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Giovani, donne, no vax e sanitari: ecco chi rischia di più di contagiarsi di nuovo di Covid

A spingere questo boom di reinfezioni che sembra peggiorare anche gli strascichi del post-Covid è la variante Omicron e le sue sottovarianti

di Marzio Bartoloni

Reinfezioni al 5%. Speranza: "Attenzione e fare booster"

3' di lettura

Giovani dai 12 fino ai 49 anni, donne, no vax e chi ha già avuto il Covid da oltre 7 mesi, ma anche gli operatori sanitari. Ecco l’identikit degli italiani che si stanno reinfettando di più dopo una prima guarigione dal Covid mentre non mancano anche casi di chi si è contagiato già tre volte dall’inizio della pandemia.

A mettere in fila numeri e “categorie a rischio” per le reinfezioni è l’Istituto superiore di Sanità che ha registrato finora quasi mezzo milione di italiani già ricontagiati. A spingere questo boom di reinfezioni che sembra peggiorare anche gli strascichi del post-Covid è la variante Omicron e le sue sottovarianti che evadono la protezione del vaccino per l’infezione, mentre resiste di più quella per ricoveri e forme severe.

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Omicron e le sottovarianti che evadono il vaccino

L’Iss fotografa un Paese in cui «la variante Omicron risulta ormai virtualmente l'unica variante di Sars-CoV-2 circolante nel Paese», come emerge dall'ultima indagine rapida sulla prevalenza e distribuzione delle varianti: Omicron 2 è al 94% ma cominciano a essere presenti anche le sottovarianti Omicron 4 e 5 ancora più contagiose e capaci di evadere il vaccino come dimostra il caso del Sud Africa dove a causa di queste sottovarianti è in corso una quinta ondata. «Dai nostri studi emerge che Omicron 4 e 5 hanno una fuga immunologica, hanno mutazioni particolari dello stesso numero e nello stesso punto.

Possono quindi dar fastidio al sistema anticorpale e al vaccino anti-Covid, ma in maniera blanda», avverte Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Che aggiunge: «Abbiamo anche un dato real life che conferma questo aspetto: in Sudafrica dove queste varianti hanno avuto un forte impatto sull'aumento dei contagi, i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive non sono cambiati rispetto a quanto accaduto con Omicron 1 e 2. Dobbiamo vigilare, sequenziare e stare attenti, ma non fare terrorismo».

Boom di reinfezioni, ecco le categorie a rischio

Proprio a causa della diffusione di Omicron il dato più evidente in questa fase è la crescita delle reinfezioni: dal 24 agosto 2021 al 11 maggio 2022 sono stati segnalati ben 438.726 casi di reinfezione, pari a 3,6% del totale dei casi notificati. Nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 5,8%, in aumento rispetto alla settimana precedente (il cui valore era 5%) e a quelle precedenti quando era al 4% e prima ancora al 3 per cento.

Ma chi sono i più colpiti dalle reinfezioni? A tracciare l’identikit è il bollettino di sorveglianza integrata dell’Iss che fa un elenco dei reinfettati. Ci sono innanzitutto «i soggetti con prima diagnosi di Covid notificata da oltre 210 giorni» e i «non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni». Si reinfettano poi di più le donne, un fatto che « può essere verosimilmente dovuto alla maggior presenza di donne in ambito scolastico» ma anche «al fatto che le donne svolgono più spesso la funzione di caregiver in ambito famigliare».

Altre categorie a rischio reinfezione sono l«e fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni)»: anche qui «verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio». Infine «gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione» sono tra i più colpiti.

Con le reinfezioni effetti anche per il Long Covid

Tra l’altro quello delle reinfezioni è un capitolo che necessita ancora di ulteriori osservazioni perché si possa definire la portata di eventuali conseguenze cliniche, in particolare per quanto riguarda la sindrome del Long Covid e cioè gli strascichi che anche per diversi mesi colpiscono circa il 10% di chi si è contagiato.

«Sulla base dei casi finora osservati, è emerso che le reinfezioni possono portare ad un’accentuazione della sintomatologia del long Covid, anche se in un quadro che resta comunque di minore gravità rispetto alle situazioni di long Covid determinate da infezioni primarie», spiega Massimo Andreoni, direttore Malattie infettive del Policlinico di Roma Tor Vergata. «C’è bisogno naturalmente di un periodo di osservazione più lungo, ma alcuni dei pazienti reinfettati riferiscono - afferma ancora Andreoni - di avere un aggravamento della sintomatologia sottostante di long Covid, come se la reinfezione riaccendesse i meccanismi del long Covid, ma comunque in un quadro di gravità non allarmante».

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