ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI dati Istat di febbraio

Export, due anni di crescita. Giù il gas, ai minimi gli acquisti da Mosca

Le nostre esportazioni a febbraio segnano +10,8%, in crescita per il 24° mese consecutivo. Import in frenata (solo +3,1%) e Russia a - 80%, con acquisti ai minimi dal 1997

di Luca Orlando

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3' di lettura

Due anni consecutivi. Con il dato di febbraio, diventano 24 i mesi di crescita continua dell’export nazionale, 15esimo dato consecutivo in progresso a doppia cifra. Aumento del 10,8% generato soprattutto dalle vendite extra-Ue (Cina in particolare, per effetto dei farmaci, con un contributo decisivo del sito Pfizer di Ascoli e del farmaco anti-Covid) mentre in Europa i progressi sono limitati al 5,5%. Soprattutto a causa della Germania, nostro primo mercato, i cui acquisti di made in Italy lievitano solo dell’1,5%.

Crescita del 10,8% quasi interamente legata ai listini, mentre i volumi esportati crescono solo dello 0,1%.

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Gli acquisti

La discesa dei prezzi dell’energia si rende visibile nei nostri acquisti, con l’import a crescere solo del 3,1% in valore (il minimo da febbraio 2021) e a ridursi del 2,5% in volume.

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all'aumento tendenziale dell'export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+51,3%, per l’effetto Cina, come detto), macchinari e apparecchi (+12,7%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,4%).

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all'incremento dell'export nazionale sono: Cina (con un aumento del +131,3%), Stati Uniti (+18,2%), Francia (+9,8%), Spagna (+12,9%) e Turchia (+26,2%).

Si rivede l'attivo commerciale

La minore dinamicità degli acquisti fa lievitare il saldo commerciale, pari a +2.108 milioni di euro (era -1.475 milioni a febbraio 2022). Il deficit energetico (-5.811 milioni) si riduce rispetto a un anno prima (-6.864 milioni), mentre l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici aumenta da 5.389 milioni di febbraio 2022 a 7.919 milioni di febbraio 2023.

Nel mese di febbraio 2023 i prezzi all'importazione diminuiscono dell'1,7% su base mensile e crescono dell'1,3% su base annua (era +4,7% a gennaio).

Mosca in caduta

Discesa del prezzo del gas e diversificazione delle fonti che hanno un impatto evidente sui nostri numeri nei confronti della Russia. Nelle importazioni (-80%), in termini reali, occorre tornare al 1997 per trovare dati più bassi dei 516 milioni di febbraio. Valori mensili inferiori si trovano solo a novembre 1999 ma in realtà, guardando non ai dati correnti ma a quelli deflazionati, si deve tornare a maggio 1997 per scovare numeri reali più magri.

Crollo dei valori acquistati che è il combinato disposto di una doppia caduta: da un lato la drastica riduzione dei volumi di gas acquistato, principale “merce” comprata da Mosca, dall’altro la frenata dei valori internazionali del metano, che contribuisce a limitare gli incassi dei paesi fornitori. Il crollo dei volumi è già evidente nei dati di sintesi 2022, con Mosca scesa a poco più di 14 miliardi di metri cubi, quantitativo più che dimezzato rispetto ai 29 miliardi dell’anno precedente. Per trovare quantitativi importati più bassi, non casualmente, anche in questo caso occorre tornare proprio al 1997.

Stop a una dipendenza trentennale

Ciò che si è concretizzato è la rottura di un legame di lungo termine, tenendo conto di una dipendenza dal gas di Mosca che per l’Italia era più che trentennale: nel 1990, ad esempio, il metano russo valeva il 46% dei nostri acquisti totali dall’estero, quota che negli anni è stata spesso ancorata su quei livelli se si esclude qualche eccezione, e che ancora nel 2021, prima dell’invasione in Ucraina, sfiorava il 40%. Guardando ad ogni modo ai volumi totali, tra 1990 e 2021 abbiamo importato da Mosca 680 miliardi di metri cubi di gas, il 37% del totale.

Così, negli anni, il peso di Mosca sulle nostre importazioni totali si è progressivamente ampliato proprio a causa dell’energia. Se nel 1992 valeva poco più dell’1% dei nostri acquisti complessivi dall’estero, nel 2013 aveva raggiunto il picco del 5,6%, per poi scendere leggermente e attestarsi al 4,1% lo scorso anno, più per i prezzi come detto che non per i volumi.

Cambio di rotta

Il dato puntuale di febbraio, una riduzione dei valori importati dell’80%, è la sintesi del cambio di rotta nella nostra politica verso Mosca, svolta che ha ricadute dirette anche in termini di bilancia commerciale.

Se nel pieno della crisi dei prezzi, le importazioni mensili dalla Russia hanno superato anche i tre miliardi di euro, la caduta odierna va quasi ad azzerare il nostro deficit: a febbraio il passivo complessivo è limitato a 91 milioni di euro, appena 12 mesi prima si viaggiava invece al passo di due miliardi di “rosso” al mese.

Importante, ma certo meno delle attese, è stata anche la frenata delle esportazioni, un calo che nel confronto annuo dell’ultimo mese pre-invasione è del 36,9%, in termini assoluti 250 milioni di euro.

I 5,8 miliardi esportati nel 2022 (quasi due in meno rispetto all’anno precedente) rappresentano comunque il punto più basso delle nostre vendite verso Mosca dal 2004, mentre il distacco dal picco assoluto del 2013 (pre-invasione della Crimea) è nell’ordine dei cinque miliardi, in pratica un quasi dimezzamento dei valori.

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