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Giù i casermoni e via alla realizzazione di edifici green Così la Regione punta a riqualificare la zona di Begato

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Trasformare un quartiere degradato, caratterizzato da due grandi palazzi di edilizia popolare, realizzati a metà degli anni ’80 dall’architetto Pietro Gambacciani e ribattezzati “dighe” per la forma a barriera che ne denotava l’impatto sul territorio, in un esempio di riqualificazione urbana (che è stato studiato anche da 30 iscritti al master in urbanistica dell’Istituto di studi politici di Parigi). È quanto è avviato a fare il progetto, ormai in avanzato stadio di realizzazione, di rigenerazione urbana del quartiere Diamante a Genova Begato (sulla collina tra Bolzaneto e Rivarolo). Il piano, battezzato Restart Begato e del valore di 15 milioni di euro, è interamente finanziato col Pnrr, gestito dalla Regione, con Arte (Azienda regionale territoriale per l’edilizia), e col supporto del Comune di Genova. Il progetto, avviato nel 2019 e poi inserito tra i bandi Pnrr, riguarda i 523 alloggi (su 1.444 dell’intero quartiere Diamante) collocati nei due complessi denominati Diga rossa e Diga bianca di Begato. Il piano di rigenerazione prevede una demolizione totale della rossa, mentre ,per la bianca, è stato deciso il mantenimento di una porzione di edificio (sita al civico 11 di Via Cechov), con l’abbattimento di 476 alloggi rispetto al totale di 523. Nella Fase 1 (tra 2019 e 2020) è stata avviato un confronto coi cittadini dell’area per comprenderne le esigenze; e sono stati recuperati 630 alloggi sfitti, in diverse posizioni sul territorio di Genova, con un investimento di circa 12,7 milioni complessivi (di cui oltre 4,5 milioni stanziati dalla Regione e i restanti dal Comune), per permettere la ricollocazione delle famiglie di Begato. Questo ha consentito, da luglio 2019 a maggio 2020, di trasferire 374 nuclei familiari, per un totale di 776 persone, in appartamenti rinnovati in diverse zone della città. La Fase 2 del programma (2020-2022) si è concentrata sulla demolizione delle Dighe, iniziata in aprile del 2021 e durata circa sei mesi. Da febbraio a maggio 2022, 30mila metri cubi di detriti (altre 2.700 tonnellate di materiali erano già state smaltite con lo strip-out, cioè la parte preliminare della demolizione che consente di differenziare i rifiuti) sono stati trasportati in un’area di trattamento a quattro chilometri dal sito di provenienza, dove un impianto mobile di frantumazione ha consentito il riutilizzo degli inerti per opere di riempimento e per la creazione di un sottofondo per la fondazione dei futuri fabbricati e piazzali. Il progetto Restart, infatti, ispirandosi alle green city, nella Fase 3, la cui conclusione è prevista a fine 2025, contempla la costruzione di tre nuove palazzine ad alta efficienza energetica, per un totale di 60 nuovi appartamenti, di cui 20 di edilizia residenziale sociale e 40 di edilizia residenziale pubblica, che avranno una superficie media di 60 metri quadrati. È prevista la ristrutturazione della Casetta ambientale, luogo di aggregazione sociale, e la creazione di un percorso nel verde. Sarà realizzata un’area di sosta panoramica e un teatro all’aperto sul basamento della demolita Diga rossa nonché una nuova Casa della cultura. Ci sarà un’area giochi per i bambini e campi sportivi e polifunzionali riqualificati nonché un nuovo campo da basket e un’area per i cani. Verranno realizzate anche un centro dedicato alle associazioni del quartiere, una piazza e una nuova stazione dei Carabinieri. Altri 5,6 milioni di euro circa saranno dedicati alla costruzione, nella parte non demolita della Diga bianca, di 55 alloggi, anche in questo caso ad alta efficienza energetica, e otto di questi saranno adeguati in modo da risultare accessibili ai disabili.

«L’abbattimento delle Dighe di Begato e l’importante progetto di riqualificazione dell'area circostante - sottolinea il Governatore della Liguria, Giovanni Toti - rappresenta uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in atto in questo momento in Italia». La costruzione delle Dighe di Begato, aggiunge l’assessore regionale all’urbanistica, Marco Scajola, «è stata un’operazione di edilizia popolare che non ha tenuto conto delle necessità reali e che ha relegato le persone in case–alveari e in un quartiere privo di servizi, che è diventato sinonimo di degrado. Con Restart Begato, la costruzione di nuovi edifici, di dimensioni più ridotte, consente una migliore vivibilità del quartiere, la possibilità di fruire di alloggi più ampi e un miglioramento dal punto di vista paesaggistico». Il vicesindaco Pietro Piciocchi ricorda che il Comune ha «anche realizzato, con un investimento di 600mila euro, una nuova sede per i servizi di quartiere rivolti alle famiglie».

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