Il sit-In

Giovani professionisti in piazza: meno pressione fiscale e contributo a fondo perduto

Under 40 in piazza per la prima volta per chiedere attenzione al Governo: un manifesto con cinque punti all’attenzione dell’esecutivo

di Patrizia Maciocchi

4' di lettura

2,9 mld a fondo perduto, ma debacle ristoranti e bar

Dall’accesso al contributo a fondo perduto alla riduzione della pressione fiscale. I giovani professionisti, sono scesi per la prima volta in piazza a Roma, per presentare al governo il loro manifesto con le proposte di avvocati, notai, consulenti del lavoro, architetti, assistenti sociali, geometri, ingegneri e periti industriali. E nel farlo hanno ricordato all’esecutivo i loro numeri: sono il 40% dei due milioni e trecentomila professionisti iscritti agli albo. Una richiesta di attenzione per scongiurare che molti under 40, si arredano alle statistiche che prevedono per il 20% di loro la chiusura degli studi e l’abbandono della professione. Cinque i punti sui quali si chiede di intervenire.

Sostegno economico e semplificazione

In cento, questo il numero autorizzato in tempi di Covid-19, dicono no, a nome di tutti, alla discriminazione dei professionisti e chiedono di poter accedere al contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio per le imprese in difficoltà. Gli under 40 sono pronti a dare il loro contributo per limitare la complessità delle norme e ridurre le criticità operative. Sul piatto mettono la competenza e la presenza capillare sul territorio degli Ordini Professionali che consentirebbe di offrire un contributo prezioso nella predisposizione delle norme come nella valutazione precoce delle difficoltà attuative e delle possibili ricadute reali delle leggi.

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« Spiace notare - si legge nel loro manifesto indirizzato ai politici - come il Governo preferisca rivolgersi a dei pool di “esperti”, a carico dei contribuenti, piuttosto che dare ascolto alle proposte e alle critiche che con spirito di servizio verso l'Italia vengono avanzate dai Consigli Nazionali delle professioni ordinistiche. Questa chiusura produce nei fatti leggi di difficile interpretazione e spesso lacunose, costringendo i professionisti a sforzi enormi per tradurre le norme in atti concreti nei tempi utopici stimati dal legislatore. Il risultato è inefficienza ed inefficacia: basti pensare alle irragionevoli tempistiche di erogazione delle varie casse integrazioni (Cig, Cgid, Fis, Fsba…) ampiamente preavvertite dai professionisti».

Cultura della legalità e meno burocrazia

I giovani professionisti rivendicano il loro ruolo e vogliono essere considerati non un ammortizzatore sociale ma una risorsa per la crescita di un Paese appesantito dalla burocrazia. Problema sul quale sono pronti ad intervenire. «Quotidianamente ci troviamo

ad attuare norme e disposizioni spesso farraginose e basate su un impianto attuativo burocraticamente complesso. Siamo noi a districarci in questo scenario caotico e a inviare ciò che gli istituti statali richiedono, dall'Agenzia delle Entrate, all'Inps, al Catasto. Mettiamo ordine e creiamo cultura della legalità. Siamo il collante tra lo Stato e il cittadino. Siamo promotori di progetti che vedono il coinvolgimento di più agenti sociali. Se viene meno questo legame si potrebbero creare crepe irreparabili. Chiediamo norme chiare e uno snellimento dell'apparato burocratico. E anche rispetto e considerazione, recentemente messi in discussioni da dichiarazioni di esponenti di spicco della dirigenza pubblica per ovviare invece alle proprie assunzioni di responsabilità e fallimenti gestionali».

Riduzione della pressione fiscale

Tema sentito è quello della pressione fiscale. Per evitare l’immagine di un fisco vessatorio, servono - affermano i professionisti - provvedimenti coraggiosi che tengano conto del grave momento di emergenza. Una fase in cui molti lavoratori autonomi non saranno in grado di versare al Fisco il saldo e l’acconto per i redditi del 2019, data la forte e progressiva riduzione del fatturato dovuto al lockdown. «È necessario - si legge nella nota - rinviare al 2021, rateizzandoli, tali pagamenti. È necessario eliminare in via definitiva il versamento, da parte del sostituto d’imposta, della ritenuta d’acconto per i professionisti obbligati a fatturazione elettronica e occorre ampliare la fascia di titolari di partita Iva che possono accedere al cosiddetto regime forfetario».

I problemi creati dall’abolizione delle tariffe

Per scongiurare il rischio dell’emigrazione professionale, che potrebbe riguardare il 20% degli under 40, serve un lavoro pagato il giusto e non sfruttato.E l’abolizione delle tariffe non è stata d’aiuto «L’abolizione delle tariffe professionali - ricordano i giovani - attraverso il Decreto-legge 223/2006, convertito con modifiche dalla legge 248/2006, non ha garantito alcun innalzamento dei livelli di concorrenza in ambito professionale e nessun effetto di crescita in ambito economico ma ha creato gravi problemi tra i professionisti, in particolare per quelli più giovani con un progressivo ed inesorabile decremento del reddito».

Perché la piazza

Per il numero uno dei giovani notai Alberto Chiosi, la manifestazione di piazza, in genere non nelle corde dei professionisti, è stata una scelta obbligata, per chiedere un cambio di rotta: «abbiamo sentito la necessità di mostrarci alla politica - fisicamente e facendo sentire il nostro disagio - stanchi di non essere presi in considerazione dal legislatore, soprattutto in un momento così delicato per il nostro Paese. L’ostinazione nell’escludere i professionisti ordinistici dalle agevolazioni contenute nel decreto Rilancio (tra tutti il contributo a fondo perduto) è il culmine di un atteggiamento punitivo verso il mondo delle professioni, che invece è determinante per il nostro sistema economico».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fabrizio Bontempo presidente dei consulenti del lavoro: «Oggi ci siano uniti in questa piazza perchè inspiegabilmente ignorati da governo e istituzioni. Il futuro dei giovani professionisti è a grave rischio. Sono lavoratori con pari dignità degli altri, molti sono genitori dimenticati dallo Stato a cui hanno prestato fede e in cui hanno scelto di vivere e operare».

Sposta l’attenzione sui benefici fiscali negati il leader dei giovani avvocati Antonio De Angelis: «Siamo scesi per la prima volta in piazza perché siamo stanchi di essere ignorati. Ci saremmo aspettati una riduzione o, quantomeno una rateizzazione delle imposte dovute, e invece ci ritroveremo a dover pagare tutto entro il 20 luglio».

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