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Gioielli, i tesori della sfavillante corte viennese all’asta da Sotheby’s

Dal 6 all’8 novembre la casa d’aste batterà 200 monili appartenuti alle famiglie aristocratiche della città a cavallo fra Otto e Novecento, simboli di ricchezza e scrigni di storie

di Chiara Beghelli

3' di lettura

Lo sfavillio della corte viennese a cavallo fra XIX e XX secolo ha ispirato innumerevoli film, romanzi, opere d’arte. E a Ginevra, i prossimi 6, 7 e 8 novembre, se ne potrà ritrovare l’essenza in una favolosa asta di 200 gioielli appartenuti alla nobiltà dell’epoca. L’asta “Vienna 1900: An Imperial and Royal Collection”, organizzata da Sotheby’s nell’ambito della sua Luxury Week, offrirà i monili di una collezione privata fortunosamente rinvenuta in una banca, dove è stata custodita per oltre un secolo e che raccoglie probabilmente i migliori esempi dell’alta gioielleria dell’epoca.

I gioielli della corte degli Asburgo all’asta a Ginevra

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«Questa collezione è forse la più importante del segmento “Noble Jewels” dalla vendita record “Gioielli reali dalla famiglia Borbone-Parma” di quattro anni fa», ha notato Andres White Correal, vicepresidente di Sotheby’s e senior director del dipartimento gioielli, riferendosi all’asta che totalizzò oltre 53 milioni di dollari, con il 90% dei lotti venduti oltre la loro stima iniziale e offerte da 43 Paesi. Questa volta le aspettative sono minori, visto che ci si attende di totalizzare un ricavato compreso fra i 3,3 e i 5,6 milioni di dollari. Peraltro, oltre a pezzi che potrebbero superare le sette cifre, ce ne sono molti altri dal prezzo più accessibile. Ma di molti pezzi è il valore storico a essere altrettanto interessante.

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Tre spille in diamanti, Wilhelm Haarstrick, circa 1900 (stima 10-15mila dollari)

Nel catalogo, per esempio, spiccano le tre spille a forma di stella in diamanti rese celebri dal ritratto dell’imperatrice Elisabetta, nota e amata come “Sissi”, realizzato da Franz Xaver Winterhalter nel 1865: la loro forma fu un successo tale da venir replicato, come nel caso delle spille all’asta, per decenni. C’è poi lo straordinario “davant-de-corsage” in perle e diamanti, dono di nozze per l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria-Teschen per il suo matrimonio con il duca Philip Württemberg nel 1865 (stima iniziale: 302-504mila dollari), e l’eccezionale parure con collana e spilla in diamanti e rubini fatta realizzare dall’imperatore Francesco Giuseppe al gioielliere di corte, Köchert, come dono di nozze per la nipote, l’arciduchessa Margarete Sophie, sposa del duca Albrecht di Württemberg nel 1893: «È un capolavoro di delicatezza, quando tocchi i fiori sembrano reali - ha detto White Correal -.

Collana-tiara in rubini e diamanti, Köchert, circa 1893 (stima 122-178mila dollari)

Come per molti altri gioielli dell’epoca, la collana poteva essere indossata anche come tiara e la spilla nel suo insieme o separata in spille più piccole» (in questo caso la stima è di 123-179mila dollari). Meravigliosa e notevole per la qualità e le dimensioni delle gemme è anche la spilla con perle e diamanti donata dal duca Alexander di Württemberg all’arciduchessa Maria Teresa per le sopracitate nozze con il figlio. In catalogo spicca anche la tiara (con il suo disegno originale) creata da Köchert come dono di nozze dell’imperatore alla nipote Maria Immaculata con il duca Robert di Wuttenburg, nel 1900 (stima 302-504mila dollari) e un ventaglio, sempre di Köchert, in madreperla, diamanti e pizzo.

Stemma dell’Ordine del Vello d’oro, inizio XX secolo. Zirconi, zaffiri e diamanti. Proveniente dalla collezione di Ferdinando I, zar di Bulgaria (stima 19-31mila dollari)

La Vienna di quell’epoca aveva una concentrazione di aristocratici come nessun’altra città dell’epoca, anche in conseguenza del trasferimento di molte famiglie dopo la fine della monarchia prima e dell’impero poi in Francia: «Era una città dove si doveva mostrare, rappresentare il proprio ruolo a corte», ha detto ancora White Correal. E i gioielli erano codici per raccontarsi, segnare alleanze e amicizie, esprimere il proprio gusto, la propria ricchezza. Anche gli uomini ne indossavano, appuntati sull’uniforme o sotto forma di anelli, gemelli, fermacravatte, ma anche portasigarette di squisita fattura e materiali preziosi.

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