I punti chiave
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Il recente protocollo d'intesa tra Stellantis e Samsung Sdi per la realizzazione di una nuova gigafactory per la produzione di batterie negli Stati Uniti nel quadro della joint venture StarPlus Energy è soltanto l'ultimo tassello di una gara globale che non accenna a fermarsi. D'altronde, le sfide della transizione energetica e gli obiettivi fissati dai principali attori internazionali per i prossimi anni risultano quanto mai impellenti.
Con la corsa all'elettrificazione dei trasporti che ha causato un'impennata nella domanda globale di batterie, a giocare un ruolo strategico sono proprio le gigafactories. Ma per comprendere il ruolo di questi centri nevralgici attorno a cui si snodano investimenti e rivalità, occorre fare un passo indietro.
Il termine ‘gigafactory' è stato coniato nel 2013 dal ceo e fondatore di Tesla Elon Musk per indicare i suoi enormi impianti di produzione di batterie per auto e sistemi di stoccaggio energetico. Nella pratica, si tratta di fabbriche tecnologicamente avanzate e altamente automatizzate di “giga” – in particolare di GigaWatt, unità di misura per la potenza, e di GWh, per riferirsi alla capacità di stoccaggio energetico - che mirano a soddisfare la crescente domanda di celle di batteria sfruttando la produzione su larga scala.
Le gigafactories nel mondo: un futuro in ascesa
Secondo le rilevazioni della società Benchmark Mineral Intelligence (Bmi), saranno 236 le gigafactories attive entro la fine di quest'anno. E, stando alle previsioni, le cifre sarebbero destinate ad aumentare nel prossimo futuro. Se tutti i progetti verranno realizzati senza intoppi, si calcola infatti che i grandi impianti di produzione ammonteranno a 399 nel 2030.
Un notevole balzo in avanti con ripercussioni dirette sulla capacità produttiva che, dai 2451,4 GWh previsti nel 2023, raggiungerebbe quota 8929,9 GWh entro la fine del decennio. A frenare entusiasmi e trionfalismi, tuttavia, alcuni intoppi e tagli che hanno coinvolto diversi progetti in cantiere nel mondo, dal Regno Unito all'Italia, rendendo le tempistiche sempre più incerte.
Le gigafactories attive nel mondo
Tra Asia e Occidente
Quella delle batterie è una delle competizioni più strategiche per la transizione energetica. E sebbene il continente asiatico stia dettando i ritmi della sfida, con la maggior parte degli accumulatori che proviene dalla Cina; Europa e Stati Uniti si muovono velocemente per ridurre i divari e non rimanere indietro.
Il quadro rilevato da Bmi parla chiaro: Pechino nel 2022 ha registrato una capacità di produzione di 1369,7 GWh, pari al 78,5% del totale mondiale. Vale a dire, oltre dieci volte il peso produttivo europeo (7,7%) e statunitense (6,2%).
Se il margine del dominio cinese appare rassicurante, i gap sembrerebbero però destinati a ridursi. Nel 2030 la produzione in Occidente dovrebbe infatti aumentare considerevolmente: salvo inciampi o congetture inattese, la capacità produttiva di celle a batteria aumenterà a 1177,2 GWh in Europa e ancor di più negli Usa, dove si aggirerà intorno ai 1281,6 GWh. In termini di mercato, le rispettive quote salirebbero dunque al 13,2% e 14,4% mentre la Cina vedrà il suo ruolo ridimensionato al 68,5%.
E con il 2035, l'anno in cui in Europa diventerà obbligatorio il passaggio all'elettrico nel settore dei trasporti, all'orizzonte, l'ambizione di contrastare il dominio asiatico in un campo determinante sarà ancora più impellente per il fronte transatlantico. Stando alle previsioni, nelle gigafactories europee si concentrerà una produzione di 1443,2 GWh, pari al 15% del mercato globale, mentre negli Stati Uniti la capacità raggiungerà i 1385,6 GWh (14,4%).
Tuttavia, per ridimensionare il potere orientale la strada è ancora lunga: nel 2035, infatti, la produzione cinese rappresenterà il 66,8% della capacità mondiale, a cui va aggiunta anche una piccola quota (3,9%) generata da altri Stati asiatici.
La geopolitica delle batterie
I protagonisti del settore
In principio c'era Sparks, in Nevada, a cui hanno fatto seguito Buffalo, Shanghai, Berlino e Austin. Il colosso Tesla è senza dubbio il precursore delle gigafactories.
Sulla scia dell'esempio di Tesla, numerosi produttori di veicoli che hanno ampliato la propria offerta elettrica, tra cui Volkswagen Group , Stellantis e Mercedes-Benz , hanno scelto di puntare sul modello ‘gigafactory', sia attraverso joint venture con produttori di celle di batteria, sia attraverso la produzione interna.
Tra i player più rilevanti del mercato delle batterie, anche vari produttori europei come Northvolt , Automotive Cells Company (ACC) , Verkor e Freyr e internazionali tra cui CATL , LGES e Samsung Sdi che stanno diventando sempre più influenti e specializzati nella produzione di celle.
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