La Germania è però anche un Paese dove si costruisce e si rigenera molto.
«Con l’arrivo di un milione di profughi ucraini, il Paese si è dato l’obiettivo di costruire 400mila nuovi appartamenti l’anno – precisa Marco Högl, director head of Residential Capital Markets di Savills – ma quest’anno saranno forse meno della metà, anche se secondo gli operatori ne servirebbero 700mila per sostenere la crescita demografica verso le città e la capacità attrattiva dell’economia tedesca»
Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, i permessi di costruzione degli appartamenti sono crollati del 27% nella prima metà del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022. La pressione combinata di tassi di interesse elevati, impennata dei costi di costruzione, carenza di manodopera e crescente ritiro dei finanziatori disposti a rifinanziare o estendere nuovi prestiti ha messo in difficoltà la filiera. Tutti costi che, per insostenibilità economica e restrizioni di legge, non è stato possibile “scaricare a valle” su acquirenti e inquilini.
«I bond a 10 anni assicurano oggi un rendimento al 2,7% – spiega ancora Nemecek –. I rendimenti residenziali prime sono al 3,7 per cento. Alle società immobiliari, per poter assicurare un rendimento del 4% agli investitori, servono canoni da 20 euro al mq. Non è sostenibile».
«Se i costi di costruzione raggiunti sul mercato non coprono più i costi, si mette in pericolo l’esistenza della filiera tedesca dell’edilizia e si rischia un’ondata di insolvenze», ha detto Tim-Oliver Müller, l’amministratore delegato di Bauindustrie, commentando recentemente i dati dell’Ufficio federale di statistica –. Nella prima metà dell’anno il numero dei fallimenti nel settore dell’edilizia è aumentato del 39%, quello dei costruttori edili addirittura del 43 per cento».
Non riuscendo a costruire, anche i terreni perdono valore. Poi ci sono le regolamentazioni (federali, statali e comunali). Come la legge che vincola i canoni a non crescere oltre il 10% dell’indice fissato, ad esempio, da ciascuna amministrazione. Tutela gli inquilini, ma impedisce agli operatori di “scaricare” oneri a valle, appesantendo i costi e frenando nuovi sviluppi.
Poco prima, ad agosto, tre imprese di costruzioni tedesche (Development Partner, Project Immobilien ed Euroboden) avevano depositato istanza di fallimento in tre diversi tribunali federali. Problemi di insolvenza, costi di costruzione, riluttanza delle banche a estendere i prestiti, le motivazioni. Sempre ad agosto, Vonovia – il più grande gruppo immobiliare tedesco – ha svalutato il valore delle sue proprietà di 6,4 miliardi nella prima metà dell’anno. Adler Group ha dichiarato svalutazioni di portafoglio da un miliardo di euro.
I costruttori edili hanno presentato al Governo un “pacchetto” di proposte per chiedere un allentamento degli standard ambientali e maggiori agevolazioni fiscali per sostenere i costi di finanziamento. Il Governo ha risposto con nuove regole su detrazioni e riduzione del carico fiscale e circa 20 miliardi per costruire (o riqualificare) edifici in ottica Esg. «È in corso uno shift degli operatori istituzionali da altre asset class verso il residenziale – ha concluso Högl –. Il repricing in corso, unito al rinnovo in chiave Esg, aprirà nuove opportunità. Ma non a breve. Prevediamo che difficoltà permarranno per buona parte dell’anno prossimo».
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