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Giro d’Italia, nel tappone del Mortirolo vince il ceco Jan Hirt ma i big deludono

Il gruppetto dei migliori, che arriva quasi un minuto e mezzo dopo il vincitore di tappa, pur di non cedere nulla, al traguardo dell'Aprica lotta per il terzo posto come se fosse il premio della vita

di Dario Ceccarelli

Marcell Jacobs al Giro d'Italia

3' di lettura

La Grande Montagna (Mortirolo e Valico di Santa Cristina) alla fine partorisce un topolino. Un topolino simpatico, ma proprio piccolo. Basti dire che il gruppetto dei big, che arriva quasi un minuto e mezzo dopo il vincitore di tappa (il ceco Joan Hirt), pur di non cedere nulla, ma proprio nulla, al traguardo dell'Aprica lotta per il terzo posto come se fosse il premio della vita.
Uno sprint surreale per il Gotha della classifica perchè in palio ci sono solo quattro secondi d'abbuono. Una robetta, di solito. Ma in questo Giro così aperto e imprevedibile anche i granelli di sabbia fanno la differenza.

Carapaz sempre in rosa

Alla fine, nello sprint dei capataz, la spunta l'inglese Jai Hindley precedendo d'un soffio Richard Carapaz, che conserva la maglia rosa per tre secondi. L'ecuadoriano ce l'ha fatta, ma che fatica! Al traguardo ha la faccia scura. Molto scura. Sa d'aver rischiato molto. «Sì è stata durissima. L'importante però era conservare la maglia rosa. Siamo tutti al limite. Comunque può ancora succedere di tutto».

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In effetti, tutto è ancora possibile. Già dalla prossima tappa (questo mercoledì) che da Ponte di Legno va a Lavarone con il gran finale del Menador (8 km al 10%). In un fazzoletto di un minuto ci sono tutti i favoriti. Dietro a Carapaz c'è proprio Hindley, a tre secondi. Poi il portoghese Almeida, che pur non essendo uno scalatore, non si sa come, alla fine, riesce sempre a resistere. Ora è a 44 secondi, ma questa formichina ha un vantaggio non banale: la cronometro finale di Verona. Almeida è infatti uno specialista. E anche su un percorso di soli 17 chilometri come quello dell'ultima frazione può dare la zampata vincente.

Il quarto, non meno pericoloso, è Mikel Landa, 32 anni, il basco della Bahrain che ha attaccato per tutta la tappa. Landa, oltre a disporre di una squadra ben attrezzata, è anche un vecchio volpone. È una vita che corre. Sa che questa volta può farcela. Il Giro è sempre stato il suo sogno. E farà di tutto per non farselo sfuggire.

Nibali e Pozzovivo appena dietro i big

Questo è il gruppo dei big. Subito dietro - anche loro non mollano - ci sono i nostri vecchietti: Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo. Nibali ora è quinto con un distacco di quasi tre minuti e mezzo. Nel finale ha un po' ceduto, però ora è quinto. È tra i migliori, insomma. Ma non è contento: «Ho faticato nell'ultima salita, dopo ho cerato di gestire la situazione». Quanto a Pozzovivo, 40 anni a novembre, purtroppo è stato vittima di una nuova caduta. Ma il piccolo grande uomo lucano non ha battuto ciglio. Si è rialzato e, cigolando, ha ripreso sua marcia. Una marcia, lo ricordiamo, di 202 chilometri con un dislivello di 5250 metri.

Abbiamo parlato dell'aristocrazia del gruppo, ma non del vincitore di tappa. Che invece merita una menzione particolare. Si tratta di Jan Hirt, 31 anni, un biondino pelle ed ossa che si è preso la sua bella rivincita. Tre anni fa aveva infatti perso la tappa del Mortirolo in un duello finale con Giulio Ciccone, il nostro corridore abruzzese che di rivincite se ne intende. Ebbene Hirt questa volta non si è fatto fregare. A circa 7 chilometri dal traguardo, nel punto più duro della salita, il corridore ceco ha preso il largo mollando al loro destino l'olandese Thymen Arensman e il tedesco Lemnard Kamna, già vincitore sull'Etna. Una bella vittoria, quella di Hirt, in una tappa prestigiosa che fa curriculum e lo porta a cinque successi in carriera.

Chiudiamo con l'ineffabile Domenico Pozzovivo. «Ho avuto un problema ai freni e mi sono trovato improvvisamente in un fosso. Sono pieno di botte. Cercherò di proseguire. Non c'è niente da fare: la mia carriera è così». Come diceva Nanni Moretti? Uno splendido quarantenne. Ecco questo è Domenico Pozzovivo, lucano di Policoro con licenza di non invecchiare.


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