Giorgetti sul Pil: «La stima conferma l’approccio prudente»
Il ministro rivendica la «serietà» dopo il confronto con le cifre migliori dell’Eurozona
di Gianni Trovati
I punti chiave
3' di lettura
«La previsione prudente del Pil è l’esatta conferma dell’approccio prudente, serio e responsabile ribadito in ogni sede dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti». A metà mattina il Mef affida a queste poche righe la “risposta” al confronto sviluppato sul Sole 24 Ore fra il programma di bilancio italiano e i documenti degli altri Paesi dell’Eurozona, tutti caratterizzati da una stima di crescita più alta di quella italiana (con l’eccezione della Finlandia, anch’essa al +1,2%). Confronto che poche ore prima aveva armato la polemica del leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte: «Avevamo detto che Giorgia Meloni ci avrebbe portato a essere fanalino di coda in Europa e purtroppo così sarà», aveva detto l’ex premier.
Il primato italiano nella spesa per interessi e sul debito
L’attacco era quasi scontato, soprattutto dopo i primati europei di crescita rivendicati pochi mesi fa dalla premier Meloni dopo i dati positivi del primo trimestre. Ma più che al botta e risposta quotidiano la geografia dei programmi di bilancio europei, come sottolineato nell’articolo del Sole 24 Ore, offre argomenti all’analisi delle debolezze strutturali del Paese, riassunti nell’incrocio di due fattori: accanto a una previsione di crescita più moderata delle altre nonostante un extradeficit da 15,7 miliardi, le tabelle mostrano il netto primato italiano nella spesa per interessi (4,2% del Pil nel 2024, un punto in più della Grecia, 1,7 più della Spagna, oltre il doppio della Francia) e un debito statico ai piani più alti della classifica continentale, superato solo dal dato greco però in rapidissima discesa.
Il peso dei maxi scostamenti per il Covid e del Superbonus
A pesare qui è prima di tutto l’eredità dei maxi scostamenti pandemici e del Superbonus, che ha imposto al Governo di correre ai ripari anche nel decreto «anticipi» rifinanziando con 15 miliardi di cassa le «regolazioni contabili» inevitabili per la corsa dei crediti d’imposta. La caccia alle coperture nel decreto ha spaziato a tutto campo, e ha assorbito anche i 350 milioni previsti per il fondo disabilità. Sono risorse inutilizzate perché la delega non è ancora stata attuata, si difende la ministra Alessandra Locatelli assicurando che il Mef «restituirà i fondi nel 2025».
Proprio la necessità di fare i conti con il peso del debito che ha accompagnato l’Italia all’ingresso nella nuova stagione della politica monetaria, in cui si moltiplicano i costi del rifinanziamento, spiega molti dei tratti della manovra.
Manovra da 24 miliardi, la più leggera degli ultimi dieci anni
Con i suoi 24 miliardi complessivi è la più leggera degli ultimi dieci anni, nella nuova stretta da 1,2 miliardi sulle pensioni misurata dal Dpb manda un segnale chiaro a mercati e Ue, e nell’ottica rivendicata a più riprese dallo stesso Giorgetti limita l’extradeficit al sostegno giudicato «indispensabile» ai redditi medio-bassi: per un solo anno, come ribattono i critici guardando soprattutto al taglio Irpef a tempo, perché gli spazi per interventi strutturali sono ancora tutti da costruire.
In ogni caso la «prudenza e serietà», rimarcata quasi ogni giorno da Giorgetti anche a costo di archiviare qualche trionfalismo agitato nel passato recente da Palazzo Chigi, sono l’ingrediente cruciale per la navigazione dei titoli di Stato in mercati percorsi da più di un elemento di tensione.
Il 19 ottobre il BTp decennale è arrivato a superare la soglia del 5%, rendimento che non vedeva dal 16 agosto del 2011, prima di ripiegare al 4,94% con uno spread in chiusura a 201 punti.
La stagione dei rating
È poi iniziata la stagione dei rating, dopo i lunghi confronti delle scorse settimane tra i vertici del Mef e gli analisti delle agenzie. Ad aprire gli esami è stata venerdì 20 ottobre S&P, che ha confermato il rating BBB dell’Italia con outlook stabile. Ad aprile la stessa agenzia aveva confermato la tripla B con outlook stabile avvertendo l’importanza della «legge di bilancio 2024 nel valutare l’impegno del governo alla prudenza». Prudenza che, appunto, Giorgetti sottolinea di aver sparso a piene mani.
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