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Giappone: solida maggioranza per i liberaldemocratici di Kishida

Il premier centra il risultato cercato con lo scioglimento anticipato della Camera e annuncia che sarà alla Cop26 di Glasgow

di Gianluca Di Donfrancesco

Aggiornato il 1° novembre, ore 13:54

Il premier Fumio Kishida mette rose con i nomi degli eletti del suo Partito liberaldemocratico su un tabellone, nel quartier generale di Tokyo

3' di lettura

L’obiettivo del premier Fumio Kishida era ottenere un mandato forte per rinsaldare la presa sul suo Partito liberaldemocratico (Ldp) e portare il Giappone oltre le Abenomics. C’è sostanzialmente riuscito. Con il voto di domenica 31 ottobre, l’Ldp resta partito di maggioranza, superando agevolmente la soglia richiesta dei 233 seggi per il controllo della Camera bassa. Il risultato ottenuto, che lo vede scendere da 276 a 261 seggi, mostra tuttavia un netto calo di consensi.

Superare le Abenomics

Una flessione era ampiamente prevista nei sondaggi. L’Lpd sconta le critiche per la gestione della pandemia, le Olimpiadi di Tokyo e una crescente stanchezza per le politiche liberiste dell’ex premier Shinzo Abe, che hanno fatto lievitare utili d’azienda e quotazioni di Borsa, ma non hanno migliorato le condizioni del ceto medio e non sono riuscite a portare il Paese fuori dalla deflazione.

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Lo stesso Kishida partiva da tassi di popolarità piuttosto bassi. Il premier si è fatto promotore di un «nuovo capitalismo», capace di coniugare le esigenze della crescita economica e quelle della ridistribuzione della ricchezza. Una presa di distanze dal mix di politiche monetarie e di bilancio volute da Abe, senza però ripudiarle. Kishida deve molto all’ex premier, che lo ha sostenuto nella scalata al partito e gli ha spalancato le porte dell’Esecutivo.

Il traguardo minimo

Confermarsi come partito di maggioranza da solo, era il traguardo minimo per l’Lpd, sempre al potere dal 1955, salvo per due brevi parentesi. Grazie al sostegno dei partner di coalizione, il Komeito, che passa da 29 a 32 seggi, il margine sull’opposizione è ampio (con oltre 291 seggi totali). «Se la coalizione è in grado di mantenere la maggioranza, lo interpreto nel senso che ci siamo assicurati un mandato popolare», ha detto Kishida.

Vinte le presidenziali dell’Ldp e nominato premier, Kishida ha deciso di sciogliere la Camera bassa e andare al voto anticipato, per ottenere una legittimazione che andasse oltre i giochi di palazzo innescati dalle dimissioni del suo predecessore, Yoshihide Suga, costretto alla resa dopo nemmeno un anno di mandato.

Il calo nei consensi comunque c’è. Tra gli sconfitti eccellenti, figura il segretario generale dell’Ldp, Akira Amari, che ha annunciato le dimissioni dopo essere stato battuto nel proprio collegio elettorale.

Kishida a Glasgow

Il premier si sente comunque rassicurato dall’esito delle elezioni e ha deciso di volare a Glasgow per prendere parte alla Conferenza Onu sul climate change. Il Giappone è quinto al mondo per emissioni di anidride carbonica «e deve assumersi le proprie responsabilità», ha detto il premier.

Nelle prossime settimane, il capo del Governo presenterà i dettagli del maxi pacchetto di incentivi annunciato per dare slancio all’economia del Paese, che avanza più lentamente degli altri Stati del G7, dopo la recessione innescata dal Covid-19. L’Fmi stima per Tokyo un rimbalzo del Pil del 2,4% nel 2021.

L’opposizione

Il Partito democratico costituzionale, successore del Partito democratico del Giappone (al potere dal 2009 al 2012), si conferma maggior partito di opposizione, ma perde in modo netto, passando da 110 a 96 seggi. Balzo per il Partito per l’innovazione, che quasi quadruplica a 41 i suoi eletti, dagli 11 di partenza.

Democrazia senza donne

Dei 1.051 candidati in corsa per i 465 seggi della Camera, solo il 17% erano donne, nonostante una legge del 2018 che promuove l’uguaglianza di genere nelle elezioni, ma non è accompagnata da un meccanismo sanzionatorio. Le donne rappresentano circa il 10% del Parlamento. Nel gabinetto nominato da Kishida, ci sono solo tre donne (Digitalizzazione, Vaccini e Calo delle nascite) su venti posti e tutte le posizioni chiave sono state assegnate a maschi.

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