ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùImport-Export a gennaio

Giù il gas, cade l’import di energia

di Luca Orlando

(pichitstocker - stock.adobe.com)

2' di lettura

Quinto calo mensile consecutivo. Partiamo da qui, dai nostri acquisti dall’estero, perché è proprio dal lato delle importazioni che è possibile capire il livello di “febbre” che ancora patisce la nostra economia dal lato dei prezzi. Gennaio, nei dati Istat, porta da questo punto di vista alcune buone notizie, sintetizzate dalla quinta frenata per il dato congiunturale destagionalizzato dell’import.

La caduta dei prezzi del gas, visibile nelle quotazioni giornaliere di Amsterdam, continua infatti a tradursi in risparmi concreti per la nostra economia. La flessione congiunturale dei prezzi alle importazioni (-3,5%) è in effetti - osserva Istat - la più ampia dal 2005, dall’avvio di queste serie storiche. Determinante il crollo dell’energia (-17,8%), perché al netto di questo, la flessione congiunturale sarebbe minima (-0,1%). Situazione in fase di miglioramento ma comunque non risolta, perché guardando al confronto annuo, rispetto a gennaio 2022, se l’energia è quasi invariata (-0,1), i prezzi medi delle importazioni sono superiori del 4,6%, risultato di un trascinamento verso l’alto che si potrà smaltire solo nell’arco di qualche mese. Solo a dicembre, tuttavia, la crescita era dell’11,3%.

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Tradotto in miliardi, l’esborso mensile per l’energia a gennaio è stato pari a 9,6 miliardi, 400 milioni in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ma soprattutto 1,8 miliardi in meno nel confronto con dicembre, un calo del 16% che diventa ben più ampio se si pensa ai momenti più drammatici della scorsa estate, quando gli esborsi mensili sfioravano i 15 miliardi.

Dal lato delle vendite prosegue invece il trend a doppia cifra ormai consolidato da tempo (15esimo mese consecutivo), un progresso del 15,3% per l’export di made in Italy targato soprattutto extra-Ue (+20,5%) e Cina, con Pechino a rimbalzare in modo evidente (+137%) non tanto per una ripresa generalizzata degli acquisti (molti settori manifatturieri sono in calo) ma per effetto di una maxi-spedizione di prodotti farmaceutici: oltre 1,4 miliardi, un terzo delle vendite totali estere di comparto nel mondo.

Tra i settori la crescita è diffusa, con l’unica eccezione dei mezzi di trasporto (non le auto, che crescono del 22%) e la star del momento (vedi maxi-spedizione in Cina) continua ad essere la farmaceutica, in crescita di oltre il 50% anche per effetto di produzioni straordinarie avviate per l’emergenza Covid.

L’aspetto interessante in generale è però la tenuta dei volumi. Se la crescita monetaria (+15,3%) continua ad essere trascinata dall’inflazione, a gennaio le quantità sono comunque in progresso non banale, del 2,4% grazie ai beni di consumo non durevoli, mentre cedono terreno le altre categorie.

Il combinato disposto import-export produce a gennaio un deficit commerciale di 4,2 miliardi, in calo dai 6,5 miliardi di passivo del gennaio 2022.

Infine, una nota sulla Russia, ormai ai margini per le nostre importazioni. Gli acquisti da Mosca calano infatti del 67%, con crolli anche superiori per il gas. Come risultato, il passivo del mese è inferiore ai 600 milioni, meno della metà rispetto agli 1,4 miliardi dello scorso anno, quando le importazioni erano su livelli doppi rispetti a quelli attuali.

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