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Giornalista di Al Jazeera uccisa a Jenin, in Cisgiordania. Gli Usa: inchiesta trasparente

La vittima è Shireen Abu Akleh, ferito anche un altro giornalista. L’esercito di Tel Aviv: c’è «possibilità» che la giornalista e l’altro cronista «siano stati colpiti da palestinesi armati». Il premier israeliano Bennett: accuse senza prove. Anp chiede indagine internazionale, senza israeliani. La reporter uccisa era anche cittadina Usa

In Palestina è lutto per un 20enne ucciso da raid israeliano

4' di lettura

Una giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, 51 anni, è rimasta uccisa dopo essere stata colpita da proiettili al volto nel corso di scontri fra miliziani palestinesi ed esercito israeliano nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. Anche un altro giornalista è stato ferito.

Ancora poco chiare le responsabilità dell’uccisione. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, che cita il ministero della Sanità palestinese, la giornalista «è morta dopo essere stata colpita dall’esercito dell’occupazione». La reporter, secondo quanto riferisce un ministro del Qatar, indossava un giubbotto che indicava chiaramente che era un membro della stampa. Abu Akleh è poi morta per le ferite riportate.

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Bennett: l’Anp accusa Israele senza prove

Il capo di capo di stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, generale Aviv Kohavi, ha affermato che «non è ancora chiaro» chi abbia sparato il proiettile che ha ucciso la giornalista. «In questa fase, non possiamo determinare da chi sia stata colpita, ci rammarichiamo per la sua morte», ha spiegato dicendo che un’indagine sull’accaduto è in corso.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha detto in seguito che le autorità palestinesi dell’Anp hanno rifiutato l’offerta israeliana di svolgere un’autopsia comune, aggiungendo che «il presidente palestinese accusa Israele senza prove solide». «Sulla base dei dati a nostra disposizione, c’è una probabilità da non scartare che palestinesi armati che sparavano in modo selvaggio abbiano provocato la dolorosa morte della giornalista», ha sottolineato Bennet.

Anp chiede indagine internazionale, ma senza Israele

«Respingiamo e rifiutiamo la partecipazione di qualsiasi israeliano a questo genere di indagini. Devono essere portati davanti al Tribunale internazionale. Chiediamo alla Corte internazionale di giustizia di aprire un’inchiesta sull’uccisione di Shireen e su altri crimini commessi contro i palestinesi». Si è espresso così il portavoce dell’Autorità palestinese, Ibrahim Milhim, in dichiarazioni ad al-Jazeera.

Il corpo della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, avvolto nella bandiera palestinese e con il giubbotto antiproiettile che indossava al momento dell’uccisione. (REUTERS/Mohamad Torokman)

Il giornalista ferito: falso che a sparare siano stati palestinesi

Il secondo giornalista coinvolto, Ali Samoudi - secondo il ministero della sanità palestinese - è stato colpito alla schiena ma le sue condizioni non sono gravi. Samoudi, che lavora per il network Al Quds- citato dalla Wafa - ha detto che insieme alla collega di Al Jazeera si trovava con un gruppo di altri cronisti nelle «vicinanze delle scuole dell’Unrwa vicino al campo di Jenin», e che «tutti indossavano elmetti e divise da giornalisti». Poi ha aggiunto che il gruppo «è stato preso direttamente di mira dalle forze di occupazione».

All’Associated Press, Ali Samoudi ha detto che quanto detto dai militari israeliani, che a sparare sarebbero stati i militanti palestinesi, è una «completa bugia». Samoudi ha raccontato che lui e Abu Akleh facevano parte di un gruppo di sette giornalisti andati a seguire il raid e che indossavano tutti indumenti protettivi che li identificavano chiaramente come giornalisti. Il reporter ha detto che sono anche passati dalle truppe israeliane in modo che i soldati li vedessero e sapessero che erano lì. Il primo colpo, ha affermato Samoudi, li ha mancati, poi un secondo lo ha colpito e un terzo ha ucciso Abu Akleh. Secondo il reporter non c’erano militanti o altri civili nella zona, solo i giornalisti e l’esercito.

Abu Mazen: crimine atroce, israeliani responsabili

La presidenza di Abu Mazen ha condannato «il crimine di esecuzione da parte delle forze di occupazione israeliane, della giornalista Shireen Abu Akleh». Lo riferisce l’agenzia Wafa. Abu Mazen ha detto di ritenere «il governo israeliano pienamente responsabile di questo atroce crimine», sottolineando che fa parte «della politica quotidiana perseguita dall’occupazione contro il nostro popolo, la sua terra ei suoi luoghi santi».

La condanna di Al Jazeera: «Governo israeliano responsabile»

Al Jazeera, emittente satellitare con sede in Qatar, ha condannato l’uccisione, definendolo «un crimine atroce» attraverso il quale si vuole «impedire» ai media di svolgere il loro lavoro. L’omicidio, si legge in una nota, viola «le leggi e le norme internazionali». L’emittente considera «il governo israeliano e le forze di occupazione responsabili dell’uccisione della defunta collega Shireen» e invita la comunità internazionale a ritenere «le forze di occupazione israeliane» responsabili per aver «preso di mira e ucciso intenzionalmente» Abu Akleh.

Onu chiede un’indagine immediata

«Condanno con forza l’uccisione della giornalista di al-Jazeera, Shireen Abu Akleh, raggiunta da colpi d’arma da fuoco questa mattina mentre seguiva un’operazione delle forze di sicurezza israeliane a Jenin». È quanto scrive in un tweet il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, con l’augurio di pronta guarigione all’altro giornalista «ferito nell’incidente». «Chiedo un’indagine immediata e approfondita e che i responsabili ne rispondano - conclude - Gli operatori dei media non dovrebbero mai essere presi di mira».

Ambasciatore Usa, reporter uccisa anche cittadina americana

Shereen Abu Akleh aveva anche la cittadinanza americana. Lo ha detto l’ambasciatore Usa in Israele Tom Nides. «Sono molto rattristato - ha detto su Twitter - nell’apprendere la morte della giornalista palestino-americana Shireen Abu Akleh. Sollecito una estesa indagine sulle circostanze della sua morte e sul ferimento di almeno un altro giornalista oggi a Jenin». Anche la rappresentanza della Ue presso i Palestinesi - citata dai media - ha chiesto «una indagine indipendente» sull’evento in modo «da portare i responsabili davanti la giustizia».

«Incoraggiamo entrambe le parti a partecipare a questa indagine in modo da poter capire perché è successo», ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu a proposito dell’uccisione della giornalista americana nel campo profughi di Jenin. «La priorità assoluta degli Stati Uniti è la protezione dei cittadini e dei giornalisti americani».

Chi era Shireen Abu Akleh

Una lunga carriera in Al-Jazeera, la più famosa emittente satellitare in lingua araba, e da sempre “voce” dei palestinesi, di cui da tempo raccontava le vicende più significative. Questo il percorso professionale di Shireen Abu Akleh, rimasta uccisa mentre copriva in un servizio un blitz delle forze israeliane nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Abu Akleh era nata a Gerusalemme 51 anni fa. Si iscrisse prima alla facoltà di Architettura dell’Università della Scienza e della Tecnologia in Giordania, per poi proseguire gli studi in giornalismo presso l’Università Yarmouk, sempre in Giordania. Dopo la laurea, tornò nei Territori palestinesi e iniziò a lavorare per alcuni media locali, tra cui Radio Voce della Palestina e la tv satellitare Aman. Dal 1997 era con Al Jazeera, per la quale ha svolto servizi da Gerusalemme Est sui principali eventi accaduti nei Territori, come la Seconda Intifada, ma anche sulla politica israeliana.

I funerali della giornalista si svolgeranno giovedì 12 mattina a Ramallah in Cisgiordania partendo dal palazzo presidenziale della Muqata alla presenza di Abu Mazen. Lo ha fatto sapere l’agenzia palestinese Wafa.


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