La versione di Ghosn: «Innocente, da Nissan un complotto contro di me»
«La mia detenzione è stata condotta al di fuori delle regole delle Nazioni Unite» e le accuse che «mi sono state rivolte sono false», ha detto l’ex amministratore delegato di Renault e Nissan nella sua prima apparizione pubblica a Beirut dopo la fuga dal Giappone
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Due settimane dopo essere diventato il fuggitivo più famoso del mondo con un’audace fuga in Libano, Carlos Ghosn ha attaccato il sistema giudiziario giapponese: «Sono stato brutalmente portato via dal mio mondo così come lo conoscevo», ha detto a Beirut l'ex capo della Nissan Motor Co. e della Renault SA, intervenendo in conferenza stampa per la prima volta dal suo arresto per crimini finanziari più di un anno fa. «Sono stato strappato alla mia famiglia, ai miei amici, alle mie comunità e a Renault, Nissan e Mitsubishi».
La fuga di Ghosn dal Giappone, una fuga degna di un thriller di spionaggio hollywoodiano, ha segnato l’ultimo colpo di scena di una saga iniziata con il suo sbalorditivo arresto all’aeroporto di Haneda di Tokyo nel novembre del 2018. Ora, libero di dire quello che pensa, il 65enne sta cercando di recuperare la sua credibilità, rovinata dalle accuse di aver sottovalutato il proprio reddito e di aver fatto razzia di risorse aziendali per un guadagno personale alla Nissan. Ghosn è indagato anche in Francia.
Dopo più di un anno nel sistema di giustizia penale giapponese, inclusi mesi chiusi in una cella, Ghosn ha dei conti da regolare. Proclamando la sua innocenza, ha accusato i pubblici ministeri e i funzionari governativi giapponesi di aver cospirato per rovesciarlo. «I miei avvocati - ha dichiarato Ghosn - mi hanno detto che sarei stato in Giappone per 5 anni in attesa del processo».
Ghosn ha detto che «la procura (giapponese) e la società (Renault-Nissan) sono in combutta» e che lui «può fare tutti i nomi delle persone coinvolte nel complotto», ma che non vuole «nuocere agli interessi del Libano». Ghosn ha la nazionalità francese, brasiliana e libanese.
In precedenza, anche il suo entourage aveva attaccato Nissan, dicendo che la casa automobilistica di Yokohama lo aveva sacrificato. «L’indagine non ha mai riguardato la ricerca della verità», hanno detto in una dichiarazione. «È stata avviata e condotta con lo scopo specifico e predeterminato di eliminare Carlos Ghosn per impedirgli di integrare ulteriormente Nissan e Renault».
Ghosn stava affrontando processi che avrebbero potuto portarlo in prigione per più di un decennio quando, la settimana scorsa, è fuggito in Libano con un jet privato dall'aeroporto internazionale Kansai di Osaka per sfuggire a quello che ha descritto come un «sistema giudiziario giapponese truccato». Il Paese mediterraneo non ha un accordo di estradizione con il Giappone.
Martedì 7 gennaio, i procuratori di Tokyo hanno fatto pressioni ottenendo un mandato d'arresto per Carole Ghosn e sua moglie, sospettata di aver rilasciato una falsa testimonianza.
Anche Nissan ha proseguito l’offensiva martedì 7 gennaio, dicendo che la sua indagine interna nel periodo precedente l'arresto di Ghosn ha trovato «prove incontrovertibili di vari atti di cattiva condotta» dell’ex dirigente. Nissan si è impegnata a intraprendere «un’adeguata azione legale» contro di lui per qualsiasi danno causato alla società.
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